Stellaria
Recensione.
Stellaria è uno space romance autoconclusivo con dual pov, un romanzo con una trama solida e dinamica unita da due protagonisti che sono il fulcro fondamentale della storia, capaci non solo di emozionare ma soprattutto abili nel farci vivere sulla nostra pelle la sensazionale avventura che sono in procinto di iniziare.
Non fate lo sciocco errore di prendere la dicitura romance come una prerogativa superflua. Stellaria è un romanzo assai valido soprattutto perché la componente romance non oscura né la trama né i suoi personaggi, riuscendo invece a dargli quella spinta in più che rende la lettura estremamente suggestiva e avvincente, unita ad una vivacità e azione che più di una volta ci farà avere il cuore in gola.
Allacciate le cinture, perché sarà un viaggio indimenticabile.
Questo space romance è ambientato in un futuro lontano, dove la Terra non è più abitabile e vige il Concordato caratterizzato da umani di stirpe primaria di derivazione terreste che hanno colonizzato lo spazio. Come scopriremo presto, però, la specie umana non è l’unica razza di questo world-building.
Immediatamente, dalle prime battute, l’autrice ci ha già risucchiati nella sua storia, facciamo la conoscenza di Faith Morgan su Exodus, un enorme avamposto orbitale, e possiamo quasi avvertire l’odore forte di carburante, le luci e gli ormeggi che luccicano nello spazioporto gigantesco, la gente stanca che va di fretta, il via vai delle navette.
I protagonisti di Stellaria, Faith e Dak, sono personaggi tormentati, fin dall’inizio questa impostazione appare chiara.
Faith è appena tornata dal suo incarico, stanca e cigolante deve immediatamente fare i conti con il fratello, Jesper vivace e scalmanato, che è finito in prigione (di nuovo). Ha appena messo piede su Exodus che già deve pagare i fidi, crediti, per scarcerare il fratello e dunque trovare in fretta un altro impiego. La spossatezza che la riveste ci colpisce con una facilità inaudita.
Dak, invece, in fuga approda anche lui sulla Exodus, portando con sé il peso di un segreto assai pericoloso per tutto il Concordato, trovandosi di fatto in un limbo assai difficile: per la sua razza serak è un traditore ma per gli umani è solo e semplicemente un serak violento di cui non ci si può fidare. Dunque, utilizza un distorsore per nascondere i tatuaggi identificabili della sua specie, spacciandosi per umano.
In questi primi capitoli l’autrice ci dipinge un futuro in contrasto: da una parte abbiamo scintillanti navi capaci di avventurarsi nello spazio profondo insieme a gente di accademia che profuma di privilegi, dall’altra parte, e in questo caso Exodus ne è l’esempio cardinale, troviamo la dura realtà della maggioranza della popolazione, fitti negli alveari, grandi palazzi fatiscenti in un ambiente malsano dove l’aria pulita e verdi luoghi è solo un miraggio flebile, accecato da luci e dall’odore penetrante del sint.
La narrazione è corposa e ampliamente introspettiva, riesce a scavare dentro i suoi protagonisti con facilità, riuscendo a renderceli vividi.
La penna scorrevole e sagace dell'autrice ci fa avventurare nelle trame della storia con prodezza, coinvolgendoci molto nella vicenda di Faith e Dak, rendendoci incapaci di non pensare a loro anche quando non si sta leggendo (tratto da una storia vera, questo libro è diventato la mia ossessione giornaliera).
Per una serie di avvenimenti entrambi i nostri protagonisti si imbarcheranno sulla Chevalier, insieme a Jesper, come elettromeccanico e Miranda, specialista di carico. Appare chiaro, dunque, che Faith e Dak collideranno tra di loro.
Faith è stata ingaggiata per essere pilota di una delle lance presenti. I gradi di comandante che Faith ha perso dopo l’incidente di alcuni anni fa e tutto ciò che ne è derivato, sono un macigno che trascina costantemente, ricordato dalla protesi al kritanio al posto della gamba persa. Ma non solo, Faith ha accettato di imbarcarsi sulla nave soprattutto per tentare di scovare una traccia sull’incidente di tre anni fa, qualcosa che riesca finalmente ad ammettere che ha avuto ragione ed è stata ingiustamente punita.
Dak, si trasforma nel tenente Dan Raiden, un superflare, ovvero un mercenario, che si imbarca sulla Chevalier per potersi avvicinare al suo vero obiettivo: arrivare a Primordia, avvolto da una leggenda di cui si racconta che i Canti di quel pianeta fossero velenosi per la sua specie, di fatto diventando l’unico luogo sicuro dalla regina Akra.
