L'occhio del Gufo. Trilogia del Sole Pallido vol I
Autore: Andrea Butini
Titolo: L'occhio del Gufo. Trilogia del Sole Pallido vol I
Trama: Nella foresta di Rokthan, un piccolo, insignificante villaggio come ce ne sono tanti, gli animali cominciano a sparire. Sorin, un cacciatore, cerca di comprenderne il motivo. Ma la diminuzione delle prede non è la sua unica preoccupazione: da un paio di giorni, infatti, suo figlio Jas è vittima di strane crisi di violenza. Intanto, un vecchio straniero dall'aspetto emaciato che si fa chiamare Maestro fa la sua comparsa nel paese, portandosi dietro una scia di sangue e di misteri. Per indagare, il capitano Swain è costretto a chiedere aiuto al conciliatore Neth Roven, un uomo distrutto dalla perdita della moglie. E mentre i due si mettono sulle tracce del Maestro, altri eventi inquietanti rompono la quiete di Rokthan: stanno per giungere i pacificatori, soldati della lontana Vanhorn. E sembra che abbiano intenzioni tutt'altro che buone. Cosa sta succedendo davvero? Che collegamento c'è tra le prede scomparse, le crisi del piccolo Jas e l'arrivo del Maestro? E perché un borgo dimenticato da tutti è diventato improvvisamente così importante?
Prezzo di copertina: 16,00 euro (disponibile anche versione ebook con DRM a 4,49 euro)
Recensione.
Elementi dark, tanto mistero, una crudezza che si amalgama bene alla storia e tanti personaggi che si muovono al suo interno. È il perfetto esempio di come il fantasy italiano non ha nulla da invidiare ad altri paesi.
Ho amato questo volume proprio per la sua capacità di coglierti impreparata, sorprenderti, rivoltarti come un calzino e lasciarti con il bisogno di continuare ad inoltrarti in questa realtà buia e feroce. Ma procediamo con ordine.
L'Occhio del Gufo è un libro che si svela piano attirandoci nella sua tela. Il primo volume di una trilogia che promette tanto. C'è qualcosa di vagamente e volutamente oscuro tra le pagine mentre l’autore ci introduce in questa storia, il lettore ne ha un'acuta consapevolezza, eppure, non riesce a non inoltrarsi nella foresta, seguendo i suoi personaggi.
Uno dei maggiori punti di forza del romanzo, personalmente, è la grande capacità descrittiva, densa e ricca di elementi che riescono a far piombare il lettore in delle scene vivide.
L’autore riesce a calcare su certi aspetti e dettagli che rendono la percezione della vicenda un po' sinistra, come se fossimo in procinto di avventurarci in un sentiero contorto e in penombra. Non sappiamo cosa viene celato dalla curva, eppure, si ha la netta sensazione che qualcosa sia fuori posto.
E il fatto che l’intero romanzo sia quasi ambientato in soli due giorni, ci fa comprendere quanta intensità ci attende tra le pagine! Che grandiosa capacità quella di continuare a spingerci a leggere per farci vivere con minuzia le azioni dei personaggi in contemporanea, riuscendo a rendere la fruizione di ogni momento fluida.
In tutto ciò spicca la foresta. Fitta, piena, segreta, che dai bordi di narrazione pian piano allunga le sue radici, intrappolandoci in una cappa di pericolo non ben definita che, eppure, ci sfiora con la promessa di colpire. Il vago senso di malessere aumenta, qualcosa lì dentro si muove. Verso di noi.
La narrazione è cupa e cruda, piena di una sottigliezza che ha il potenziale di ferirti, facendoti vivere il romanzo in un’allerta particolare che intensifica ogni suo momento.
A questo proposito, anche gli stralci ad inizio di ogni capitolo sono d’impatto, rimangono vaghi con l’unico intendo, perfettamente adempiuto, di angosciare chi legge. Briciole da seguire in una storia che cresce ad ogni capitolo, un’eco di un passato che si insinua sottopelle.
L'autore prende del tempo per farci ambientare alla particolare atmosfera che si respira in questa storia. Ne avvertiamo ogni spigolosità e pozzi oscuri. E solo dopo averci abituato alla sua peculiare atmosfera i personaggi iniziano a muoversi sul serio, e le loro azioni hanno un impatto ben calibrato all’interno della trama, che si muove decisa.
Questo qualcosa che abbiamo percepito fin dalle prime pagine inizia a farsi più pressante, più vicino... acquisendo una forma terribile.
Davvero, si è così immersi nella vicenda che quasi si può avvertire il tanfo dolciastro di decomposizione dentro la foresta, il freddo uggioso che si attacca alle ossa, il sudore gelato di una paura che non si riesce ad esprimere e il colore del sangue, troppo accesso per un mondo grigio, che non smette di ammaliare.
