Blood. III volume delle Darkness Chronicles
Recensione.
Eccoci, infine. Scrivo queste parole colma di emozioni,
l’ultimo volume della trilogia Darkness Chronicles porta con sé la strascicante
bellezza e immersione di questa serie.
Il romanzo ci proietta un anno dopo i devastanti avvenimenti
che hanno chiuso Moon Rays, il secondo volume (clicca qui per recensione). Talamh è ormai alla deriva, il territorio si è inasprito fino
all’inverosimile a causa della guerra che devasta le sue floride terre. Dalla
gelida Mantor l’oscurità e il terrore si propaga come una miccia, mentre
l’Alleanza Bianca tenta di opporre resistenza.
Ritroviamo i nostri personaggi molto cambiati a seguito
degli accadimenti che li hanno scossi, alle esperienze che hanno vissuto, alle
persone che hanno perduto. Adesso, si fa quasi fatica a vedere in quei volti
duri e bruschi i giovani dell’accademia di Tentor, vivaci e spensierati che ci
avevano scaldato il cuore.
La narrazione è voluttuosa, spessa, consapevole e
ombreggiata, che riesce a proiettare gli avvenimenti e le emozioni con una
nitidezza gradevole.
Non c’è nulla di stabile all’interno del romanzo: ogni cosa
è in continuo mutamento, si forgiano piccole alleanze, sotterfugi, si intessono
tradimenti inconsapevoli, verità dal sapore orribile vengono inghiottite. E in
tutto ciò i nostri personaggi si muovono, sperando, provando paura, desiderio e
temendo il futuro di Talamh che è ancora nebuloso al confine.
Ingrid sta per conto suo, sempre ai bordi della narrazione
mentre si scontrano sentimenti e doveri in lei; Alva è schiva, controllata e
attende il momento propizio per fare la sua mossa. Freya, astuta e disposta a
tutto pur di possedere ciò che desidera mentre tenta di difendere la sua nuova
posizione ad Aspera; Aron è ambizioso, indurito, ostinato e dentro lui arde un
desiderio indicibile. Aleksander è maturato, taciturno che però osserva, prova
e combatte.
Al centro della maturazione dei personaggi, però, abbiamo i
due fratelli Lars. Qui diviene ancora più accecante il loro contrasto ma allo
stesso tempo una metamorfosi che avviene quasi di pari passo, ad ogni azione
dell’uno corrisponde la reazione dell’altro.
- Liv, la Krigger. La vendicatrice, assassina dei Gardon sulle strade notturne vicino ad Aspera. Liv che pratica una nuova e potente magia, la magia sconosciuta del drago. In questo ultimo volume vediamo sfumature di Liv che non avevamo mai visto così nitidamente; Liv è il prodotto di ciò che le è accaduto, di ciò di cui ha dovuto fare i conti, e adesso fa fatica a riconciliarsi con il suo ruolo di Dorata, che sembra appartenere ad una vita fa, quando ancora non aveva perso il suo sposo. A Liv Lars è rimasta solo la furia.
- Finn. Da parricida diviene il timorato incubo del Nord, nuovo signore di Mantor, mago nero e capo del Nuovo Ordine. Nel libro risalta molto il contrasto che noi lettori avvertiamo si agita dentro di lui. Una spaccatura incolmabile che divide due parti essenziali del suo essere. Lo notiamo nel mago nero a comando e nel Finn che si rifugia nella vecchia stanza della sorella, respirando e disprezzando un se del passato che non riesce ad uccidere. Questa dualità che si intravede nel personaggio rende ancora più complessa la sua figura.
Amici, nemici, amanti, il confine si sbava, si occulta volutamente mentre il destino di Talamh viene affidato alle accoppiate più impensabili, a sconosciuti che solcano i mari solo per recapitare un messaggio che cambierà tutto ma spezzerà anche un cuore.
La scrittrice ha un talento in continua evoluzione. Riesce a farmi ridere, a spalancare la bocca per qualche plot twist che non avevo visto avvicinarsi, a gridare di fronte a certe scene cariche di una tensione che si può quasi tastare. Ma non solo, ad essere fiera per personaggi forti, intrepidi, impauriti e incredibilmente realistici.
La situazione è satura: lo sconforto si rimescola vorticosamente in una guerra che non solo appare inevitabile ma soprattutto catastrofica. Emozioni intense si rincorrono nel romanzo: desiderio taciuto che corre serpeggiante tra i personaggi rendendoli aspri, bisognosi e disperati. La violenza, che sboccia furiosa per poter macchiare ogni cosa; la paura che si insinua fredda e scivolosa per il futuro mai apparso così incerto, per i personaggi a cui siamo affezionati, per la Notte che viene invocata e scende densa e minacciosa.
E l’amore che annega nella tempesta di tutte le altre emozioni, acquietandosi o infervorandosi, delineando cose taciute, l’attimo prima di un bacio che arrende o lo sguardo che fissa la parte più recondita dell’altro. Ciocche grigie che danzano nel vento donando fiducia e potere; ciocche rosse nel cuore più oscuro della notte che promettono peccato e sangue.
Il logoramento della lunga stasi si avverte in tutti i personaggi. Il momento decisivo sta giungendo veloce, le fazioni lo percepiscono. I due fratelli separati da odio, tradimenti e morte, si rincontrano. La resa dei conti, infine, è giunta. E quando si crede che la disfatta sia l’unica cosa che li attende, una sorpresa coglierà il lettore inaspettato, avvenuta proprio da chi meno ti aspettavi.
Blood è la degna conclusione di una trilogia che ci ha regalato tanto, che ci ha permesso di essere maghi in questo pezzo di terra colmo di magie, tradizioni e oscurità.
Inoltre, voglio spendere due parole sulla bravura della scrittrice nell’averci dato una protagonista sfuggente come Liv. Nel primo volume pare chiaro quale fosse il suo ruolo, come se fosse modellato in una pirofila per essere solo un’eroina. E invece no, Liv si evolve, si spezza e si irrobustisce in una continua sorpresa. Passa dall’essere la figlia Lars, vissuta nell’ombra e perseguitata dagli abusi della madre ad una folgorante Dorata. Tuttavia, non si ferma qui. La Dorata, che abbiamo imparato ad amare, diviene la Vera Erede per sbocciare in una pericolosa Krigger, la vendicatrice che cercherà di fare ammenda per tutto ciò che è andato storto. E non solo questo, Liv nel corso dei libri si affila, diventando tagliente, veloce, inaspettata.
Una protagonista che ha saputo trasmetterci tanto e che rimarrà nel mio cuore per la sua unicità, non priva di sbavature e disperazione e forse, proprio per questo cara.
Gea Petrini, non mi stancherò mai di ripeterlo: con le tue parole riesci a farci viaggiare. Non vedo l’ora di scoprire cosa altro hai in serbo, quali altre storie ci faranno narrare lontano e vivere emozioni preziose, raccolte in parole d’inchiostro.
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