Paura del Brujo. Diario di un cacciatore di fate
Recensione.
Torna il nostro ormai
conosciuto brujo di fiducia (vedi recensione sul blog di La ragazza con l'occhio di vetro) in questo
nuovo libro dove ci mostrerà sprazzi del suo passato, tra sirene
irriverenti e mostri pittoreschi, con l'immancabile presenza di
Angelo, un angelo reale che ha già timbrato il cartellino.
Paura del Brujo è pieno
di personaggi importanti, tra cui la presenza-assenza di Mela,
l'angelo fulgido che si è fregata il cuore del nostro stregone
preferito. E la Morte, un'affascinante donna piena zeppa di tatuaggi
che non stanno mai fermi e un lecca-lecca alla vaniglia sempre
pronto.
Con premesse del genere e
conoscendo lo stile del Brujo si parte già con un euforico hype!
Il volume è visivamente
fantastico, con bellissime bozze e disegni al suo interno che
stuzzicano la tua onnipresente curiosità.
Il romanzo è strutturato
in una sorta di diario che ti avvolge con estrema facilità,
all'interno delle vicende narrate e i miscugli di sentimenti che il
protagonista lascia aleggiare. C'è un che di visceralmente intimo in
questa scelta narrativa.
Credo che non sia un
libro per tutti, rientra nella tipologia weird e dark humor; penso si
possa maggiormente apprezzare dai cultori o da chi voglia
consapevolmente approcciarsi a questi generi.
Il linguaggio è
colorito, spiccio, disilluso e intriso di poesia ed emozioni fugaci,
non destinate a durare e forse proprio per questo più intense e
brutali nel loro attimo di gloria.
Anche qui parliamo di
storie e protagonisti al margine. Il Brujo ci conduce ai confini di
mondi, dove si scontrano e si mescolano differenti realtà e verità,
mostrando come spesso sia tutta una questione di prospettiva. Siamo
alla presenza di luoghi colmi di paradossi, dove le persone si
rivolgono ai macellai per ben altre questioni; angeli e mostri sono
abbelliti dalle diverse reazioni umane e dalla risata un po' rauca
della Morte, spettatrice che oscilla tra la noia e il divertimento.
Troviamo storie auto
conclusive gestite sul filo dell'inquietudine con un bicchiere di
birra sempre a portata di mano; girovagando tra i racconti ti ferisce
la consapevolezza che il Brujo è davvero uno stregone, capace
d'incantare con le parole, con una vaga insofferenza che colpisce i
malati d'inchiostro. Nel romanzo si avverte un qualcosa di scalmanato
che spinge a scrivere, a narrare storie, momenti, sogni, deliri che
si intrecciano e si spezzano tra un punto e a capo.
Ho amato i riferimenti
alla narrativa che raggiungono il culmine, a mio parere, con
l'inaspettata comparsa del fantasma di Hemingway.
I protagonisti sono
persone comuni che vivono una vita stanca e surreale, forse senza
manco rendersene conto. C'è chi vive la propria vita ignaro di venir
avvelenato dal portinaio, c'è chi esce per una passeggiata con le
alte possibilità d'incontrare un uomo blu con un razzo, chi sfoggia
delle cicatrici che nascondono una storia a cui non crederesti mai.
Oppure chi come il Brujo e il suo amico Angelo incappa, senza neanche
volerlo, in fate vampire che leggono libri o in missioni
investigative da veri filibustieri.
È un libro che mi ha
lasciata affascinata e confusa, come dire pinco panco (cit).
Mi aspettavo un po' più d'azione in queste periferie pullulanti di creature e storie non
ancora scritte, ma ho apprezzato la scelta dell'autore nel puntare
sull'introspezione, infatti i pensieri del nostro Brujo ne sono il
fulcro. Pensieri distratti e certuni a cui non si vuol far vedere la
luce. Grazie anche alla narrazione riflessiva e auto-ironica, il
protagonista svela molto più di quello che dice sul suo carattere.
Rimane un libro
originale, capace di sorprenderti se gliene viene data l'occasione.
Ti consiglio questo romanzo se:
- Ti piace/vuoi approcciarti al genere weird.
- Desideri una lettura breve ma originale.
- Vuoi conoscere il Brujo.
Commenti
Posta un commento