Scopriamo che Faith è una (oserei dire LA) pilota eccellente nella caccia dei metalli a cui assegnano la lancia Athenais. La vita sulla Chevalier non è facile, soprattutto per le cattiverie che gli altri componenti dell’equipaggio le riservano, la storia sul suo declassamento sussurrata tra i corridoi, sguardi carichi di animosità le pesano sulla nuova divisa blu del Concordato, attrezzatura scomparsa e alloggio scadente, tutto sormontato dalla condanna che ogni persona le indirizza, dove le morti dell’incidente avvenuto sulla Skyblue di anni fa le pesano addosso.
Ma Faith affronta tutto il risentimento con una forza incommensurabile. Dopotutto, ha un obiettivo e il desiderio, sempre agognato, di tornare a pilotare una nave. Così rispolvera la sua forza d’acciaio e una tempra che non si è mai spezzata, deve solo ricordarsi di averla.
La prosa ricca e dettagliata è il cuore pulsante della storia, l’energia che riesce a far funzionare tutto in maniera ben oliata: personaggi ben caratterizzati, una trama sci-fi che ci fa sognare ad occhi aperti e uno sviluppo di eventi che riesce a dare manovra di crescita e approfondimento dei personaggi coinvolti.
La capacità descrittiva è incredibilmente bella, minuziosa e definita nei piccoli dettagli riuscendo a farci visualizzare tutto con una chiarezza cristallina. Ed è proprio per questa impostazione che si annulla il confine tra realtà e immaginazione: siamo noi stessi sulla Chevalier, dipinta a nuovo, e la possiamo avvertire vibrare mentre sta per immettersi nello snodo di salto. O avvertire il grumo di emozioni indefinite di Faith mentre si accinge a salire sulla Lancia, di nuovo.
Non solo, le meccaniche complesse del funzionamento di una nave enorme com’è la Chevalier e le Lance al suo interno, e ancora l’ancoraggio e la trivellazione dei metalli, il sistema delle plance, tutto viene spiegato in modo esaustivo e chiaro. E poi, lo spazio profondo, il nero indefinibile che nero non è, macchiato da stelle luminose lontane, promesse di storie che forse sfioreremo durante il viaggio.
C'è una trepidazione nell’atmosfera del romanzo che riesce ad agganciarci in modo quasi magnetico e che culmina quando, insieme a Faith, ci accingiamo a dare inizio alla caccia dei metalli.
Saliamo sulla Athenais, che ha un equipaggio ristretto di trenta persone che lavoreranno a stretto contatto durante la caccia. E nella Lancia, proprio nella plancia di comando, ritroviamo Dan come superflare.
I personaggi di contorno sono delineati bene e riescono a dare consistenza agli eventi che prenderanno parte, come Finix, che diventa simpatico immediatamente, il burbero Yuri, l’altro superflare presente, l’antipatico comandante Dextor che tormenta e bullizza Faith (quanto odio ha suscitato questo personaggio! Forse è secondo ad antipatia solo ad Arran).
La parte romance è ben inserita nel contesto, l’autrice riesce a provocare forti emozioni nei lettori con semplici interazioni tra Faith e Dan, c’è complicità e rispetto fin da subito (beh... insomma, a parte il primissimo incontro si intende), si aiutano e si sostengono diventando improbabili e affini alleati.
Mi sono sorpresa della maestria con cui l’autrice riesce a intrecciare i due protagonisti, senza farli risultare forzati, complice il fatto che sia Faith che Dak sono due personaggi ben caratterizzati da sé e non si animano solo nelle interazioni tra di loro.
L'attrazione è innegabile tra i due, che Dak cerca di camuffare dal bisogno di un pilota che lo conduca a Primordia. E Faith, dopo un iniziale scetticismo, riesce a rilassarsi intorno al tenente Dan. Troviamo la nostra pilota Morgan davvero stanca di dover essere vigile e attenta da chi ha intorno, pronta costantemente a doversi difendere dalle angherie altrui, e Dan arriva come una ventata d’aria fresca, Faith respira a pieni polmoni non potendo davvero fare altro, destabilizzandosi e trovandosi a desiderarne ancora.
