Tutta la verità, nient'altro che una bugia
Titolo: Tutta la verità, nient'altro che una bugia
Trama: Niccolò non ha ancora quarant’anni, lavora in un negozio nel centro di Roma ed è un single di successo. La sua vita scorre tra appuntamenti ad alto tasso erotico, il calcetto del martedì sera e le uscite con gli amici del cuore, Patrizio e Giulio. Ormai è qualche anno che non si innamora davvero e comincia a chiedersi se non gli ricapiterà più, se il sesso senza complicazioni sia la soluzione perfetta per tenersi al riparo dalla sofferenza e dalla fatica di mettersi in gioco. Innamorarsi può farti volare, confida alla sua migliore amica Dafne, ma è facile precipitare. Se con gli amici le serate trascorrono all’insegna della leggerezza e delle battute, con lei, oltre alla passione per la Juventus che li lega, può accedere invece al mondo esclusivo e misterioso dei sentimenti femminili, confidandole in cambio, senza reticenze, quello che pensano davvero molti maschi sulle donne e sulle relazioni. Ma quando uno tsunami sconvolge la sua vita e lo costringe a guardare al futuro da una nuova prospettiva, si ritrova a fare i conti con tutte le sue certezze.
Prezzo di copertina: 19,90 euro
Recensione.
Con questo romanzo esco
totalmente dalla mia comfort zone. Ma ogni tanto fa bene confrontarsi
con letture inaspettate.
Libro contemporaneo, ci
troviamo dentro il cuore della città eterna e l'autore ci conduce
nella vita di Niccolò, il nostro protagonista, che alla soglia dei
quarant'anni si interroga sull'amore e se riuscirà a trovarlo; una
domanda che almeno una volta nella vita ci siamo chiesti tutti.
Ci inoltriamo nella sua
quotidianità fatta di lavoro, calcetto con gli amici, appuntamenti
tramite un'app di incontri, chiacchiere e confidenze con la sua amica
Dafne e ascoltare l'oroscopo.
Ma appare chiaro fin da
subito che Niccolò vuole l'amore, gli piacerebbe innamorarsi e
soprattutto essere corrisposto.
La narrazione è leggera,
scorrevole ed estremamente lineare.
Sarò sincera, non sono
riuscita ad instaurare un rapporto di simpatia con il protagonista.
Tuttavia, ammiro la forza che Niccolò mette nel saper ammettere,
soprattutto a se stesso, che l'amore non è solo qualcosa che
vuole... ma di cui ha anche un feroce bisogno.
Chi non ha bisogno
d'amore? Ci sappiamo bastare? Quanto ci spingiamo per avere amore?
Sono domande che il romanzo cerca di dare una risposta, facendoci
intravedere la complessità delle relazioni, le sue verità e le sue
tremende bugie, i compromessi che facciamo per averlo, perché stare
soli può fare paura.
Dafne è una ventata di
onestà nella vita di Niccolò, che riesce a dare un bel tono anche
al romanzo stesso. Ho adorato i loro confronti, il loro confidarsi
senza paura di essere giudicato.
Dafne da una parte e
Niccolò dall'altra rappresentano due mondi differenti in collisione,
che tentano di comprendersi a vicenda. L'universo femminile e quello
maschile entrano in rotta, si mettono a nudo le incomprensioni, i non
detti, i piccoli bordi frastagliati che ogni relazione lima in
maniera differente, e in tutto questo cercano di guardarsi con gli
occhi dell'altro sesso, cercare di capire come le loro azioni possono
venire percepite e sopratutto quali siano le priorità che ognuno da.
In questo frangente, il
libro accenna anche a diversi pregiudizi culturali con cui diverse
generazioni sono state cresciute... e che forse, senza volerlo, hanno
appreso di riflesso e si manifestano nel relazionarsi con l'altro.
Come il reputare poco “virile” un uomo che piange o il
semplificare le azioni delle donne, con le odiose frasi “fanno
sempre così”.
Andando avanti con la
narrazione, Niccolò si apre: non sa cos'è l'amore e non ha neanche
esempio che lo aiutino a navigare su queste vaste e profonde acque. I
suoi genitori avevano una relazione fredda, distaccata, costellata da
tradimenti e poca voglia di far funzionare qualcosa che pare non
essere così importante, tra cui anche non saper dare affetto al
proprio figlio.
Abbozzi di relazioni
catastrofiche che portano il nostro protagonista ad essere più
consapevole di questo vuoto dentro, che vuole colmare ma non sa bene
come fare. C'è paura, fragilità e desiderio. E in mezzo a tutto
questo troviamo Dafne, lo scoglio calmo in mezzo ad una terribile
tempesta, una delle poche certezze che fanno stare bene Niccolò.
Ma poi... avviene la
rottura, il superare un confine che si è cercato sempre di non
vandalizzare. E solo perdendo Niccolò riesce ad aprire gli occhi. Si
rende conto che ci sono cose ben più importanti dell'imbarazzo di
ammettere i propri sentimenti, di mostrarsi delicati, bisognosi. E
soprattutto saper accettare di avere sfumature più oscure dentro di
se, che magari non sono ben accette e di cui si teme il giudizio
della società.
Il romanzo non
approfondisce i temi che accenna, scelta sicuramente voluta
dall'autore di dare un po' di leggerezza che non è superficialità
alla vicenda narrata.
Gli ultimi capitoli sono
i più intensi. Niccolò si mostra senza maschere, dopo lo
scarabocchio. Avvertiamo un grumo di emozioni che esige di scoppiare,
di fare male, di avere paura e di saper amare. Sentiamo l'impotenza,
l'angoscia, la disperazione di questo tsunami che ti lascia annaspare
e riempire gli occhi di terrore mentre avanza verso di te,
implacabile.
E assistiamo ad un
Niccolò sospeso, tra la vita di tutti i giorni che ormai non lo
sfiora più, fingendo di ascoltare e ridere, e qualcosa di più
profondo che non è ben esprimibile, eppure, continua a rimescolarsi,
instancabile.
La fine è dolce amara, e
rispecchia il senso un po' incomprensibile della vita.
Probabilmente è un
romanzo che sarei riuscita ad apprezzare di più diversi anni fa, ma
rimane comunque un libro godibile che lascia qualcosa dentro. Questo
è l'importante.
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