Tutta brava gente
Autrice: Ashley Flowers
Titolo: Tutta brava gente
Trama: Tutti a Wakarusa, in Indiana, si ricordano del tragico caso di January Jacobs, la bimba di soli sei anni scomparsa una notte e ritrovata morta in un fosso qualche ora dopo. E Margot Davies non è da meno: lei, che aveva la stessa età e abitava nella casa di fronte, quella notte non l’ha mai dimenticata, anche perché January era la sua migliore amica. Ora, dopo molti anni, Margot è diventata una brava giornalista e anche se la vita l’ha portata lontano, è sempre tormentata dal ricordo dell’amica e dal pensiero che avrebbe potuto esserci lei al suo posto. Ma quando ritorna a Wakarusa – la solita cittadina di provincia, pettegola e soffocante – il passato la investe con tutta la sua prepotenza: un’altra bambina è stata uccisa in circostanze simili a quelle di January. Margot decide quindi di indagare. Ripercorre piste già battute in passato, raccoglie indizi e formula ipotesi, decisa a trovare il filo comune di quelle due storie, l’elemento mancante che potrebbe finalmente assicurare alla giustizia il colpevole. Nessuno le dà retta però. Anzi, tutti in città sembrano avere un segreto da custodire. E più Margot indaga, più resistenza incontra, e il mistero attorno a January si infittisce sempre di più. Cosa le costerà scoprire la verità? Trascinante e imprevisto, con colpi di scena travolgenti, "Tutta brava gente" è un romanzo percorso da una domanda ineluttabile e affascinante: di cosa sono capaci le persone quando nessuno le vede?
Prezzo di copertina: 20,00 euro.
Recensione.
Tutta brava gente è un thriller ambientato in una piccola cittadina, proprio questa impostazione rende il romanzo intenso e soffocante, stretto nei contorni della cittadina e dei suoi fedeli abitanti.
Siamo a Wakarusa, Indiana, un paesino dove tutti conoscono tutti e i pettegolezzi ci mettono poco ad attecchire. Margot, la nostra protagonista, è una giornalista e torna nella cittadina natale per prendersi cura di suo zio Luke, nel frattempo tuttavia la cittadina viene invasa da una nuova ondata di trepidazione e orrore a seguito della scomparsa di una bambina della cittadina vicina, Natalie Clark.
Questa scomparsa getta di nuovo Margot nel passato, quando anche lei era una bambina e la sua vicina di casa, January, della sua stessa età viene rapita e uccisa.
Il romanzo ha due filoni narrativi: uno è del 1994, ambientato nel passato che riguarda la famiglia Jacobs e che ci mostra gli eventi successivi alla scomparsa di January. Dall’altra parte, abbiamo il presente attuale, il 2019 dove Margot è alle prese con un’altra sparizione che sembra calcare alcuni aspetti non solo della scomparsa di January ma anche di un altro caso dove Margot stessa aveva lavorato.
La narrazione è pulita, taglia con precisione e riesce a far ridondare una nota di angustia che ci accompagna per tutta la storia. L'autrice ha un’ottima capacità descrittiva, passaggi di prosa e dettagli minuziosi che riescono a farci rabbrividire per la loro capacità disarmante. Ad esempio, ho avuto la pelle d’oca nel momento in cui i Jacobs, nel passato, si rendono davvero conto della situazione della scomparsa della loro figlia di soli sei anni, il passaggio quando i detective della polizia di stato chiedono ai genitori cosa indossasse la figlia la notte prima e se possono avere un suo indumento da dare ai segugi.
Poche sentenze che riescono a farti avvertire un grumo gelido di emozioni che non lascia scampo. Frasi coincise che non girano intorno a quello che sta accadendo, riuscendo ad investirti con una potenza diserbante: sta accadendo davvero e sta accadendo a noi.
Piombiamo nella crudeltà della storia con una vividezza angosciante, eppure, siamo incapaci di staccare gli occhi da ciò che sta accadendo
Si scava dentro il dramma ed è difficile per Margot non scivolare nell’ossessione sul caso irrisolto di January. Ma nuovi elementi che man mano si inseriscono nella trama rendono la nostra protagonista certa di un legame tra i due casi, anche se sono passati più di vent’anni tra di loro. Una certezza che si solidifica e il lettore segue con fiducia le piste di Margot.
La prosa ha un bel ritmo coinciso e le descrizioni riescono ad aumentare il senso quasi impercettibile di disagio. La quiete di certi luoghi che sembrano urlare avvertimenti, il nastro delimitatore della polizia che svolazza nel vento diventa un presagio di qualcosa di oscuro, le parole di avvertimento scritte a spray sul fienile si mutano in una consapevolezza che ci fa rabbrividire. Passaggi di scrittura che riescono a rendere la scena vivida, quasi reale, con una forza evocativa volta a scuoterci.
L'autrice scava anche dentro di noi mentre ci conduce tra i sentieri contorti di questa storia, mostrandoci come pettegolezzi e convinzioni personali riescano a distruggere qualsiasi cosa: se la madre della vittima non assume i comportamenti “consoni” che dovrebbe avere secondo la comunità... la condanna di essi arriva in modo troppo facile.
