Epistassi
Autore: Stefano Cucinotta
Titolo: Epistassi
Trama: Dodici racconti horror ambientati in una Milano decadente, che fondono la tradizione gotica di inizio secolo alle suggestioni contemporanee. Epistassi: una piccola perdita di sangue dal naso, a volte innocua, a volte sintomo di un male più profondo. Proprio come queste storie. Ci troverete poco sangue, eppure ognuna di loro conduce a una fine terribile. C'è un trenino fantasma bloccato nel tunnel di un Luna Park. Un palazzo che si nutre del dolore dei suoi abitanti. Un vecchio perseguitato dall'ombra dei morti. Un ragazzino inghiottito da un pozzo. Un pranzo in famiglia che si trasforma in incubo. E poi creature dimenticate che nuotano nel Naviglio, antichi riti per la fertilità e cani che cantano la fine del mondo. Leggere Epistassi significa immergersi in un territorio oscuro che sta divorando le città che abitiamo e le persone che incontriamo ogni giorno. Nessuna ironia, né speranza, solo la riscoperta della più potente emozione umana: la paura che muove il mondo e tutte le cose.
Prezzo di copertina: 12,00 euro.
Recensione.
Una raccolta di racconti horror capace di entrarci sottopelle, con studiata cura, e giocare con le nostre paure più recondite... quelle che facciamo rimanere nel buio per non riconoscerle. Eppure, eccole lì, strisciano lentamente verso di noi con il desiderio contorto di avvilupparci tra le sue pagine.
Questo volume, di dodici racconti, ci rende ubriachi di storie differenti tra di loro ma allo stesso modo intimamente collegate, in quanto ci raccontano dell’indicibile che si avverte ma di cui non si parla mai. Del collasso, dell’oscurità, della cattiveria, del terrore, degli spasmi finali prima di soccombere alla follia.
La penna dell’autore è piena, scorrevole e sa condurci ovunque lui voglia, che sia un luna park, le viscere della terra o inghiottito in un Palazzo.
Ha una narrazione versatile, capace di adattarsi bene al ritmo proprio della storia che cinge a raccontarci: calzanti, lenti, agonizzanti, voraci... esploriamo ogni curva.
Molti dei racconti presentano una calma apparente, come a volerci indurre ad entrare nelle loro storie innocue, ma basta una frase, uno sguardo, un’insignificante increspatura, è tutto si trasforma. Il mostro salta fuori, il sorriso si tramuta in un ghigno, una sensazione orrenda inizia a contorcerti le viscere. Siamo incapaci di staccare lo sguardo.
Uno dei punti focali credo sia proprio questo, l’attenzione dei dettagli, all’apparenza ordinari, che hanno la capacità di poter stravolgere ogni cosa. Il qualcosa di fuori posto che ci fa inciampare all’interno della storia.
C'è crudezza, violenza quieta e brusca, un’inquietudine indefinita che satura le pagine, conducendoci nella profondità di questi racconti. Forse, la loro potenza sta proprio nel farci vivere sprazzi di qualcosa più grande che riesce a coglierci impreparati e avidi.
Vediamo brevemente i racconti da più vicino:
La fessura sul muro. Un racconto che ci conduce in una Milano grigia, incrostata, quasi inconsistente. Una fessura sul muro che conduce alla follia o forse il confine labile di qualcos’altro. Non lo sapremo mai con certezza, mentre il racconto si esaurisce, ed è proprio la possibilità del tutto o nulla che ci macera dentro.
Il trenino fantasma. Siamo dentro un luna park ordinario, dove c’è una particolare attrazione chiama il trenino fantasma, che entra in un tunnel apposito. C'è un blackout e la gente rimane bloccata al suo interno per un’ora. Eppure, in qualche modo, quel piccolo ed insignificante trenino sgargiante si muove, veloce; attraversa le vite e rivela squarci di futuro. All'uscita, nessuno sarà più lo stesso. Poche pagine che sono riuscite a trasmettermi un’angoscia indefinita che gela la pelle.
Invito a pranzo. Uno dei racconti che mi è piaciuto di più, per mero gusto personale. Una scena normale quello di un pranzo di famiglia... ma ovviamente, mentre il lettore si addentra è consapevole che qualcosa dovrà accadere. Questa consapevolezza spinge, fin dalle prime battute, a percepire il racconto in una luce cristallina che attende solo lo scoppio. E mentre leggiamo, l’ansia cresce per i dettagli di contorno che sono fuori posto. L'adrenalina ti accarezza perché sai che stai arrivando a quel punto. Misterioso, cruento, che risveglia sensazioni e paure ataviche. Bellissimo.
