Chi muore e chi uccide
Recensione.
Dalle primissime battute
il libro esige attenzione. Leggi la prima pagina e già sei dentro
la storia.
Il romanzo ci conduce in
una cittadina appena dopo il lockdown e ancora in piena pandemia;
seguiamo le vicende di tre principali persone: il vicequestore
Minischetti che indagherà su una scia di omicidi perpetrati, Mema una donna a cui la vita è cambiata drasticamente
dopo un omicidio e Ivan, un glaciale killer a pagamento con una
morale. Tre persone che in apparenza non hanno nulla in comune,
eppure, si ritroveranno invischiati nello stesso grande disegno, che
l'autore ci delinea con la sicurezza di un bisturi, metodico e
implacabile.
Chi muore e chi uccide presenta una narrazione ricca e precisa, con un ritmo ben mantenuto,
soprattutto grazie all'alternanza di punti di vista e vicende
connesse. L'autore ci introduce negli abissi oscuri della mente
umana; in cui i pensieri non espressi a voce colpiscono per la loro
spontaneità e per la brutalità della loro espressione. Ho
apprezzato lo stile e i particolari termini utilizzati, che
presuppongono uno studio dietro.
È un romanzo crudo,
tormentato ed estremamente coinvolgente.
Le vicende di questi tre
personaggi, in apparenza scollegati tra di loro, che tuttavia si
iniziano ad intrecciare pericolosamente. Il cappio stringe e noi
lettori ci ritroviamo ad annaspare dentro un turbine di pericolosità,
incertezze e violenza.
Si delinea di fronte a
noi un complesso reticolo di informazioni che puntano al cuore
pulsante del libro: quando la giustizia è arenata, scorre improvvisa
in un'altra direzione assumendo i contorni di vendetta... è sempre legittima?
Una domanda che tormenta
alcuni personaggi del volume, è un tema abbastanza spinoso. Quante
volte abbiamo adorato serie televisive in cui personaggi con una
forte moralità improvvisamente si ergono a giustizieri solitari?
Tante volte, abbiamo tifato per questi personaggi fuori da contorni
ben delineati... ma non è così facile, è il romanzo ci mostra con
una sincerità disarmante la complessità della scelta. E ne
avvertiamo ogni grammo di sudata razionalità in quanto la narrazione
porta una ben bilanciata empatia verso i personaggi e le vicende che
si ritrovano a dover vivere.
Il confine tra giustizia
e vendetta diviene labile, si rischia di scivolare. E i nostri
protagonisti sono infettati dal desiderio della vendetta, che può
rimanere inespresso o scatenarsi con una potenza inaudita.
Ad un certo punto, quando
il lettore pensa di aver ormai inquadrato a somme linee la
situazione...ecco che il romanzo stupisce ancora, con piccoli colpi
di scena che preparano con minuziosa cura la valanga furiosa che sta
per scatenarsi.
E il vicequestore, Mema e
Ivan si ritroveranno, in modi differenti, ad agguantare una grande
verità innegabile: il mondo fuori è brutto. I lupi girovagano e una
luce cattiva può essere scorta anche nella persona di cui ti fidi di
più in questa vita. Il ritmo si serra, le certezze dei personaggi
oscillano e verità complesse devono essere sbrogliate in
un'atmosfera satura di non detti e ansie. E il lettore non riesce a
smettere di leggere.
Il romanzo ci pone
un'importante questione: il punto è che gridiamo tutti l'importanza
fondamentale della giustizia su cui fonda l'ordine sociale. Ma, c'è
un ma che diviene un tarlo: ma se la vicenda ci riguardasse
personalmente? Se quel ma entrasse nelle nostre case, stravolgesse le
nostre vite... oltrepasseremmo mai quella soglia?
L'autore si premura di
farci vivere ed avvertire tutto lo sconcertante spettro d'emozioni
che la vicenda porta con sé dimostrando come un sentimento intricato
come la vendetta possa portare persone a morire, uccidere e vivere...
lasciando a noi il fatidico compito di decidere.
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