La dissacrazione del dolore e della privacy di una famiglia che ha perduto una figlia, così entra in gioco l’entertainment: dopo l’iniziale raccolta di lutto verso i Jacobs, i cittadini, la stampa e la televisione iniziano a vagliare nuove possibilità che riescano a rendere la vicenda ancora da prima pagina, entrando nella vita personale dei genitori e analizzata con una cattiveria di fondo: “non credete che sia nervosa? Ha qualcosa da nascondere!”, “come fa a truccarsi dopo quello che è accaduto?”, preconcetti che fanno un danno incomparabile.
Andando avanti nel romanzo e attraverso anche le interviste che Margot compie tra i cittadini c’è una percezione spinosa e assai complessa: la maggior parte della gente è convinta che chi abbia condotto gli omicidi di queste bambine debba per forza essere un “intruso”. Questa scelta di parole svela una potenza narrativa fondamentale, un intruso presuppone qualcuno, dunque, che venga da fuori, delimitando il fatto che gli abitanti della cittadina debbano essere intoccati dal sospetto in quanto sono tutti Brava Gente.
Proprio qui il malessere aumenta, la sensazione che ci stia sfuggendo qualcosa di ovvio si posa pesantemente sia su di noi che su Margot. La prosa è magnetica, siamo incapaci di staccarci dalla vicenda e dal ritmo calzante di narrazione.
Siamo avvolti nella storia e abbiamo questo desiderio bruciante di scoprire le verità orribili che si muovono nei bordi e i suoi segreti sepolti. L'autrice ci ha in pugno senza nessuna difficoltà.
La storia è ingarbugliata e durante il progredire dell’intreccio ne seguiamo fedelmente i fili. La stessa Margot, oltre a fare il suo lavoro da giornalista, è spinta da un desiderio viscerale di scoprire finalmente cosa accadde a January, ad una bambina che tanto tempo fa aveva definito amica.
Poi... una rivelazione cambia la rotta del romanzo.
Tutto diviene torbido, angustiante, elettrizzante e Margot si è agganciata alla scia di un indizio che potrebbe collegare tutti gli omicidi, eppure, non viene presa sul serio da nessuno. Se da una parte seguiamo Margot nella sua personale indagine, che la porta anche ad intervistare il fratello gemello di January, dall’altra riviviamo sprazzi di passato attraverso Krissy, la madre di January.
Qui appare chiaro che le incomprensioni, i silenzi, il dolore, si è ristagnato incapace di prendere davvero il sopravvento, rendendo la narrazione intensa nel suo srotolarsi con semplicità episodi ingiusti e affamati di una donna che non è riuscita ad andare avanti dopo la morte della figlia.
La verità è molto più profonda, complessa e tagliente di quanto ci aspettiamo.
Margot mi piace molto come protagonista, è affidabile e ha questa smania di voler scoprire la verità delle indagini che la anima. C'è pazienza, determinazione e ferocia in lei, aggiungiamoci anche un pizzico di senso di colpa per la malattia dello zio e uno sconforto generale che certe volte sembra avere la meglio su di lei. Tutte queste diverse sfaccettature la rendono realistica e ben delineata.
Anche i personaggi di sfondo hanno un carattere e aiutano la vicenda ad avere confini più delineati: dallo zio Luke all’amico poliziotto Pete, ma anche i genitori Jacbos, la tormentata Krissy e il taciturno Billy.
Il romanzo riesce a tenerci in costante allerta e ad un certo punto la trama prende una piega decisamente più sinistra. Se per le prime trecento pagine Margot scava nella vicenda, continuando la sua indagine di investigazione, all’improvviso c’è una torsione di narrazione, tutto appare più pericoloso nell’immediato. La suspense svetta a livelli magistrali. Come se Margot si stesse avvicinando alla verità della matassa, una verità indicibile, nascosta, scomoda.
Una verità che va difesa e per cui vale la pena di uccidere, e Margot scoprirà che più si avvicina più le insidie la avvolgono.
Certi passaggi di scrittura ci fanno rabbrividire per la loro portata, l’autrice riesce a gestire bene le rivelazioni a piccole dosi mentre ci conduce nella vicenda in modo più fitto. Paura e adrenalina ci vorticano intorno.
Ma il plot twist finale è quello che ci fa rabbrividire. Tutti i tasselli vanno al loro posto e il puzzle non è assolutamente come credevi. Il finale lascia semplicemente spiazzati, riconfermando la potenza e l’atipicità di questa storia. Davvero, ho chiuso il volume che ero ancora sconquassata da come si è conclusa l’intera vicenda (ci penso ancora? Sì).
Tutta brava gente è un thriller asfissiante che dimostra come non si possa mai conoscere fino in fondo una persona, ci sono zone buie che possono rimanere quiescenti per tutta la vita... o risvegliarsi bruscamente trascinandoci in sconcertanti avvenimenti.
Non dico altro, vi invito a dare un’opportunità a questo volume, che personalmente merita tantissimo. Un’autrice da tenere d’occhio.
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