Come ho già detto, il romanzo è popolato da molti personaggi, a cui l’autore riesce a dare una propria impronta, con sentimenti forti che li riempiono rendendoli realistici.
Niente bene o male assoluto, c’è squilibrio, incertezza, forza, desiderio, ed ognuno li modella in forme differenti. Vediamone alcuni:
- Luin, garzone della locanda. Maltrattato da sempre dalla sua famiglia, desidera andare via dal villaggio ma non ne ha mai avuto sul serio il coraggio. Insignificante, sottovalutato, debole. Luin è un personaggio che può risultare antipatico: scopre la libertà e quanto il mondo possa essere vasto. Non solo, diviene consapevole che c’è una vasta gamma di emozioni da poter sviscerare. Non è più lui che deve tremare dalla paura e calare il capo, ma può scegliere di essere dall’altra parte, ed è un’emozione inebriante che lo riveste. Luin scopre il piacere perverso e intenso di poter stringere il manico di un coltello.
- Sorin, cacciatore del villaggio. Adoro il modo in cui abbiamo vissuto la foresta attraverso i suoi occhi. Un personaggio che riserva qualche sorpresa, capace, intelligente, forte. È un fuoco quieto che può tornare ad essere scatenato come una furia.
- Jas, il figlio di Sorin. Ha preoccupanti vuoti di memoria, come se perdesse presa del proprio corpo e la violenza cieca sbocciasse in lui. È un personaggio che gli eventi mettono alla prova, riuscendo a dimostrare una tempra e forza di volontà pari a quella di suo padre.
Ma non solo, abbiamo anche Neth, il conciliatore, Victor, il capo dei bastonatori, Elin, amica di Jas, Mali la cerusica, Frey Thu’Rei...sono tutti personaggi interessanti, che scoprono la loro forza o debolezza durante lo svolgimento della trama.
Anche se tra le figure più conturbanti c’è, senz’altro, quella del Maestro. I suoi occhi neri sembrano saperti scrutare dentro, non lasciandoti scampo. Un personaggio controverso, denso, ruvido, che smuove la trama fin dalle prime pagine. È il motore che imbriglia gli eventi che andremo a vivere, una certezza che promette guai ed avventure.
Ma poi compare lei: Shai della Casata Thu’Rei, l’esecutrice a capo dei pacificatori giunti al villaggio. Come un lampo di luce che squarcia la foschia dai colori freddi a cui ci siamo abituati nel libro. Ed ecco che i confini della vicenda si allargano, scopriamo un mondo fuori, composto da sottigliezze politiche, che sembra premere verso Rokthan, come un qualcosa di insignificante che deve essere tolto di mezzo per un obiettivo più grande. Insieme a questo personaggio compaiono altri interessanti elementi, portando la storia ad intricarsi, e noi la seguiamo con affannoso bisogno di sapere.
La realtà che ci pennella l’autore è estremamente crudele, dalle decise venature violente, assetate e rigide di bisogno e prevalsa. C'è una cupezza che riveste ogni suo anfratto, un boccone di ingiustizia che non riesci a mandare giù.
I personaggi che si muovono dentro le pagine evidenziano come non ci sia sempre la netta distinzione tra bene e male, ed è proprio questo che rende il romanzo complesso, perché non c’è una facile scelta da compiere, tutto diviene pasticciato da volontà altrui che cozzano tra di loro, in un cieco desiderio di sopravvivenza. Piombiamo in un mondo grigio illuminato da un barlume tetro con personaggi fallaci.
Shai è disposta a tutto pur di portare a compimento la volontà dell’Alto, pur di essere finalmente riconosciuta dal valore che ha. Sorin non indietreggia di fronte a nulla pur di portare in salvo la propria famiglia. Elin viene spezzata, e solo così scopre di possedere una tempra che più volte viene colpita più si rafforza, eliminando via debolezze. E il Maestro è disposto a sacrificare tanto per poter raggiungere la realizzazione di un obiettivo più grande.
Davvero, c’è un malessere che si mischia ad una tacita disperazione che colpisce il lettore come una coltellata. Inoltre, a rendere ancora più immersiva la vicenda, oltre gli eventi e i personaggi che danzano intorno frenetici, abbiamo le descrizioni del Noctus, il modo che lo scrittore sceglie di caratterizzarlo è semplicemente stupendo!
Lo immagino molto in stile Berserk, ricco di dettagli delineati in linee oscure ma allo stesso tempo sfuggente, provocando un pozzo di terrore che ribolle negli occhi dello spettatore. Il mostro della foresta è qualcosa di fondamentale, rendendo lo stesso romanzo avvolto da una densa patina di mistero.
