Il palazzo del Sole Pallido. Trilogia del sole pallido vol 2

 


Autore: Andrea Butini

Titolo: Il palazzo del Sole Pallido. Trilogia del sole pallido vol 2

Trama: Dopo ciò che è successo, il villaggio di Rokthan non potrà mai tornare alla normalità. Sorin deve fare i conti con il potere che si cela nel suo sangue, ma soprattutto deve trattenere la rabbia nei confronti di coloro che gli hanno rovinato la vita. Avrà occasione di scatenare la sua furia, ma prima deve comprendere la deleomanzia; in caso contrario, il rischio di distruggersi e perdere tutto sarebbe troppo alto. Neth e Victor devono trovare un modo per aiutare i sopravvissuti mentre attendono che il Maestro si risvegli: le sue condizioni sono critiche, e neanche Mali saprebbe dire quando il vecchio potrebbe rialzarsi. Luin si mette in viaggio da solo per Vanhorn: ha capito ciò che deve fare, e infiltrarsi nel Palazzo del Sole Pallido è l'unico modo per avere successo. Shai fa ritorno dall'Alto e dalle Casate, sicura di ottenere, adesso, tutto il rispetto che merita. Ma le sue speranze e convinzioni potrebbero vacillare al cospetto dell'Alto e di suo padre. Cosa stanno tramando davvero le Casate? Chi si cela dietro la maschera bianca dell'Alto? Riuscirà Sorin a controllare la deleomanzia e ottenere la sua vendetta?

Prezzo di copertina: 17,00 euro.

Recensione.

