Una promessa di Peridoto
Recensione
Il secondo volume della trilogia The Sacred Stones finalmente è qui! Tenetevi forte, perché vi aspetta un volume pieno di accadimenti, ma procediamo con ordine.
Ritorniamo ad Evendell, dopo i tragici fatti, che avevano concluso il primo volume, avvenuti alla Cala delle Sirene.
Siamo sulla nave diretti a Citrino, tentando di avere un momento di respiro nell’angoscia palpabile. Arwen è distrutta, devastata dalla perdita della madre, dalle scoperte su di sé e soprattutto dal cocente tradimento di Kane.
Questo volume è un romantasy intenso dal doppio pov che ci farà vivere ogni suo antro. C'è tutto: la parte avventurosa, piena di sfide, la caratterizzazione dei personaggi che prosegue, eventi ricchi di sorprese e svolte peculiari. E ovviamente, la componente romance vi farà uscire di testa!
L'autrice non si è risparmiata: c’è una lenta seduzione che striscia in questo volume, caricandosi ad ogni suo passo, fino al momento dello scoppio. È presente anche lo spicy (certe pagine raggiungono picche di calore altissime!), sebbene la componente che ho più amato è stata, sicuramente, la costruzione della tensione tra i nostri protagonisti. Una tensione che si può quasi toccare con mano, proprio per la sua intensità... che non perdona.
Rispetto al primo volume, qui ho notato una maggiore sicurezza nel narrare gli eventi, siamo nel pieno della trama e ne diventiamo acutamente consapevoli.
Affezionata a questa storia è stata una gioia ritrovare i personaggi dove li avevamo lasciati, come se il tempo non fosse mai passato, l’esuberante Mari, il serioso ed ermetico Griffin (anche se ammetto che Dagan mi è mancato più di tutti!). E ovviamente i nostri due protagonisti, il Re di Onice, Kane Ravenwood e Arwen, la guaritrice che ha da poco scoperto di essere la fae di sangue puro di cui parla la profezia per poter sconfiggere il temibile Lazarus.
Ah, lettore, fin da subito si avverte una tensione tra loro due, che non farà altro che crescere... e non può essere altrimenti, c’è troppo di non detto che vortica loro intorno.
Con queste premesse i nostri viaggiatori arrivano sani e salvi ad Azzurrina, la particolare capitale del regno di Citrino, protetta dalla magia di Pelagus, una magia assai antica.
A questo proposito, voglio ricordare che all’interno nel world-building creato dall’autrice abbiamo, per ora, tre diversi tipi di magia che l’autrice riesce bene a gestire e a differenziare: la magia di Pelagus, che ha la caratteristica dell’alone appunto azzurro; il Lumen tipico dei fae, che attinge la sua energia dagli elementi circostanti, dal sole, dalla terra, dal legno, ed è un’energia che si può immagazzinare ed esaurire; infine, la magia portentosa delle streghe, che è inesauribile, basta solo saperla usare e attingere dalla propria dinastia.
La profezia pesa come una cappa oscura intorno ai nostri protagonisti e occorre trovare la Lama del Sole, l’unica spada brandita dalla fae di sangue puro sarà in grado di mettere fine al potente Lazarus, sacrificandosi.
Viviamo brevemente la corte di Azzurrina, luccicante e sfarzosa in aperto contrasto con l’austerità del palazzo Shadowhold (che abbiamo iniziato ad amare nel primo volume). Tuttavia, il tempo per riposarsi è poco. La profezia che parla della Lama del Sole li condurrà nella Caverna del Mietitore, vicino la città di Frogeye, a Peridoto...adesso una zona nemica, presa dai soldati di Ambra. Devono muoversi con cautela, il gruppo si forma: Kane, Arwen, Mari, Griffin e il principe di Azzurrina, Fredik.
Il viaggio è appena iniziato ma è già sormontato da insidie e pericoli per i nostri personaggi. La dinamicità del gruppo unita agli eventi vorticosi della storia farà divorare pagine su pagine ai lettori. Ed è proprio il bisogno di scovare la spada che smuove la trama, rendendolo un volume mai statico: la ricerca spingerà i nostri personaggi ad attraversare numerosi luoghi di Everndell, grotte insidiose e vive, manieri di streghe potenti, giungle ricche di insidie.
Tutto per inseguire la profezia e cercarne disperatamente di sbrogliare la sua matassa, in un modo o nell’altro.
La narrazione è ricca e fin troppo scorrevole (penserai di essere ancora all’inizio ma invece sei già a metà romanzo, sigh), capace di agguantarti saldamente agli eventi che si srotolano di fronte a noi, riuscendo a rendere immersiva l’intera vicenda.
Le descrizioni sono caratterizzate al punto giusto redendosi evocative senza eccessi, potevo quasi passeggiare io stessa tra le vie dei colori intensi di Azzurrina con quel onnipresente odore di salsedine a stuzzicarti la lingua, mentre seguivo Mari e Arwen nella loro esplorazione. O la bellezza cupa di Valdirupe, sentire il vento che increspa le onde della città costiera. E ancora, ritrovarmi nell’ecosistema proprio dell’Isola di Cicuta, con le sue ombre e alberi intagliati, labirinti di ponti ed edera, che però nasconde un’oscurità tenebrosa che si cela nelle sue viscere.
E parliamo anche dei personaggi che animano questo secondo volume. Innanzitutto, ho un debole per la carta sempre avvincente del dual pov, in quanto ci permette di andare davvero a fondo nella vicenda, scandagliarla attraverso i suoi personaggi. Avvertire tutto l’ammasso inesprimibile che prova Kane (i suoi pensieri non filtrati sono semplicemente savage!) nei confronti di Arwen , ad esempio, è una splendida tortura a cui ci sottoponiamo con piacere.
E Arwen riesce a farci vivere ogni sua singola emozione con una crudezza che non si può limare. Il destino dell'intera Evendell pesa sulle sue spalle, insieme alla paura e al desiderio inespresso di attaccarsi alla vita, nonostante tutto. E al centro della sua tempesta troviamo il Re di Onice, con i suoi occhi d’argento che sembrano pozze di metallo pronte a riversarsi su di lei.
Davvero, l’autrice riesce a gestirsi tutti i personaggi, sia quelli di contorno che i secondari, ovviamente parlando di personaggi secondari ci riferiamo a Mari, vivace ed intelligente, e Griffin, scostante e leale, i preferiti a mani basse, che sono adorabili insieme. (Griffin l'abbiamo capito tutti che sei innamorato di una certa strega).
Ma parliamo anche dei nostri protagonisti:
- Kane, selvatico, tenebroso, altero, irrequieto, morally grey a tutti gli effetti, eppure, nei confronti di Arwen smussa i suoi bordi. Devoto, affettuoso, intraprendente, emotivo...riusciamo a vedere ogni sua diversa sfumatura, consapevoli di una caratterizzazione che continua a svilupparsi.
- Arwen, la giovane guaritrice timida ed ingenua non esiste più. Gli eventi l’hanno mutata, temprata, adesso è la fae immortale su cui pesa la profezia che metterà fine alla sua vita per poter sconfiggere il temibile Lazarus. Arwen fugge da ogni relazione e attaccamento alla vita, in lei c’è un nucleo di dolore e sensi di colpa angustianti. Ma Arwen si ricorderà di essere anche altro: coraggiosa, intelligente, testarda, risoluta. E si scoprirà potente mentre la Lama la richiama a sé. C'è un bellissimo processo di consapevolezza in Arwen in questo secondo volume. E la speranza inizierà di nuovo a sfiorarla timidamente.
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