Ci addentriamo in questo mondo sconosciuto, all’inizio delineiamo i contorni del villaggio per poi andare oltre. L'autore ci da piccole informazioni nei dialoghi e nei pensieri dei personaggi.
Pezzo dopo pezzo costruiamo la nostra conoscenza su questo mondo, che si preannuncia vasto. Un world building annebbiato di cui possiamo, però, immaginarci le linee, ricco di tanti popoli diversi: nakae, r’hori, virashi, oasaar, khyuuthi, mhawashi. E tra tutto, svetta il Palazzo del Sole Pallido, un nome risonante che ci rimane segreto, eppure, quel poco che abbiamo saputo racimolare intorno a ciò promette un’inquietudine complessa.
Ci sono tanti temi che volteggiano dentro il libro: rabbia, prevalsa, vendetta, sacrificio. Insieme alla voglia bruciante di opporsi ai potenti, uno dei temi fondamentali dell’impostazione della trilogia.
L'insignificante che si erge, pianta i piedi sul terreno e non ha voglia di arretrare, nemmeno di fronte al potere sfacciato delle Casate, nemmeno di fronte a dei pacificatori armati e senza nessuna morale.
C'è una bellezza rude in tutto questo complesso desiderio di combattere, sopravvivere, sfuggire. Rimandare anche solo di un giorno la disfatta, correre per tentare di aggirare il nemico, ridere sapendo si sfiorare la follia. È un miscuglio di emozioni che agguantano il lettore, lasciando sorpreso, strabiliato, desideroso di continuare.
Non smetterò di elogiare la grande capacità descrittiva dell’autore. Ci sono stati passaggi di narrazione descritti con una tale dovizia che mirano a scombussolare il lettore e allo stesso tempo trattenerlo nella sua prosa (sto ancora pensando alla lotta con la danzatrice del vento, semplicemente fantastica!).
Brividi di terrore, sì, ma che comunque ci rendono incapaci di staccare gli occhi dalle scene cruente. O forse, ci piace proprio per questo.
Un primo volume dove ancora brancoliamo nel buio, non sappiamo cosa si cela al di fuori del villaggio, ma che è riuscito comunque ad avere la nostra totale attenzione. Come se l’autore stesse invitando il lettore a seguirlo, mostrandoci cosa sia in grado di fare e dove sarà in grado di condurci.
Infatti, ci viene accennata qualche interessante caratteristica del mondo che l’autore ha realizzato: un qualche tipo di religione, il Credo del Cerchio, che sicuramente sarà un elemento di un certo peso nei volumi successivi. Così come la struttura politica che fa riferimento all’Alto, unita ad una struttura magica che ha già mostrato qualche sua capacità, rendendoci affamati (sono rimasta davvero entusiasta della capacità della veggente delle sabbie).
Gli stessi personaggi nel suo complesso sono stati presentati bene, promettendo un’ampia caratterizzazione. Insieme ad elementi che promettono un ispessimento di trama parecchio movimentata: la storia della deleomanzia, il suo potere complesso e deleterio che richiede sempre un prezzo da pagare.
C'è un’incertezza che incrina la volontà di alcuni personaggi mentre rafforza gli ideali di altri. È solo l’inizio e l’autore sapientemente getta i semi che vedranno i frutti nei prossimi volumi.
In particolare, sono assai curiosa dello sviluppo di Shai, che si prospetta un personaggio parecchio denso. In questo primo volume appare quasi ottusa nel suo voler proseguire il compito affidatogli dall’Alto, cieca al resto, anche se non priva di emozioni che tiene ben celate.
Credo sia uno di quei personaggi a cui assisteremo alla loro caduta, dove i propri ideali verranno infranti per poter diventare qualcosa di diverso, non più tenuta sotto controllo da desideri infantili di riconoscimento. Fremo di vedere come si evolverà la sua storia.
Negli ultimi capitoli del L’Occhio del Gufo si è invasi da un’euforia febbrile, assistere ai personaggi unirsi, combattere e resistere, mentre intorno a loro la violenza brutale macchi i ciottoli di Rakthan.
Un primo volume vincente, che soddisfa il lettore, le basi per un continuo ancora più intenso e rocambolesco ci sono tutte.
Questo libro stesso appare come una soglia e abbiamo appena varcato lo squarcio del velo. Siamo entrati in un luogo di potere, dove insidie, combattimenti e un lungo viaggio ci attende, insieme all’incrollabile certezza, acquisita durante la lettura, che sarà indimenticabile.
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