La collana della regina
Recensione.
Secondo volume del ciclo “Maria Antonietta e la Rivoluzione
francese”; sono passati circa dieci anni dagli avvenimenti del primo romanzo,
Cagliostro (la recensione la trovi qui).
Appena finito di leggere il prologo mi accorgo di quanto mi
sia mancata la narrazione di Dumas e questa storia. Siamo tornati in Francia,
adesso il Delfino è Luigi XVI, la narrazione ci conduce in un sontuoso ed
intimo banchetto dove ritroviamo volti noti del precedente romanzo, tra cui
spicca, ovviamente, il nostro conte Cagliostro. Qui, Giuseppe Balsamo snocciola
una profezia che getta un’ombra inquietante sugli ospiti e sul futuro, adesso,
incerto della nazione. Una profezia che vedrà numerosi morti e cospirazioni,
dove l’ultimo a salire sul patibolo sarà proprio il re di Francia.
Rispetto al primo volume, qui siamo più incentrati sulla
corte francese, avendo come protagonisti principali anche la regina Maria
Antonietta, che Dumas dipinge come una persona innocente, di buon cuore e priva
di qualsiasi fervore che le viene storicamente associato.
La narrazione è scorrevole, pungente di un’ironia arguta,
mentre si srotola davanti a noi il destino di Parigi, un destino composto da
tanti fedeli servitori e mandanti, tra cui, ovviamente, spicca il nostro
Cagliostro. In questo secondo volume troviamo un Cagliostro ancora più ermetico,
evanescente, eppure costante nel suo obiettivo: la caduta della monarchia. Un
Giuseppe Balsamo che non arde più, un’ombra di ciò che era come la sua casa
impolverata e decaduta di rue Saint Claude, un fantasma di ciò che era stato,
ormai senza Lorenza. Senza cuore. La malinconia colpisce il lettore, grazie
all’abilità narrativa dello scrittore, e ci appare evidente che di fronte a noi
troviamo un Cagliostro che non è più Giuseppe Balsamo.
Come ho già detto, rincontriamo personaggi già conosciuti e
se ne aggiungono anche di nuovi. I fratelli Taverney, attraversati da nuove
pene e dolori, entrambi amano e non sono corrisposti dalla persona amata;
turbamenti e sacrifici che corrodono questi due personaggi in una angustia che
sembra non voler finire.
Andiamo a vederne qualcuno da più vicino, personaggi
fondamentali che muoveranno la trama di questo secondo volume:
- Il signor Charny, nobile uomo che cadrà nella più truce follia dettata da un amore impossibile. Un amore che annienta la ragione e l’acceca d’odio per non esserne lui l’oggetto. Ma non solo, è un amore pericoloso perché tiene in bilico il destino di più persone e che porterà altre a doversi sacrificare.
- Jenna de Valois, discendente della dinastia dei re francesi, adesso in povertà e disgrazia. Jeanne è scaltra, ambiziosa, con un carattere che sa agguantare, ammaliare e ispirare sentimenti positivi. Ma dietro a questa bella facciata, troviamo una donna astuta dai piani avidi. Grazie ad un evento fortuito dettato dal desiderio di fare del bene e carità, per Jeanne inizia la dolce salita al potere. Da protetta di grandi nobili ne diviene la protettrice. E con abilità, che molti le sottovalutano, riesce ad entrare nelle grazie della regina e del cardinale di Rohan, guadagnandone la fiducia. Due personaggi fondamentali per i suoi folli obiettivi, insieme ad una certa collana. Jeanne gioca il suo gioco senza farlo sapere: manovra il cardinale Rohan che è mosso d’amore cocente nei confronti di Maria Antonietta, e userà Oliva, che prima era conosciuta con il nome di Nicole, una donna comune che assomiglia alla regina. Il prezzo per la sua scalata e allo stesso tempo per poter difendersi sta nel preservare l’onore di una regina e quello di un principe della Chiesa. Un gioco assai pericoloso, fatto di piccole mosse e tante studiate parole.
La collana è l’oggetto di cupidigia che calamiterà differenti personaggi in una danza pericolosa. Diamanti che luccicano di promesse, di regalità, di ricchezze… diamanti che possono abbagliare nel disperato sotterfugio per ottenerli. Jeanne, la contessa di La Motte, li desidera dopo che la regina li ha rifiutati in modo sprezzante pur desiderandoli, e Jeanne vuole dimostrare di poter essere anche lei una regina, avendo i diamanti e facendo cadere in disonore la delfina di Francia. Un complotto sottile, pieno di fragilità, che punta all’annientamento dei personaggi e della monarchia, sotto l’occhio attento del popolo.
Ho amato il modo in cui Dumas riesce a tratteggiare le vicende in modo arguto, e di come la monarchia sia impotente di fronte a certi avvenimenti. Come già allora iniziasse ad oscillare, senza rendesi conto delle fragilità del proprio corpo, le falle nelle propria fondamenta che iniziano a creparsi. Sia il re che la regina appaiono ciechi di fronte alle finanze che si prosciugano, ai ministri incompetenti, ai problemi che sovvengono. Non solo, lo scrittore con la sua abile penna riesce a tratteggiarci bene la Parigi del VXIII secolo: piena di opulenza ed etichetta dentro Versailles ma misera e sudicia nelle strade parigine. E il popolo, che ancora non sa di essere uno, freme di rabbia, affamato, indignato e desideroso di qualcosa che non ha mai potuto afferrare. A fine narrazione vi è anche la comparsa di un altro personaggio che promette tempesta e rivoluzione: Robespierre.
Tra i personaggi che si muovono in questo libro, riconfermo il mio preferito:
- Andrée, favorita della regina. Fredda, bella e distante, si mantiene una donna immensa ma che riesce a risultare quieta nei suoi bordi, amara di un’amarezza che le guasta il cuore e le rende pesante l’anima, eppure, nonostante tutto, Andrée non indietreggia e accetta di prendere la propria vita tra le sue mani. Che sia dentro Versailles, che sia in un convento, Andrée mostra una capacità di acciaio alquanto incredibile che non può non suscitare rispetto. Andrée che rinuncia a tutto e rimane inamovibile pur di poter conservare l’appartenenza a se stessa.
Piccole pietruzze che iniziano la loro lenta discesa, preannunciando il terremoto che già sta silenziosamente scuotendo, senza però ancora esserne riconosciuto.
Insomma, lo scandalo della collana è solo un altro scalino che condurrà la monarchia alla sua inevitabile caduta. Infatti con il processo finale, la regina ne è uscita sì indenne, ma non priva di macchia.
E le colpe il popolo le ricorderà, così come le azioni sbadate e la poca osservanza verso questa massa che annaspa ogni giorno.
Che dire, un romanzo superbo, denso di eleganza, intelligenza e ambizione popolato da personaggi che giocano tra le penombre di ciò che è giusto, sbagliato e conveniente. Dumas ci ha stregati, non vedo l’ora di continuare questo viaggio nelle pieghe del tempo.
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