Noi tre
Autore: Giovanni Di Rosa
Titolo: Noi tre
Trama: A quarant'anni è spesso tempo di bilanci. Ai nostri tempi le crisi di mezza età arrivano in anticipo e chiedono il conto di tutto quello che non è andato, di tutti i progetti arenati dentro un cassetto. Michele si ritrova solo, dentro una stanza, in compagnia di un'insoddisfazione a cui non riesce a porre rimedio. Non può fare a meno di ripensare all'unico tempo felice della sua vita, all'adolescenza, l'unico periodo in cui amava qualcuno. L'amore di un tempo è il più dolce ricordo, l'eco irresistibile della sua nostalgia. Decide di scrivere all'unica donna che abbia mai amato. Scrive a Gaia per ricordarle quello che è stato, quel gioco di seduzione che ha coinvolto anche Lorenzo. Un gioco di seduzione che si è presto trasformato in una storia d'amore che li ha legati in modo indissolubile. Rievoca il loro amore segreto e si riappropria di quella che lui ama chiamare intensità. Michele è alla ricerca della felicità, come tutti a questo mondo, e pensa di aver trovato una soluzione nei ricordi di un tempo passato. La sua storia si intersecherà di nuovo con quella degli amanti perduti e la vita lo condurrà verso nuove consapevolezze.
Prezzo di copertina: 16,00 euro
Recensione.
Noi tre è un romanzo di narrativa che esplora la vita e le relazioni al suo interno. L'autore riesce a mostrare la complessità umana, le sue fatiche e i suoi dolori, condita da incomprensioni, errori e attimi colmi di intensità che rimangono folgoranti.
Michele, il nostro protagonista, alla soglia dei quarant’anni fa un’analisi della sua vita, il pensiero corre inevitabilmente al 97’, l’anno dell’adolescenza dove si è sentito vivo, assaporando emozioni intense che ancora oggi, a distanza di parecchi anni, non hanno perso la loro colorata vividezza.
Dunque, preso da questo slancio nostalgico e colmo di desiderio, Michele, scrive un’email indirizzata a Gaia, la ragazza che ha amato non in modo lineare, con cui si è sentito legato. Ma pensare a Gaia, riporta Michele alla verità: non c’era solo lei, anche Lorenzo.
Sono sempre stati tre e forse è proprio per il numero che quello che hanno condiviso è stato così forte e feroce, indelebile... e Michele anela di poterlo sfiorare ancora una volta. Per ricordarsi di essere vivo, che un tempo è stato felice e folle.
Uno degli aspetti incredibilmente belli del romanzo è proprio il fatto che l’autore mostra una sensibilità profonda nel saper intessere le vite dei suoi personaggi, dandoci ampli momenti di riflessione, emozioni voraci e qualcosa che sembra poter essere il riflesso delle contraddizioni insite nella vita. Nella vita di Michele, sì, ma anche nella nostra. Così facendo crea una connessione intima con il lettore, che prosegue già incantato.
Questa lunga email che diviene una sorta di flusso di coscienza, permette a Michele di analizzare in maniera lucida il suo passato e gli strascichi che ha ancora nel presente. Pian piano diventiamo consapevoli che il legame tra loro tre non è convenzionale.
Forse è proprio per questo che Gaia l’ha cercato di dimenticarlo come qualcosa di sporco e vergognoso, e Lorenzo non ne parlava perché il sentimento legato era troppo ingarbugliato. Ed è lo stesso motivo che, invece, porta Michele a riscovarlo, toglierlo dalla terra in cui si è cercato di dimenticarlo e riportarlo alla luce. Questa è una decisione che cambierà le vite delle persone coinvolte.
La narrazione è poetica, sensibile, ricca al punto giusto che garantisce fluidità alla storia, senza impantanarsi in strade senza uscita.
Il nostro protagonista è lucido mentre eviscera il loro rapporto a tre e tutto ciò che ha causato e cambiato. C'è una profondità di riflessione che agita sempre qualcosa nel lettore, una disperazione così tanto masticata che è diventata un grumo di solitudine a cui ci arrendiamo. Ho apprezzato la sincerità dissacrante di Michele, e quindi dell’autore nella sua prosa.
Il protagonista appare così com’è, senza voler ricorrere a filtri o artefatti per spacciarsi diverso, migliore. Probabilmente, è proprio questa scelta di impostazione che ci fa sentire Michele vicino, vicinissimo. Come un amico di cui avremmo bisogno, come il riflesso di una parte di noi a cui non diamo voce con tutta questa scioltezza. Sta di fatto che il modo in cui tratteggia la sua inadeguatezza, la sua solitudine tagliente, la sua percettività che riesce a ferire, agitando la storia, dandogli quel tocco di realismo che te la fa assaporare con più decisione.
E ancora, attraverso i suoi ricordi catturiamo uno squarcio del giovane Michele. Pieno di ardore, libertà sulle labbra e sui polpastrelli, un desiderio che mette radici così profonde da cambiarti inevitabilmente. E quel vincolo che rimane, tra Michele, Gaia e Lorenzo... anche a distanza di anni di silenzio.
Conosciamo questi altri due personaggi fondamentali della storia, attraverso il punto di vista di Michele.