E la parte fangirl (assopita in ognuno di noi) è soddisfatta di questa ghiotta lettura! Un elemento che mi è piaciuto da matti è proprio la tensione che si avverte tra i nostri due protagonisti; una tensione che si rende manifesta nei piccoli gesti: un tocco che dura troppo, occhi grigi che si schiantano su occhi verdi, la consapevolezza di avvertire l’altro quando si entra in una stanza. Ma soprattutto il modo sottile (ma anche non troppo) di come cercano di guardarsi le spalle a vicenda.
Eppure, i segreti pesano tra di loro e il momento della verità si avvicina di soppiatto. E qui tutto viene reso ancora più bello e sentito, secondo me. Il serak, la spia, il soldato, il traditore da una parte, e dall’altra l’umana, la declassata, la disprezzata, la pilota. Due specie distinte e nemiche dove però i pregiudizi e le paure radicate sembrano non pesare nulla.
Per Faith (che donna, che donna!) contano i fatti e Dan è sempre stato giusto con lei, proteggendola e riuscendo a farla sentire normale. Non qualcuno da additare o mortificare. Dunque, Faith riserva lo stesso trattamento a Dan: perché questo dovrebbe cambiare per dei tatuaggi luminosi e concezioni false? E come flirtano questi due! (un momento, la fangirl sta urlando). Il desiderio sembra divorarli entrambi, un bisogno viscerale, una lenta tortura che stuzzica anche il lettore (per non parlare di quel blu!).
E parliamo di loro. Ho amato Faith per essere, innanzitutto, un personaggio atipico. Forte, intraprendente, intelligente, onesta ed estremamente brava in quello che fa... ma tutto questo sembra essere stato coperto da una cappa di insicurezza e fragilità dopo l’incidente avvenuto con la Skyblue.
Ciononostante, quella scorza dura è sempre lì, solo che Faith deve tornare ad avere fiducia in se stessa.
Faith è una protagonista che se la cava da sola, non è abituata a qualcuno che la aiuti; si è sempre trovata a risolvere da sola i suoi problemi e non solo, dopo la morte del fratello Richard a modo suo si prende cura anche di Miranda, moglie del fratello, e Jesper. Un personaggio che non fa spettacolo delle sue azioni e di come tiene alle persone che ama, ma che riesce a catturarci con la semplicità disarmante con cui viene caratterizzata. E poi, diciamolo: quanto diamine è figa mentre pilota? Un portento, che non fa che esaltarci e renderci fieri quando risponde a rime a chi la stuzzica un po' troppo.
Dak o tenente Dan, è il personaggio più fitto e misterioso, che conosceremo pian piano. Il significato dei suoi tatuaggi blu, la sua determinazione che non si piega e che per correttezza lo porta ad andare anche contro la sua stessa razza. C'è una nota di fermezza e grande capacità di serietà nel suo personaggio che lo rendono ruvido ma allo stesso tempo la premura che ha nei confronti di Faith ci scalda dentro (no, non sono andata a rileggere certe scene fantastiche, no, no).
Anche i bordi del world-building sono stati tratteggiati bene, non c’è sbavatura. Sappiamo cos’è il Concordato e conosciamo alcune delle razze che popolano la Galassia conosciuta. Le descrizioni dei serak, dei loro tatuaggi e le differenze del loro colore, dal blu al più comune verde, che coprono la pelle con le loro linee e forme geometriche, alla Tentazione, ovvero la capacità propria dei serak di “risucchiare” la vita delle altre persone per prolungare la propria.
Parliamo anche dei diversi temi con cui è intrecciato il romanzo: innanzitutto, la paura del diverso che ha una solida base di pregiudizio e odio, e basti pensare a ciò che gli umani di stirpe primaria di derivazione terreste pensano dei serak, bollandoli come una razza violenta e di cui non ci si può fidare, e Dak ci dimostra come non sempre sia così. E' un passaggio fondamentale che scuote le fondamenta del pregiudizio sull'altro, rivelando come la cattiveria o la bontà di un personaggio non è insito nella razza a cui appartengono (prendiamo Dextor come esempio tra qualche riga).
E ciò si connette ad un altro importante tema: la lotta tra il giusto e sbagliato, andare contro a tutti pur di continuare a combattere per ciò che si ritiene giusto, c’è una moralità pura dietro all’intento nobile di Dak, un coraggio tagliente che acutizza il tema spinoso: cosa avresti fatto se fossi stato tu al suo posto? Un coraggio che viene eguagliato anche da Faith, nel sostenere il compito di Dak e non denunciandolo.