Secondo volume della trilogia dark fantasy firmata da Andrea Butini. 
Sarò di parte, ma ho sempre amato i libri intermezzi delle trilogie o saghe, siamo già immersi nel mondo narrato ma siamo ancora lontani dalla conclusione della storia; dunque, ci godiamo il viaggio sapendo che ne vedremo tante durante il percorso, ed è proprio quello che accade qui. 
Ricomincia immediatamente dove avevamo lasciato i nostri personaggi, come se il tempo non fosse mai davvero trascorso. Ripiombiamo subito a Rokthan, il villaggio ai confini della foresta che abbiamo imparato a conoscere. 
Siamo alle prese di ricostruire, tentare di mettere insieme i pezzi, togliere le macerie, reprimere i brividi, ancora sconvolti e feriti dall’opera del Noctus. C'è una tranquillità apparente nell’aria che trasporta ancora il sentore della tragedia vissuta. 
In questi primi capitoli si respira una disperazione che si agguanta alle ossa, un dolore mordace che pare consumarti, lentamente. Tutto appare perduto, distrutto, inutile. 
Una pesantezza attanaglia le viscere di fronte ai personaggi che tentano di rimanere a galla, guardando al futuro, chiudendosi in un mutismo, tentando di capire quale possa essere la prossima mossa. Sorin spera che le sue ferite si richiudano presto per poter inseguire la moglie rapita dalla Esecutrice; Elin tenta di non sentirsi colma di paura ed impotente; il nostro conciliatore cerca di rimettersi in piedi, e Victor tiene tutto in piedi, ritto ed inflessibile...eppure, c’è una fragilità che si insinua dentro i personaggi, come se l’incontro con il Noctus abbia creato delle crepe in un muro perfetto. Spiragli di debolezza, desiderio, rivincita. 
L'autore riesce bene a sviscerare la crudezza di emozioni che sembrano rilucere, forse proprio per l’angoscia insita. In tutti i personaggi rimescola una quieta rabbia che viene governata, a stento, dall’esigenza di elaborare un piano. Di fare qualcosa. Di muoversi. Di non lasciarsi soccombere. 
Lo sconforto pesa tra le loro membra stanche, tra case distrutte ed una paura che non si lava via. Sorin deve necessariamente comprendere il potere della deolomanzia, come funzioni la dissolvenza, il cercare di avere una parvenza di equilibrio, prima di poter andare a riprendersi Céline e piangere la morte del figlio, Jas. Victor abbraccia la sua ombra ed il suo passato, pronto a farsi strada con la violenza, stavolta, per proteggere. Neth ha la mente schiarita sul suo obiettivo, non ha più tentennamenti, sa cosa fare per poter entrare nel Cerchio e ricongiungersi con la moglie, prima o poi. Luin, d’altro canto, è libero. Esaltato dal suo nuovo ruolo, senza dover dare conto a nessuno, finalmente potendo essere chi stringe il manico. Ubriaco di una nuova violenza che gli permette di prevalere. 
La promessa di brutale violenza che riempie l’inizio è pronta a schiantarsi tra le pagine. Ne avvertiamo il respiro trattenuto, la mano che stringe l’elsa, i vermi che formicolano dentro la nuca sussurrando desideri contorti. Arriva. 
La soglia di Rokthan ha resistito... per adesso. Ma altre Soglie sono state aperte. L'Abisso incombe e il Palazzo del Sole Pallido deve svettare come l’unica promessa di protezione e salvezza, in quanto ciò che aspira l’Alto è ripristinare la sovranità totale, proprio come regnavano i vecchi Virashi. 
In questo secondo volume i nostri orizzonti si dilatano, usciamo dai confini di Rokthan e ci avventuriamo fuori. Verso Vanhorn, al Palazzo del Sole Pallido. Ma anche verso le paludi del Mhawsh e verso i ghiacciai splendenti e pericolosi dei Khyuuti. 
Ed eccolo. Lo vediamo attraverso gli occhi di Shai: una terra rigogliosa e promettente, e al centro, sul colle che spicca nel panorama come a voler sottolineare la propria particolarità e superiorità, ecco che spicca il Palazzo. Si erge come la roccaforte dei potenti che tende la mano al debole. Le sue ombre lunghe proteggeranno chi sta sotto loro. Eppure... eppure, c’è un brivido che ci scuote. 
Troppa lucentezza, troppo fasto, come se qualcuno si stesse impegnando sul serio ad accecare di proposito gli occhi di chi guarda. 
Cosa si cela tra le mura del Palazzo? 
Il lettore è incantato. Qui dentro scopriamo segreti fitti che serpeggiano tra le Casate, votate fedeli alla volontà dell’Alto. Tre sono le Casate: Thu’Rei, Hadel e Teeles; subdole, assuefatte dall’aurea di perfezione dell’Alto. E anche l’Alto è denso di mistero, totalmente ricoperto di bianco e forme perfette, indossando una maschera, la sua voce sembra non avere sesso né età. 
Ed eccolo di nuovo, quel brivido vago di qualcosa fuori posto. Qualcosa che è messo davanti ai nostri occhi ma non riusciamo bene ad agguantarlo. Scopriamo qualcosa in più sui meccanismi della deolomanzia, e a Palazzo, sede delle Casate, vedremo come il potere dei deleomanti si differenzi a secondo delle persone...disposte a pagarne il prezzo. 
