I giorni bui della Milano violenta
Recensione.
Il prologo è la conferma
che il libro con cui ci stiamo approcciando è un pugno chiuso dritto
nello stomaco. Non c'è spazio per la gentilezza e l'ingenuità. Mi ha piacevolmente sorpresa.
Il romanzo presenta una
narrazione tagliante, quel che basta per farti stare perennemente
vigile mentre giri le pagine e ti inoltri in una Milano opaca, dura,
vera, nascosta. Respiri la stessa aria inquinata dei protagonisti,
giri con occhi un po' apprensivi nella zona di Corvetto, cerchi di
interpretare i volti stremati di fine giornata o gli sparuti atti
di gentilezza.
L'autore è abile nel
tessere un microcosmo che pare vivere a sé stante, con le proprie
leggi non scritte e gerarchie da rispettare. Sembra lontana anni luce
la Milano cosmopolita, rumorosa e leggera... annebbiata da questo
quartiere fulgidamente oscuro che inizieremo a conoscere.
La storia intreccia le
vite dei suoi protagonisti, quasi con crudeltà contorta.
Incontreremo Carmine, che ha come sogno nel cassetto il cinema con le
sue vivide dinamiche, un sogno custodito con cura mentre lotta con la
vita di tutti i giorni: tentare di trovare un buon lavoro per
scostarsi da quel senso d'incertezza, che permane ogni aspetto della
quotidianità, dettata dalla necessità di denaro. Un vivido e crudo
dipinto della lotta per arrivare a fine mese.
Dall'altra parte, legati
da un'amicizia fraterna, troviamo Michael, figlio del boss della
zona, con un'ardente desiderio di riprendere il controllo di una
Milano che sembra scivolargli sempre tra le dita prima di poterla
agguantare.
Tra questi due indiscussi
protagonisti girano intorno altri importanti personaggi, di cui però
non sono riuscita ad essere molto empatica. Tra di essi, troveremo il
fautore di numerosi eventi che diventeranno inarrestabili e
porteranno ad una inevitabile fine amara: Franz, un facoltoso tedesco
in visita, porterà lo scompiglio mascherato da buone intenzioni.
Franz è il terribile cacciatore travestito da agnello, un
personaggio che preferisce rimanere ai margini e godersi lo
spettacolo.
C'è qualcosa dei
personaggi che non mi convince del tutto, un po' carenti nella
caratterizzazione... ma forse questo è il desiderio dell'autore, un
non volerci dare certezze in una trama che si muove a scatti in
maniera completamente inaspettata.
Dall'altro canto, mi
piace moltissimo lo stile narrativo dello scrittore, pieno, lineare e
descrittivo. Ho apprezzato la scelta curata dei termini utilizzati
per creare associazioni, metafore e immagini semplicemente belle e di
ampio respiro, che smuovono fugaci emozioni intense nel lettore.
In I giorni bui della
Milano violenta c'è un escalation inarrestabile di violenze e
omicidi che conduce le forze dell'ordine a riaprire un vecchio caso
nominato “Milano violenta”; l'atmosfera pesante del romanzo
sembra star trattenendo il respiro di fronte all'orrore, una gamma di
disperazioni differenti e la sete di sangue che i personaggi
reclamano, con sicurezza alcuni e con accettazione altri.
E tra le pagine
frenetiche di introspezione, troviamo al loro centro il rapporto combattuto tra
Michael e Carmine, che portano addosso il passato pesante e
indelebile dei genitori intrecciati nella malavita, un passato che
conduce al presente ma che viene gestito in modo totalmente diverso:
uno accogliendolo, l'altro discostandosene, tentando di trovare una
nuova strada da percorrere.
Due ragazzi che hanno
perduto i padri nella Milano violenta di anni fa, due figli
sventurati con poche effettive scelte. Uno va verso la salvezza
anelata, rappresentata dall'amore sincero e fresco di una giovane
ragazza, che pare venire da un'altra realtà; l'altro va verso la
disfatta, a testa alta, sapendo di non conoscere altra vita che
questa.
L'intero romanzo è
pervaso da una sottile stanchezza, come se gli stessi protagonisti
pur sperando in qualcosa di migliore sanno che non arriverà. È come
una boccata d'aria, dolce e dissetante, che serve per rinvigorirsi,
per resistere tra gli stenti e palazzi malmessi. Sono diversi i temi
che il libro porta con sé, tra cui: l'incertezza del futuro, la
corruzione che infetta le persone, il bisogno del denaro che si
unisce all'estrema fragilità umana, resa evidente in un quesito: per
una cifra esorbitante di soldi cosa saresti disposto a fare?
È una domanda che genera
una paura fredda e vaga... proprio perché fino a quando non viene
seriamente posta non sei mai certo della risposta. Si insinua il
dubbio, sporco e corrosivo che brucia e ti smangiucchia implacabile.
Quanto è profondo e
oscuro l'animo umano?
Il finale del romanzo
cerca di elaborare una risposta, mostrandoci la conclusione di queste
vite che abbiamo sfiorato e di questi atti crudi di cui siamo stati
silenziosi testimoni. Un finale amaro che rimane fedele al corso
della trama, eppure, sbigottisce per l'incredibile lucidità che l'attraversa.
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