Gaia, ribelle, coraggiosa, ubriaca di quel confine grigio che dà alla testa. Ma Gaia cresce, muta, si vergogna e cerca di adattarsi alla buona società. Un buon lavoro, una buona moglie, una persona decente... lontana dal furore di ebbrezza sensuale che rincorreva con gli altri due corpi, esplorando la dolcezza inebriante della vita.
Lorenzo, il più distante, chiuso e allo stesso tempo frizzante di luce. Forse è proprio per il suo essere diverso che attira come falene sia Michele che Gaia. Il desiderio a lungo anelato che si è riuscito a possedere.
Nel romanzo ci sono anche temi interessanti che si intrecciano alla trama del libro. La banalità dell’età adulta, dove tutto deve essere suddiviso in precisi compartimenti, si deve avere un comportamento consono, distaccato e maturo. Il lavoro, i soldi, le bollette, i piccoli successi e le relazioni superficiali che non generano chissà quanti sforzi. Tutto dentro un ritmo stanco che perde i colori, ingrigendoti, invecchiandoti.
L'autore analizza anche le relazioni umane. Noi tre è il caso di una relazione che non ha confini imposti, vaga libero, ed è per questo che viene percepito come qualcosa di trasgressivo e altamente disturbante. Perché, riprendendo il discorso di prima è una relazione che non rientra in nessun compartimento disponibile. E allora? Forse proprio per la sua diversità dovrebbe essere bollato come vergogna? O addirittura semplificare l’intensità che essa scaturisce?
L'autore ci mostra senza veli come anche la libertà di amare, al giorno d’oggi, è messa al bando. Giudicata, analizzata, tagliuzzata e declassata. L'amore visto come qualcosa di infantile, un sogno che andava bene rincorrere quando si era giovani.
La prosa è sconvolgente nella sua pacatezza, travolge, scardina emozioni e sentimenti, analizzandone ogni anfratto. C'è tanta tenerezza e sensualità tra le pagine, eguagliata da una disperazione che si manifesta a poco a poco, mentre continuiamo a leggere questa lunga email che sta scrivendo Michele.
Ad un certo punto cambia qualcosa. Il romanzo possiamo definirlo diviso in due parti (in realtà le parti sono tre ma i filoni possono essere sintetizzati in due): nella prima il protagonista indiscusso è Michele e la storia che racconta. La seconda parte, invece, è più dinamica e fondata sul presente: Michele porta le sue parole a Gaia, sconvolgendone la bolla in cui vive. L'inizio di qualcosa che cambierà inevitabilmente le vite connesse, costringendo i diretti interessanti ad affrontare qualcosa che nel passato avevano lasciato spumare.
Finalmente, anche il lettore vedrà questi due personaggi in carne ed ossa. Non idealizzati o abbozzati dai ricordi pregni di nostalgia e dolore di Michele. Eppure, scopriamo che anche loro due non sono immuni a quel loro tempo trascorso insieme, una scia di ossessione e desiderio permane anche nelle loro vite.
L'arrivo fisico di Gaia e Lorenzo toglie una velata patina che avevamo fatto indossare a Michele.
Adesso, anche Michele viene visto con più profondità ma da fuori, appare ovvio che iniziamo a notare delle piccolezze che prima non avevamo tenuto in considerazione. La loro storia si ribalta, si scontrano gli equilibri e i sottili ordini imposti.
Tutto si agita, come il mare in tempesta, schiumoso, furioso e col desiderio di abbattersi con potenza sulla riva, ricordando con prepotenza la sua esistenza. Lo scrittore è audace nel riuscire a snocciolarci emozioni complesse che diventano sempre più ingarbugliate con l’avanzare dell’età. C'è un rimpianto e uno sconforto del poteva essere ma non è stato con cui si deve imparare a vivere. E nel mentre, si rincorre ancora l’idea sbiadita di quel sogno rimasto incredibilmente vivido... ma i personaggi non si rendono conto che il miraggio farà loro del male, complicando ancora di più gli eventi.
Bordi taglienti e tramonti mozzafiato, finalmente grida e desiderio di rompere e non solo accudire e proteggere. Gelati e parole, pensieri disconnessi che però ci hanno insegnato che il tempo non toglie valore hai sentimenti provati o che in qualche modo si continuano a provare.
Ma certe cose hanno una fine, indipendentemente dalla nostra volontà. Ci sono dolori che non si superano e felicità che si sbriciolano. E poi, ammettiamolo, quant’è bello e confortante sapere di non essere gli unici che non hanno ben capito la vita?
Il protagonista con poche battute ben mirate riesce a farci immedesimare tantissimo in lui proprio per tutto ciò, forse ci riconosciamo in lui in questa vaga incertezza di non sapere esattamente cosa fare. Il punto è che non c’è un manuale da seguire, e forse se anche ci fosse farebbe diventare l’intera vicenda assolutamente noiosa e meccanica.
Quindi, va bene così, va bene sentirsi alla deriva come Michele: lo stesso autore lascia spalancate le possibilità, basta solo cambiare un po’ prospettiva.
Lasciamo Michele più consapevole e aperto a scovare risposte alle domande della vita, un’avventura che attraverserà con la stessa sua arguzia e forse un pochino più rassicurato.
Questo ci basta, ciao Michele.
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