L'Uncino di Pan
Autore: Franz Palermo
Titolo: L'Uncino di Pan
Trama: Cosa trasformò l’amicizia tra il capitano James Uncino e Peter Pan nella guerra più sanguinosa dell’Isola Che Non C’è? James, un gentiluomo condannato all’esilio, si è illuso di ritrovare la libertà perduta nella pirateria, come mozzo sulla nave del capitano Barbanera. Quello che ha ottenuto, però, è una vita sempre in fuga. Con la Marina alle calcagna, l’unica via di scampo per evitare la forca sembra un oscuro rituale che promette di trasportare la ciurma in un luogo irraggiungibile. Se solo si è disposti a pagarne il prezzo. Ma qualcosa va storto e il rituale riesce solo a metà. James si ritrova su un’isola oscura, legato a una ragazza che doveva essere un sacrificio umano, ma che per lui inizia presto a significare molto di più. Comincia così la disperata ricerca di un modo per tornare a casa. Braccato dalle creature che popolano l’isola e da quelli che un tempo erano i suoi compagni, l’unico aiuto per sopravvivere arriva da uno strano bambino di nome Peter… E James imparerà presto che non esiste un lieto fine sull’Isola Che Non C’è.
Prezzo di copertina: 16,99 euro (disponibile anche versione kindle unlimited a 4,99 euro).
Recensione.
Avete presente quando alcuni prologhi vi sanno conquistare immediatamente? Ecco, mi è successo con questo volume: sono rimasta incagliata fin dalle sue prime pagine.
È una sensazione un po’ inspiegabile, apri il volume e la tua realtà perde consistenza, sprofondi tra inchiostro e le venature di una storia che inizia a filare proprio davanti ai tuoi occhi. Mi sono ritrovata in una cabina, illuminata da ceri, in compagnia di un uomo tormentato, Uncino.
L’Uncino di Pan è una sorta di retelling sull’Isola che non c’è, che fa proprie le atmosfere e caratterizzazioni del dark fantasy.
Dico sorta di retelling in quanto l’autore è stato bravo a prendere gli spunti della favola e modellarla in qualcosa di nuovo e proprio, dove il lieto fine è un miraggio che si insegue... senza mai raggiungerlo.
E se vi dicessi che sull’Isola che non c’è non sia il luogo da favola che abbiamo sempre creduto? E se vi dicessi che capitan Uncino non sia solo un mero cattivo? Ho stuzzicato la tua curiosità, lettore? Ohibò, non hai ancora visto nulla. Seguimi.
Questa è una storia ricca di amicizia ed avventura che si tramuterà in tradimento e vendetta, che brucia come salsedine su una ferita mai chiusa. È una lenta discesa (o caduta inversa, direi) verso l’inaspettato dove magia, coraggio, sacrificio prenderanno svolte repentine dove tutto cambierà.
Ci troviamo sopra l’Adventure del temibile Barbanera, in Ocracoke, bloccato dalla Marina. Attraverso un oscuro rito magico e un sacrificio di sangue, scritto su un libro antichissimo, l’intera ciurma si ritroverà in un’isola sconosciuta e fitta di misteri. Popolata da selvaggi, fate, sirene ed altre creature... e c’è anche un ragazzino vivace che non vuol crescere mai.
La narrazione è intensa, avvolgente, estremamente scorrevole, ricca di una nota ridondante che è capace di scucire emozioni vivide e far vivere ogni anfratto di prosa. Davvero, certe metafore trafiggono con la sua potenza evocativa.
Sull'isola, il nostro protagonista, James de Craon, mozzo dello sloop ma adesso disertore, si ritroverà in compagnia di Priscilla, la nobildonna che ha salvato dalla sua stessa ciurma; insieme tenteranno di sfuggire ai pirati e trovare un modo che permetta loro di andare via.
Ma ecco che le cose iniziano inesorabilmente a complicarsi: sono su un’isola geograficamente ignota, i pirati di Barbanera tentano di continuare l’esecuzione dell’oscuro rituale catturando gli indigeni del luogo, e i nostri due fuggitivi non vogliono certo farsi acciuffare.
Dunque, appare naturale a James allearsi con i guerrieri indigeni cercando un modo possibile per prevalere sulla ciurma tentando di ritrovare per primi l’altra metà del tomo malefico, aiutati anche da Peter e dalla sua fata.
