Il campo delle ossa. Le indagini del Foresto
Autrice: Chiara Forlani
Titolo: Il campo delle ossa. Le indagini del Foresto
Trama: Da un lontano passato emerge la storia dimenticata di un convento situato alle porte della città di Ferrara e delle giovani vite che vi hanno trovato conforto: una vicenda terribilmente umana, di miseria e pazzia, di colpe non confessate e di assoluzioni forse non dovute. Un gran numero di ossa di bambini emerge in un campo dove sono in corso degli scavi, nei pressi dello zuccherificio di Pontelagoscuro. Ancora una volta, Attilio Malvezzi detto il foresto viene coinvolto nelle indagini: il suo amico maresciallo lo fa assumere come operaio stagionale per dargli un lavoro e la possibilità di fare ricerche sul campo. È il 1951 e in una torrida estate il foresto dovrà fare luce su una storia che metterà a dura prova la sua capacità di decidere tra il bene e il male. Sullo sfondo, ancora una volta, l’irresistibile fascino di un’isola posta nel mezzo del Po, dove la natura selvaggia regna incontrastata.
Prezzo di copertina: 16,00 euro
Recensione.
Il campo delle ossa è il secondo volume della serie “Le
indagini del Foresto”, per me primo approccio a questa serie che mi ha lasciato
una bella impressione.
Il romanzo, ambientato nei primi anni Cinquanta, inizia con
degli scavi nei pressi dello zuccherificio del paese. Durante questi scavi
emergono moltissime ossa infantili e si delinea un misterioso e sinistro cimitero di
bambini.
Il nostro protagonista è Attilio, detto il Foresto, che ha
una particolare capacità: riesce a percepire gli stati emotivi delle persone
intorno a lui. Una capacità che attribuisce alla pallottola in testa che
nessuno ha voluto rimuovergli, durante la guerra, o probabilmente il suo lungo
periodo di allettamento che gli ha permesso di affinare l’osservazione.
Dunque, Foresto aiuta l’amico il maresciallo Zeri in questo
caso che va complicandosi sempre più. Infatti, da una parte i dirigenti della
fabbrica vogliono che il caso abbia un basso profilo… tuttavia, dopo che
Foresto ritrova un cadavere di neonato recente, rispetto alle ossa del campo, il caso assume nuovi contorni. L’inquietudine
inizia a stiracchiarsi nel romanzo, le domande si affollano e il desiderio di
giustizia infiamma i personaggi.
La narrazione è morbida, descrittiva ed evocativa. Si riesce
ad immaginare bene ciò che l’autrice descrive: un’estate cocente, piena di
grilli, con il dolce rumore del Po che scorre quieto, i visi dei contadini dopo
una giornata di fatica, l’odore buono della sera quando ci si riunisce insieme.
Ad aiutare Foresto nella vicenda ci sarà la sua fidanzata,
Adele, i carabinieri, Abramo il titolare del negozio dove lavora la sorella di
Attilio. Mi è piaciuta la scelta di più persone che con i loro piccoli
contribuiti hanno permesso la veloce ricostruzione della matassa.
Lo stesso Attilio è un personaggio complesso dove l’amarezza,
il senso di fallimento, la paura di inutilità è sempre gonfio. Eppure, è un personaggio
che presenta un eccellente buon senso, che tende ad aiutare gli altri. Il lettore non può non provare una certa simpatia.
Il caso diviene scottante, sia gli abitanti di
Pontelagoscuro che quelli dell’isola Bianca non fanno altro che parlarne. Nello
stesso zuccherificio l’atmosfera diviene pesante, soffocante, ma i nostri
personaggi non si perdono d’animo e continuano nella loro ricerca. Tutti, fino
a prova contraria, sono sospettati.
L’indagine si dirama in due direzioni: da una parte scoprire
come il cimitero dei bambini sia finito lì; dall’altra capire chi ha sepolto da
poco il corpo del neonato sepolto. Il caso tenta di afferrare stralci del
passato di quella terra e allo stesso tempo si cerca un colpevole vivo,
possibilmente abitante dei luoghi limitrofi.
Durante la ricerca si scopre che un convento nei pressi di
Pontelagoscuro era stato abbattuto nei primi decenni del Seicento, a seguito
della peste, per cause ignote. Scavando nella vicenda si viene a sapere che il
convento prendeva in carico le cosiddette “peccatrici”, definite così chi all’epoca
restava incinta fuori dal matrimonio. La storia si infittisce, conducendoci in
meandri scomodi, tragici, che il libro riesce solo a contornare dando al
lettore la possibilità di riempire gli spazi bianchi, i silenzi.
Le due facce dello stesso caso hanno l’identica matrice:
seppellire la vergogna e il disonore. Infatti, il volume, discute un’importante
e delicato tema riguardante le donne. Donne che dovevano rimanere virtuose
prima del matrimonio, donne che se amavano prima del tempo erano bollate come
infime peccatrici, inutili, inservibili. È la cultura tossica, ancora oggi
presente, che obbligava queste donne a cercare metodi poco sicuri per abortire
o che spingeva altre persone a prendere brutali decisioni dettate semplicemente dal non
rivelare la vergogna.
La risoluzione del caso avviene senza intoppi, facendo assaporare al lettore la triste storia che si cela dietro. Non dico altro per evitare eventuali spoiler.
Inoltre, il libro pone l’accento anche sui sentimenti
contrastanti che si possono provare per la propria terra. La diffidenza del
progresso e la voglia di libertà, che deve essere stata davvero densa soprattutto
nel periodo post-guerra, in cui si iniziavano ad aprire possibilità; nel romanzo
si respira bene quest’aria inesprimibile.
Un giallo lieve che non presenta un ritmo adrenalinico,
piuttosto toni pacati che comunque coinvolgono il lettore nell’indagine e nelle
atmosfere uniche di quest’isola. Una lettura piacevole che spinge ad essere
divorata per far luce sul mistero presentato.
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