La narrazione è un tripudio di meraviglia ed orrore che riesce a tenerci in ostaggio. L'ampia prosa narrativa sa essere veloce, densa, quieta... pronta allo scoppio improvviso. C'è una nota onnipresente di brutalità che rende tutto sempre più arzigogolato. Ne avvertiamo i bordi taglienti con gioia, il desiderio della lama di avere sangue, di incoccare una freccia, di consumare carne. 
Come avevo già preannunciato nella recensione del primo volume (qui per leggerla) la religione del Cerchio di Luce, accennata ne “L’Occhio del Gufo”, qui ha una ridondanza maggiore. La religione si basa sul credo che se si fa del bene ti verrà tornato bene e viceversa. 
La religione, avremo modo di notare, è l’estensione della volontà stessa dell’Alto, che svetta su tutti con un controllo definitivo su tutte le sfere sociali, politiche ed emotive. Al Credo è affidata la cura del Palazzo, che si dividono in diverse mansioni, i Pacificatori, invece, hanno il compito di proteggere le mura e mantenere l’ordine al suo interno. Ci rendiamo conto di come ci sia una divisione non solo di ordini ma anche di superiorità e inferiorità. 
Tutto viene attraversato da questa disuguaglianza, da questo bisogno di continuare ad avere questa differenza dove sembra poggiare l’intero potere che l’Alto amministra. 
Questo secondo volume è brutale in maniera più sottile rispetto al primo volume, eppure, la sua portata è cento volte più devastante. Siamo all’interno del Palazzo, dove mura ariose sembrano chiudersi sui personaggi come se fossero gabbie...e forse, per alcuni, lo sono. C'è crudeltà, asprezza, sotterfugio, abilità, inganno, desiderio di far del male. Chi non ha potere verrà schiacciato, il Palazzo e le Casate sembrano gridare incessantemente questo. 
Ma sarà davvero così?
E anche chi credeva di avere una parvenza di potere, conquistata duramente, si ritrova a tremare di fronte al proprio padre adirato, che la costringerà a riprodursi. Spogliandola di qualsiasi merito, facendola sentire solo carne, odiata. Solo un oggetto per poter ottenere qualcosa di più grande. 
C’è un contrasto di emozioni che ci assalgono da ogni dove e l’autore è stato bravo a farceli percepire, senza doverne accentuare. 
Nel mentre le ombre si allungano. 
La Soglia verso Virashi è stata spalancata. i Noctus sono passati dal loro Abisso, assetati di caos, si trascinano promettendo morte e oscurità. E dopo il primo volume siamo consapevoli della distruzione e del terrore viscido e indelebile che i Noctus portano con loro. 
Il cuore si stringe in una morsa al sol pensiero di incontrarne qualcun altro. C'è un senso di gelida fatalità e caldo rischio che permane le pagine, in cui i nostri personaggi sono portati a fare delle scelte, a non tentennare, perché rimanere fermi vuol dire sconfitta. 
Il ritmo della prosa si agita. La disperazione satura l’aria, insieme all’orrore, alle morti, al terrore, alla rabbia. Si è incapaci di staccarsi dalle pagine, e in certi passaggi narrativi si avverte il cuore in gola (ancora adesso pensandoci... quelle sensazioni si rinnovano). 
Ah, la bellezza di questo romanzo appare quasi indescrivibile. L'ampia scelta narrativa, personalmente, è la marcia in più che amalgama il tutto. Inganno, inquietudine, timore, astuzia, rabbia, danzano insieme, incessanti, intessendo la trama e delineando le strade che i personaggi andranno a percorrere, incapaci di alterare il loro percorso. 
E parliamo di questi personaggi che animano il romanzo. Come avevo precedentemente anticipato nella recensione del primo volume, i personaggi qui conoscono uno spessore che li rende ben caratterizzati, facendoli spiazzare. E non poteva essere il contrario...quando ci si mette in viaggio e soprattutto in gioco. Vediamone alcuni da più vicino: 
  • Victor, ah, uno dei miei personaggi preferiti in assoluto! Si sfrega addosso la quiete di cui si è rivestito per anni, rivelando l’acciaio sotto. Letale, affilato, indomabile. Il capo dei bastonatori di un villaggio anonimo getta via la maschera e torna nelle vesti feddre e maneggevoli dell’assassino (c’è una lunga scena di lotta che è indelebile nel mio cuore!). 
  • Shai, la fede incrollabile della nostra esecutrice inizia a vacillare, quasi con stupore: Shai è tornata vincitrice, eppure, sente di aver perduto tutto. Dovrebbe avere più potere, grazie all’elogio di sua Superiorità, davanti alle Casate...invece, si sente solo un infimo strumento che non ha controllo neanche del proprio corpo. Ma Shai deve resistere, lei è Superiore. Lei è... il dubbio inizia a macerarle lento, quasi come una dolce tortura a cui non si può sottrarre. E se togliamo i rivestimenti duri che Shai si è avvolta intorno rimane una ragazza impaurita cresciuta a forza tra i mostri che vengono venerati.
    Non c'è respiro. Pian piano l’esecutrice Thu’Rei si sfalda, stanca di doversi sempre mostrare fedele, convinta, ligia agli ordini dei Superiori, impassibile.