Ma i guai sono appena affiorati...
Adoro il fatto che l’Isola che non c’è appare sinistra in modo quasi impercettibile. C'è quel brivido d’inquietudine che afferra alcuni personaggi rendendolo manifesto. L'immaginario che scivola in luoghi bui e freddi dove le viscere si contorcono per le possibilità che potrebbero avverarsi.
Come ho già accennato le descrizioni sono vivide, ampie, di impatto ed invadono i cinque sensi. Puoi quasi avvertire il furioso sciabordio del mare, il gemere delle assi del vascello, la bellezza contorta dell’isola in un guazzabuglio di tante cose messe insieme, l’incanto di terrore nel vedere due lune palline sul cielo notturno che sembrano promette guai, gli occhi lucenti e verdi di una donna, il luccichio assetato di una lama sguainata.
Inoltrandoci nella trama avvertiremo che qualcosa inizia ad incrinarsi.
C'è una vaghezza di sbagliato che inizia a rafforzarsi in silenzio, mentre i personaggi tentano di risvegliare Atume Maatra, la Bestia coccodrillo, in grado di poter sconfiggere Barbanera e la sua ciurma perfida. Di contro anche Edward Teach sta tentando di piegare a sé la volontà del coccodrillo per poter avere, finalmente, ciò che desidera.
E sono proprio i personaggi del romanzo che ci mostrano le profondità inabissate celate nell’animo umano. Non c’è taglio netto tra giusto e sbagliato, tra bene e male, invece, ci troviamo in un territorio assai labile, irto di bordi acuminati e dolci pendenze, in questa landa si muovono i personaggi morally grey; c’è uno scandaglio di emozioni che scuoiano il lettore più avvezzo, mettendolo di fronte a scelte non facili, ponderazioni difficili da intraprendere e scelte che cambieranno il corso dell’intera trama.
L'autore è magnetico nello snocciolarci le capacità, gli estremi che i personaggi sono disposti a compiere pur di ottenere la parvenza di ciò che anelano.
E in L’Uncino di Pan sono le azioni che definiscono i loro personaggi.
Fin dall’inizio possiamo intuire come il personaggio di Jas sia complesso. Rifugge la piattezza tipica dei cattivi che devono esserlo per esigenza di trama. James si trascina una complessità che cattura l’attenzione del lettore: nascita nobile che dopo una serie di eventi e guerre si ritroverà ad essere un pirata in una ciurma piena di cattiveria e nefandezze.
Eppure, Jas, riesce a distinguersi per quel tocco di eleganza pudica e discernimento, decidendo di rischiare tutto pur di salvare una donna innocente. Un gesto che mette in moto qualcosa più grande di tutti loro.
Infatti i personaggi non sono come te li aspetti. Vediamone qualcuno da più vicino.
Peter, è un ragazzo assai esuberante, vivace ed impertinente. Vive la vita come se fosse una lunga ed infinita avventura spassosa, libero di poter giocare sempre. Incosciente, un po' perfido di quella perfidia che sa di egoismo e desiderio di averla sempre vita, e soprattutto appare intoccato dal sentimento grande e sfilacciato della paura. Di conseguenza, agisce in modo sempre inaspettato e... incontrollabile.
Priscilla, una nobildonna scozzese, è furia lieve che sa sbocciare a bisogno. Ha un carattere atipico di chi si aspetta la solita fanciulla mansueta ed ubbidiente. Capace, intelligente, mordace; ci sono tante emozioni che la animano rendendola di impatto senza appesantirla nella narrazione.
E James, ah che dire! Turbolento dentro anche se cerca sempre di dare una facciata di pacata tranquillità. Il passato sembra inseguirlo, insieme ai ricordi d’infanzia e il disagio deludente nei confronti del padre. Tutto un insieme che lo conducono a diventare mozzo di Barbanera.
Eppure, James aveva solo bisogno di respiro, lasciandosi la possibilità del probabile ritorno tra i civili della società. Un momento sospeso per non doversi preoccupare di essere.
Il nostro protagonista perde la bussola, lasciatemi passare il termine, non sa più chi è e ha paura di scoprire cosa potrebbe diventare. Il suo incespicare è descritto in modo così intimo e sentito che lo rendono estremamente reale, quasi da poter sfiorare i suoi riccioli neri o essere trafitti da occhi di ghiaccio che trattengono una miriade di emozioni.
