Un litro di lacrime





Titolo: Un litro di lacrime

Autore: Aya Kito

Trama: Nel vasto mondo asiatico, il diario di Kito Aya ha conosciuto un successo inarrestabile: pubblicato sul finire degli anni Ottanta in Giappone, ha venduto oltre un milione di copie. Una platea affollata per il racconto in prima persona di una ragazzina quindicenne che ha ispirato e incantato un intero continente. Aya racconta dieci anni della propria vita, racconta l'adolescenza e l'inizio dell'età adulta, una vita come tante, ma senza prospettiva, un'esistenza minata dalla malattia, ecco la differenza. Ed è racchiusa qui la potenza di queste pagine: nella ribellione, nell'ironia, nella fragilità che si trasforma in forza, che fanno di Aya un simbolo, una figura di culto. Perché, al di là della sua particolare condizione, è riuscita a gridare con voce limpida cosa vuol dire diventare grandi, e a contare quante lacrime servono per affrontare le sconfitte. Inedito per trent'anni in Europa, il diario di Aya arriva oggi a noi con la stessa, rara forza di allora.

Prezzo di copertina: 16,00 euro (disponibile anche versione tascabile o corriere della sera)


Recensione.

Trovo arduo parlarvi di questo romanzo e anche mettendomici credo non riuscirò ad avvicinarmi minimamente a ciò che si prova leggendo Un litro di lacrime. In realtà, non è neanche difficile esprimere l'alto grado di emotività in cui il lettore si imbatterà, piuttosto, è complesso parlare della protagonista della storia. Aya, riesce a comunicare l'inesprimibile e lo riversa con una delicatezza disarmante.
Un litro di lacrime, prima ancora di essere un romanzo, è una testimonianza importante e necessaria, un diario personale in cui poter essere ed esprimere sé stessi. Un pugno allo stomaco che non può essere altrimenti, non ci sono personaggi inventati, c'è Aya che ci riesce a descriverci lo spicchio di una realtà sconosciuta ai più, rivelandosi una ragazza incommensurabilmente umana, nel senso più alto del termine.
La vita di Aya è uguale alla vita di ogni giovane studentessa fino a quando si insinua, prepotente, la malattia. Pian piano, questa malattia modifica la vita di Aya in modo brutale, pretendendo sempre più spazio. Aya non si da per vinta, la dolcezza con cui sprona sé stessa ad impegnarsi e il suo farsi coraggio è incredibile.
Aya impara a convivere con la malattia mentre gli anni passano, tuttavia, la malattia esige di più e la prima a capirlo è lei medesima, la disperazione provata taglia, brucia, ti soffoca senza via d'uscita. Il non riuscire più a camminare dritta, la difficoltà di sollevare gli arti, la lingua che non vuole articolare certe consonanti. La consapevolezza di essere bloccati in un corpo che non obbedisce alla propria volontà, non riesco nemmeno ad immaginare cosa voglia dire. La malattia diagnosticata ad Aya è l'atassia spinocerebellare, una malattia neurodegenerativa.
Aya, negli anni della malattia, ha sempre accanto la sua famiglia, le sue sorelle, sua madre, baluardo di speranza e amore. La madre che tenta di reggere con lei questo fardello, spronandola a non demordere, accudendola con silenziosi gesti, tentando di rimanere una roccaforte a cui Aya può aggrapparsi. Momenti in cui l'amore materno è così forte da uscire dalle pagine e torna ad essere vivo, presente, imbattibile.
Attraverso il suo diario, Aya riesce a confidarsi, ad arrabbiarsi, a continuare ad essere forte. Davanti ha solo scelte difficili da compiere e lei stessa sente d'esser diventata un fardello, qui subentra il dispiacere perché non vuole dare fastidio a nessuno, tuttavia, è consapevole di non poter svolgere molte delle azioni quotidiane da sola.
C'è un grumo d'emozioni devastanti che una ragazzina non dovrebbe provare, ma Aya sopporta, Aya si impegna. Aya non vuole far soffrire la propria famiglia. Pagine di diario intime in cui si riesce ben a capire quanta forza d'animo risiede in Aya, una forza che raggiunge il lettore e lo annienta. La stanchezza e la voglia di vivere coabitano e lottano, assiduamente.
Nei suoi pensieri intimi, la protagonista, ci mostra come pur riconoscendo di avere una disabilità, accettarla è un altro paio di maniche. Eppure, Aya non si sottrae, combatte ogni singolo giorno attraverso le sfide e le emozioni. Ma la malattia discende inarrestabile, ne ha consapevolezza Aya e cerca di resistere il più a lungo possibile.
Un litro di lacrime presenta una narrazione non prettamente lucida ma emotiva e coinvolta, com'è giusto che sia. Aya strappa via quella linea di delimitazione che ci imponiamo nel guardare e ascoltare la sua malattia in modo distaccato, lontano da noi. Invece, Aya ci conduce dall'altra parte, ci mostra la paura di una condizione non stabile, il desiderio lancinante di vivere, l'angoscia e la disperazione che cerca di tenere a bada, la frustrazione derivata dalle parole altrui, parole che hanno un peso immane per Aya, che pur schiacciata, non vuole darlo a vedere. Odio, verso sé stessa perché non riesce ad impegnarsi come vorrebbe.
Aya, personalmente, è una ragazza fragile e coraggiosa che non demorde e riversa i suoi pensieri in un diario che ha la capacità di toccarci e di aver sconfitto il tempo.
Aya vorrebbe quello che ha ogni altra ragazza, la libertà di potersi lamentare dei troppi compiti, la possibilità di poter correre a perdifiato, il diritto di provare, tastare e assaporare il mondo che si spalanca davanti a lei; diritti che le vengono negati, sottratti. E nonostante tutto, Aya fino alla fine è riuscita a sorridere, ha continuato a lottare fino allo stremo con una volontà inossidabile e ha amato le persone che l'hanno circondata in un modo puro, intoccabile.
Aya continua a vivere ogni volta che qualcuno si rivede nelle sue parole, che cerca di capirle o semplicemente ascoltarle.
Vi invito a leggere il romanzo, così potrete fare personalmente la conoscenza di Aya e scoprire le verità celate tra le sue pagine.


 

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