Non solo, abbiamo la profonda ingiustizia che caratterizza il libro, unita al dispotismo vorace, l’indiscriminata legge del più forte a cui si deve sottostare: il caso eclatante è Arran ma anche Dextor, che utilizza il proprio grado superiore per bullizzare Faith senza assolutamente curarsene delle conseguenze in quanto facente parte di un “élite” verrà sempre protetto.
Ma il romanzo pone l'accento anche sul potere della amicizia e della lealtà, il non piegarsi all'autorità cieca, c'è un senso di correttezza che infiamma i cuori dei personaggi ma anche il nostro; il desiderio di prevalsa e quella bellissima sensazione che si prova quando si sente che la giustizia, finalmente, inizia a farsi strada tra le menzogne.
L'autrice riesce a coinvolgerci nella vicenda in modo totale. La rabbia per le prepotenze subite da Faith diventa la nostra; il coraggio incrollabile di Dan invade anche noi, rendendo nullo il confine tra i personaggi e il lettore.
E le emozioni! Ah, le emozioni saranno parecchie e in un moto continuo, complice anche la traiettoria movimentata dell’evolversi della trama. Non abbiamo un momento di respiro: prima c’è seduzione, poi grandi rivelazioni che vengono seguite da momenti intensi ed intimi.
Subito dopo si ricomincia: una ruota che non si ferma nel suo moto perpetuo. Adesso, però, ci sono nuovi ed interessanti elementi che condiscono gli eventi. Luxar, la tipologia di asteroide più pregiata e pericolosa nelle cacce metalliche fa il suo ingresso.
Luce liquida dal prezzo esorbitante che fa gola a tutti di cui, tuttavia, l’estrazione risulta assai difficile. Un nome che fa rabbrividire Faith, con tutto il carico di ricordi e rammarico dell’incidente. Il lettore è pervaso dalla pelle d’oca che porta con sé l’avvistamento della luxar, proprio a voler rimarcare l’innegabile verità che tra Faith e noi non c’è più divisione.
Ci sono momenti che rimarranno impressi nel cuore di questa lettrice. Come lo spettacolo indescrivibile di pilotare tra gli asteroidi al viridio che riflettono la luce lontana delle stelle, in un caleidoscopio luminoso, pericoloso e grandioso. La pelle d’oca al passaggio della Odyssey, la nave che è una culla genetica, che avanza in un gioco di luce e silenzio surreale nello spazio profondo, solcando infinite possibilità, dove gli occhi di Faith, ma anche i nostri, sono pieni di riverenza al suo passaggio. O ancora la certezza incrollabile con cui Faith afferra il cloche mentre la plancia è in silenzio, il combattimento con le lame fendivita in un pianeta inospitale, la mano ruvida e rassicurante di Dak che ci sfiora.
Tutto questo non fa che marcare la certezza che Stellaria non è solo una storia di fantascienza intrisa di romance. È anche un modo per esorcizzare gli errori del passato e dimostrare, in primo luogo a se stessi, di potercela fare.
“Prendersi cura di chi resta”, ed è quello che accade ai nostri due protagonisti, Faith e Dak, si ritroveranno in uno snodo insidioso dove sceglieranno di affrontare il problema e le terribili sfide piuttosto che scappare. Questa decisione dice tanto sui protagonisti a cui ormai siamo affezionati.
Siamo entrati nelle ultime cento pagine del romanzo, attenzione: turbolenze in arrivo e si ballerà parecchio. Adrenalina, paura, voglia di proteggere e salvare, combattimenti, desiderio di stringersi, di restare. Si mescola tutto mentre navi avvinghiate e personaggi presi alla sprovvista dovranno dimostrare quanta determinazione, audacia e forza d’animo siano fatti.
Non dico altro per evitare spoiler ma invito caldamente a leggere questa chicca. Volevo che non finisse mai, e forse tutta la bellezza di un romanzo sta qua, nel non voler uscire dalle sue pagine ricche di avventura ed emozioni.
Questo romanzo è una coccola, una coperta in una giornata fredda, che fa solo bene. Faith e Dak ci hanno accompagnati in un’avventura tra lo spazio, tra sogni e desideri, tra dubbi e incertezze. Non sono mancati i momenti introspettivi né i momenti di azione, ha avuto tutto calibrato rendendo Stellaria una storia valida e speciale che continua ad ardere nel cuore del lettore. Alzo un bicchiere colmo di sphinx a questa storia e ai suoi protagonisti indimenticabili.
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