Il ragazzo caduto. Questa storia evidenzia, inizialmente, la paura recondita di finire tra le viscere della terra, ma l’autore lo tramuta in altro, in una di quelle paure così abissali e oscure che non hanno un vero nome. Il racconto si dipana gradualmente, approfondendosi ad ogni rigo, mi sono ritrovata incapace di smettere di leggere. Un bambino è rimasto incastrato dentro una fessura sul terreno in un bosco. C'è una fatica asfissiante che riempie le pagine mentre l’autore ci srotola questa sinistra vicenda. Il nocciolo principiale, però, appare essere qualcos’altro. Qualcosa di inimmaginabile e veritiero che ci scuote, non lasciandoci vie di scampo.
Capelli rossi. Un racconto particolare e angosciante. Le descrizioni lucide riescono a rendere vivida l’intera vicenda che ha dei contorni ben definiti, oltre dei quali non ci è concesso andare.
Il secondo bambino. Storia grottesca ai bordi della razionalità, colmo della quieta disperazione che può riempire le persone. La capacità narrativa qui è intensa di contrasti, che ci aiutano a percepire l’atmosfera propria della vecchia casupola dove questa coppia va, tentando di trovare un rimedio alternativo per concepire. Disposti a tutto, davvero. Il resto è una discesa tortuosa in qualcosa che si vuol fingere di non ricordare.
Alba sul fiume. Un racconto che senz’altro non ti aspetti, capace di regalarti un lungo brivido che non vuoi ben analizzare. Equilibrio che si deve mantenere, disposti a rituali macabri che in realtà sono davvero intessuti bene nella nostra società odierna. Disturbante.
La porta. Il racconto più breve dell’intera raccolta, capace, però, di sconvolgerti in poche battute. Scene indelebili che si aprono senza chiudersi mai più.
Il palazzo d’autunno. Un racconto che mi è piaciuto molto, incentrato su un palazzo, appunto, dentro Milano. Un palazzo che sembra svettare oscuro e massiccio, denso di ombre e cattiverie nascoste dietro le loro porte. Il protagonista di questa storia, dopo una serie di eventi, ne sarà attratto fino a divenire un’ossessione febbrile. L'edificio, come scoprirà cercando di risolvere l’arcano, attira e si ciba di dolore.
Notturno con i cinghiali. La vicenda più raccolta ed intima del romanzo. La prosa è magnetica, così come lo squarcio di storia che intravediamo, piena di poesia e disillusione. C'è, ovviamente, in sottofondo sempre quella nota d’inquietudine che riesce a far stridere ancora di più quello che stiamo leggendo, un racconto oscuro, sorpreso, denso.
L’ombra dei morti. Questo racconto esplora una paura conosciuta da tutti, recondita e in età adulta quasi mai esternalizzata, la paura delle ombre. Ombre che sembrano allungarsi, modellarsi, capaci di celare qualcosa. Ascoltiamo la storia di un vecchio ad un altro passeggero, bloccati in un treno al centro di una bufera. Un'agitazione lieve serpeggia attorno a noi, attendendo il momento giusto per colpire, riuscendo a centrarci con una distorsione di emozioni buie, perenni e voraci.
Nelle gabbie. Il racconto finale che chiude la raccolta e ti sfalda con lentezza. Attila, il cane, che parla al suo padrone e conosce tante cose, troppe. E gradualmente ti fa distaccare dalla realtà, credendo di impazzire ma sai che non sei folle, solo...diverso. Giusto? La storia, senza dubbio, più disturbante.
Queste storie calcano il terrore umano che ha una miriade di sfumature differenti: oscure, piacevoli, orrende.
L'autore riesce a farcele vivere tutte, lasciando a noi la libertà di essere colpiti da quelle che più ci scuotono dentro.
Ecco, dunque, il titolo. Epistassi sono le perdite del sangue dal naso. Improvvise, inspiegabili, che suscitano da chi li vive un picco di paura irrazionale che va diminuendo, man mano che si prende lucidità su ciò che è accaduto. I racconti del libro prendono vita in quei pochi ma interminabili istanti dove la razionalità è bandita e il colore intenso del sangue è l’unica cosa che riesci a vedere e percepire.
L'autore gioca con i confini, tra il reale e l’orrore che preme per entrare, attraverso l’immaginazione, la paura, una forza antica. Scava tra le cose buie del mondo, nascoste, in quella penombra dove tutto può divenire reale.
Questo volume può essere vissuto come il gioco infantile di acchiapparella. Alcune storie riescono solo a sfiorarci prima che riusciamo a metterci in salvo, altre, invece, ci agguantano. O forse, ci lasciamo prendere volendo assaporare quel brivido d’ombre che la luce non riesce a dare.
Bellissime e terribili, le ho adorate.
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