Ma le scelte che compie James sono importanti ed aiutano a levigarlo. Un cuore che brucia di tante emozioni, fredde e calde, capaci di dargli uno spessore meraviglioso.
Il rapporto tra James e Priscilla è autentico bisogno, la necessità di avere l’uno per l’altro. Trovarsi in un’isola misteriosa ai confini della realtà porta ad aggrapparti a qualcosa, con un’urgenza che si avverte nella propria pelle.
Priscilla è il bisogno di James, l’unica persona che può redimerlo da tutti gli sbagli che ha compiuto. E James, per la nostra scozzese, è un’ancora, un appiglio sicuro in un mondo che sta scendendo nella follia. Ma non solo, a legarli sembra esserci qualcosa di profondo, intimo, colmo, che straborda nello sfiorarsi.
Ma c’è anche un altro rapporto fondamentale all’interno del romanzo, ovviamente sto parlando di Jas e Peter. Il motore che porta avanti la trama.
James si affeziona moltissimo a questo giovane scalmanato e birbantello, gli insegna la scherma e lo tratta con una dolcezza dura che pare sbriciolarsi nei momenti giusti.
Di contro, anche Peter si lega a lui, vedendolo come una figura importante... il pensiero che gli dà la spinta per volare. Ma, nonostante ciò, la loro connessione è irta di incomprensioni e differenze incolmabili. Che preannuncia una frattura ineluttabile.
I temi presenti nel romanzo sono il carburante che spinge i personaggi nel loro vortice. Troviamo, innanzitutto, la possibilità di redenzione, elemento fondamentale all’interno del libro, ma anche come la meschinità degli uomini sia senza fondo; la bramosia di libertà che ogni personaggio tenta di agguantare; la magia che preme i contorni dell’isola in una penombra in cui può avvenire tutto; la nostalgia che qui è come il mare, risucchia e si infrange, in un moto incessante.
La crudeltà che si mischia a qualcosa di inevitabile che, eppure, si cerca di contrastare con tutte le forze ed il fiato rimasto.
E l’amore si trascina all’interno del libro, ma è un sentimento pericoloso, che nasconde bene le sue insidie, soprattutto sull’isola di Aengus...
Ma non solo, c’è tanta tensione che si propaga nell’aria che viene alleggerita da momenti pieni d’avventura e di esplorazione.
A questo proposito, mi è piaciuto moltissimo l'appendice, che si trova a romanzo concluso, dove l'autore da un veloce excursus sull'opera di Barrie e alcune considerazioni finali.
Ah, le emozioni mordaci che agguantano il cuore del lettore!
Il brutto sapore del rimorso che non si riesce bene a mandare via, il terrore che attanaglia le viscere, la sicurezza di stringere una sciabola tra le mani, il desiderio che sembra avere ciocche scarlatte agli occhi di James, il senso oscuro di attesa dello scoppio, inevitabile; ed eccola la rabbia che esplode e macera dentro l’anima, ribollendo.
Davvero, si avverte tutto.
Gli eventi precipitano da altezze da capogiro. E il lettore ha la tagliente consapevolezza che alcuni nodi fondamentali dovranno accadere nel corso della trama, nonostante ciò, ci ritroviamo a trattenere il fiato quando accadono.
C'è maestria, ingegno, intensità, che scandiscono (tic...tac...tic...) scene strazianti e bellissime.
Ed ecco, come si inabissa James de Craon ed emerge Uncino. Guastato, avvelenato, pieno dal desiderio contorno della vendetta, l’unico intenso sentimento che adesso è in grado di riempire il vuoto incommensurabile che ha lasciato l’amore strappato, rubato, inghiottito.
La scelta persuasa di lasciarsi bruciare alla dannazione, un dolore che appare sopportabile e di gran lunga ben accetto piuttosto di avere i rimasugli inquinati di un sogno squarciato.
Che gran personaggio! L'autore è stato in grado di sviscerare ogni suo bordo, pieno di contraddizioni ed turbamenti.
Ho semplicemente amato questo romanzo. La storia è originale e piena di elementi dark che la rendono avvincente, con personaggi ben delineati e contrastanti... ma l’ampio respiro che dà la prosa narrativa è, personalmente, la caratteristica che riesce a dare un maggior pregio all’intera opera. Diventando indelebile nel cuore di questa lettrice. Leggete questo libro!
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