Creature
Recensione.
Creature è un romanzo horror dalle venature cupe che ci
trascinerà in una storia inaspettata e spaventosa a cui non riusciremo a
sottrarci. Ambientato a Soul City, un’incantevole cittadina tipica del Montana che
cela pesanti e oscuri segreti. Segreti mansueti che iniziano a scalciare,
desiderosi di uscire allo scoperto.
Nella cittadina iniziano a verificarsi strani eventi,
dapprima lievi incongruenze e anormalità a cui non si da molto peso, ma è solo
l’inizio della frana che deve ancora rivelarsi in tutta la sua sconcertante
potenza.
Questi eventi inspiegabili sono strettamente collegati alle
Montagne Rocciose, esistenti molto prima della comparsa dell’uomo; inoltrandosi
nel romanzo avvertiamo l’incombere di una tale catena montuosa farsi sempre più
pressante insieme ad una frase che comparirà nel romanzo diverse volte come
monito, ed ogni nuova avrà un significato più deciso… che ci perseguiterà.
I protagonisti del libro sono diverse persone della
cittadina che in un modo o nell’altro si ritroveranno coinvolti in queste
anomalie, ma non tutti sono completamente impreparati a ciò che sta succedendo.
Alcuni abitanti, la maggior parte annoverata tra i più anziani, sanno che
qualcosa di terribile si sta smuovendo verso di loro con l’aspirazione di
avviluppare l’intera città e farla propria; queste persone vengono riconosciute
con il nome di “vigilanti”, ovvero chi possiede una maggiore sensibilità e
percepisce quello che la gente comune non riesce a vedere.
La narrazione è ricca e scorrevole, srotola di fronte a noi
una vicenda che si infittisce capitolo dopo capitolo. Il ritmo narrativo è
denso di momenti terrificanti che raggiungono il picco per poi scivolarci alle
spalle con la promessa di non andare lontano.
Trovo ben congeniata la scelta dell’impostazione a giornate
nel romanzo. Al trascorrere dei giorni cresce l’apprensione, sia nei personaggi
sia nel lettore, mentre gli eventi precipitano con una puntualità disarmante.
All’inizio gli strani avvenimenti vengono avvertiti come
incubi, deliri ad occhi aperti, a cui si desidera dare poco conto, accolti con
scetticismo e incredulità. La pioggia di
uccelli morti nella foresta, la violenza indicibile a seguito di una rapina
andata male, il comportamento disturbante dell’uomo nudo ritrovato nella neve
che sussurra frasi sconnesse, le ombre che si accalcano di fronte ad una casa,
la scomparsa di un’anziana donna da una casa di cura, la presenza di qualcuno
nella tua macchina che improvvisamente scompare. Pian piano gli abitanti di
Soul City scopriranno sulla loro pelle che la realtà è peggiore di quanto si
riesca ad immaginare…
Ogni capitolo ha un soggetto differente che ci permette di
avere una visione periferica di ciò che sta accadendo all’interno della
cittadina e di come qualcosa si muova, avvolto nell’ombra pronto a colpire. Le
stranezze sono inesorabilmente collegate al fantomatico “uomo con
l’impermeabile nero”, il probabile fautore, che con la sua sola presenza satura
l’orrore percepito tra le pagine, condensandolo. La Creatura per eccellenza che
incarna tutte le paure e le rende manifeste con l’obiettivo di seminare il
caos, il male in una parola.
Lo scrittore scandaglia i diversi gradi di paura, come se
illuminasse ogni angolo di un’enorme camera buia, prendendosi del tempo per
farci notare gli strati di polvere, le pareti ligie e quell’odore dolciastro
che inspiegabilmente ti mette la pelle d’oca insieme a quella sensazione a cui
non vuoi dare ascolto si fa strada perché sa. Sa che c’è qualcosa di sbagliato,
qualcosa che attende il momento giusto per entrare, qualcosa che ti sta
fissando.
La frase dalle mille interpretazioni “lezione imparata,
agire si deve” ti rincorre nei capitoli, penetrando sempre più a fondo in un
terrore che sboccia inesorabile mentre i cittadini di Soul City cadono in preda
ad una lucida follia che ribalta in tutto ciò in cui credevano.
Ci sono parti di romanzo che mi sono piaciute moltissimo,
tra le mie preferite c’è quella inerente ad Annabelle Coker che gira intorno
alla storia del quadro nel suo salotto e della piccola figura che continua a
muoversi fino ad uscire dalla gabbia della cornice, dipinta più di sessant’anni
fa. Oppure i disturbanti episodi che avvengono alla discarica in cui abbiamo la
pressante presenza di J.J. l’uomo di latta che ci farà venire la pelle d’oca.
Tuttavia, ci sono alcuni momenti in cui la narrazione
rallenta fino ad arenarsi, brevi sbavature in un romanzo che riesce, d’altro
canto, a mantenere un buon ritmo. Inoltre, avrei preferito una maggiore
“spiegazione” su chi fosse l’uomo con l’impermeabile e sul luogo da cui veniva,
ma forse è una scelta ponderata dallo scrittore nel volerlo lasciare opaco e
sfuggente.
L’ansia viene ben costruita e a tratti diviene quasi
insopportabile, come quando sei chiuso nel bagno dell’aeroporto e sai che c’è
qualcuno all’esterno che rimane immobile e dunque, i pensieri scivolano via
dalla razionalità mentre un terrore indefinito ti avverte che quel qualcosa di
strano dietro la porta si sta avvicinando. Senza contare, l’angoscia di certi
passaggi narrativi è devastante, sono piccoli momenti, magari uno stralcio di
dialogo o un semplice annotare un dettaglio fuori posto. L’autore riesce ad
insinuarsi sottopelle in modo sagace e sottile.
La conclusione è in linea con tutto ciò che il romanzo ha
portato, mi è piaciuto il modo in cui sappiamo cosa succede ai nostri
protagonisti, che ci hanno tenuto compagnia per tutta la vicenda.
Commenti
Posta un commento