    Eppure, so con certezza che Shai è pure dura e fredda, sono sicura che tolte tutte le catene riuscirà a sbocciare in un modo feroce, non vedo l’ora di vederlo. 
  • Luin, un personaggio che riesce sempre a sfruttare la situazione e che a differenza di altri personaggi si è già liberato dai pesi e dalle catene. Rendersi debole agli occhi degli altri, farsi sottovalutare e continuare ad avanzare senza uscire dalla massa che lo cela. Astuto, violento, calcolatore, paziente. La sorpresa che non ti aspetti, la spinta che fa agitare la trama.
    Questo volume non fa altro che rafforzare la mia convinzione che Luin sia un personaggio chiave per l’intera trilogia. Dopotutto, è Luin che con le sue azioni apre e chiude il primo e secondo volume (questo mi fa pensare... aprirà e chiuderà anche l’ultimo volume?). 
  • Sorin è una pozza d’odio che ribolle in attesa di poter, finalmente, schiantarsi. In questo romanzo Sorin accumula e accumula, protendendosi al momento della rottura. Una feroce fiera che vuole cacciare e sfogarsi.
    Qui avvertiamo una discesa nell’oscurità, che si aggrappa alla flebile speranza di salvare la moglie, e questo desiderio annebbia i bordi della realtà, dando poco conto al resto. Tuttavia, mi piace moltissimo l’accoppiata con Frey, diversissimi eppure funzionano bene insieme. 
  • Frey, un personaggio assai peculiare. In questo secondo volume riusciamo ad intravedere la profondità del suo personaggio. Un po' folle, sì, ma forse è stata proprio la follia a tenerlo ancora saldo in mezzo a tutto ciò che ha dovuto subire. Frey è atipico, empatico, divertente, fanciullesco ma allo stesso tempo letale e pericoloso. Potrebbe ucciderti con un sorriso innocente.
La capacità di saper descrivere bene certi passaggi fondamentali, rendendoli vividi. Come la meraviglia cruda e folle di un uomo che combatte contro molti di più, anche se pensa di essere in un vicolo bui d’infanzia. Come una pazzesca e disperata corsa sulla neve con l’oscurità in arrivo, alle calcagna. Come una ragazza riesca a salire al terzo scalone in una sala circolare, un gesto che urla nel silenzio. o ancora, l’accarezzare lo shukri che rende una ragazzina terrorizzata meno impotente. 
Momenti che si incastonano nel cuore del lettore, riflettendo la buia intensità che sa di lotta, il continuare a conquistare anche solo un altro piccolo passo. Ed è questo il fulcro, come quelli dati per spacciati riescano a sopravvivere, un altro poco ancora. Un respiro, un giorno, importa saper continuare, non voltandosi indietro verso ciò che si sta lasciando. 
I moti che fanno girare la trama di questo secondo volume sono diversi ma collegati tra di loro, supportandosi e deviandosi a vicenda. Innanzitutto, l’odio e il desiderio di vendetta, dal sapore forte. Qui possiamo trovare Sorin, Shai, Gondal, Luin. 
Il senso di sopravvivere, tentando tutto con una disperazione composta di chi sa che l’alternativa è la disfatta. Qui troviamo il gruppo a cui fa capo il nostro conciliatore, Neth. 
Ma anche il voler far ammenda, il perdono è una strada tortuosa che non sembra avere fine, ed è il cammino, ad esempio, che si è scelta Mali, la cerusica. 
Ma soprattutto vediamo come i “deboli” vogliono far cadere dai loro scranni lucenti i potenti, facendogli assaggiare il putridume del basso. un senso di capovolgere che brucia dentro, rendendo resilienti gli inferiori...facendo attendere loro il momento giusto per colpire. Dove è più improbabile, da chi meno se lo aspettano. 
La genialità di questa impostazione non smette mai di emozionarmi. E mi piace il contrasto che ci fa vivere. da una parte c’è la perfezione del Cerchio di Luce e l’Alto che professa come la debolezza sia inutile e che verrà sradicata dalla perfezione e superiorità. Dall'altra parte, abbiamo, invece i deboli, gli imperfetti, quelli a cui non viene dato nulla e che eppure con astuzia e resilienza riescono a sconquassare la perfezione, a macchiarla, stracciarla. A capo di questa fazione, se così possiamo definirla, c’è il Maestro. 
E Il Palazzo del Sole Pallido è costellato da come i deboli riescano a prevalere sul potente, con astuzia, disperazione, con pazienza. Momenti da pelle d’oca (sì, Neth parlo di te!) dove la disfatta certa viene inchiodata, ad un attimo dal succedere. 
La sconvolgente meraviglia piena di violenza che sboccia, sentimenti forti e crudi che ti fanno annaspare. Inoltre, tante sono le varianti inaspettate che l’autore ha posto in questo secondo volume e che sicuramente avranno un risvolto nell’ultimo romanzo. 
Inutile dirlo ma ho amato questo secondo volume, confermando le aspettative che avevo. È riuscito ad incuriosire, ad approfondire ed estendere l’orizzonte del romanzo e ci lascia così. Sul baratro ad attendere l’ultimo volume.

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