Sporca Estate

 


Autore: Niccolò Zancan

Titolo: Sporca estate

Trama: In una città assediata da un caldo implacabile, con l'asfalto reso bollente da un clima ormai fuori controllo, una città malata, ammorbata da un inquinamento ormai ben oltre ogni livello di guardia, dove la polizia controlla il disordine pubblico utilizzando i droni, Ruben Riccardo Rivolta, investigatore privato, riceve l'incarico di ritrovare la bella, giovanissima Salima, disinibita danseuse diva del darkweb più proibito. Sembra un lavoro facile facile. Ma ben presto Ruben e la sua conturbante assistente Vale, sempre in bilico tra sfrontatezza e pudore, si rendono conto che chi si avvicina a Salima rischia grosso. Intorno a lei si muore: pestaggi, attentati esplosivi, rivolte urbane, squadre politiche speciali della polizia sotto copertura. Una città che brucia, descritta con uno stile folgorante e originale. Uno scatenarsi narrativo che inchioda alla pagina. Una sconcertante, immediata felicità di scrittura.

Prezzo di copertina: 14,00 euro.

Recensione.

Sporca estate è un esempio eccellente del noir moderno, ambientato in una metropoli oscura dove la criminalità ha una faccia pulita e la morale è una parola che sembra essere caduta ormai in disuso.
Il nostro protagonista è Ruben, un investigatore privato che, insieme alla sua assistente Vale, ha in mano il caso di dover ritrovare Salima, la nuova diva del darkweb, giovane, bella, sfuggente e colma di guai.
Ma la situazione si ribalta velocemente, Ruben e Vale aiuteranno Salima, Habibi, a sfuggire da un boss violento che sembra rivolerla, ma la faccenda è ben più complessa. Ogni incappo è una nuova scoperta che aggiunge un po’ più di chiarezza all’intera vicenda conturbante.
La narrazione è sgretolata, fitta, un po’ sporca ma anche ammiccante, che ci invita a seguire le svolte strette e inaspettate di questa storia.
L’autore ci conduce in una Torino portata agli estremi, come un incubo che si avvera così lentamente che non ce ne rendiamo manco conto. I droni che pattugliano costantemente, un odore di inquinamento che ormai ci sembra aria pura, comizi politici che sembrano una barzelletta mal digerita, l’afa che ti si incolla addosso. Sono tempi di odio, di razzismo, di paura e una voglia di ferire semplicemente perché si può. Il caldo di un’estate che annienta ogni volontà.
I nostri personaggi centrali sono Ruben, Vale e Salima, che ci appaiono come tre relitti alla deriva, un po’ sperduti e tormentati, che riescono ad amalgamarsi bene tra loro, tra chiacchere random e sincerità quasi sbiadite.
Il ritmo del libro è dinamico, dettato da una continuità di eventi che si susseguono tra di loro, lasciandoci boccheggiare tentando di seguirli. Proteste, pedinamenti, corse a perdifiato e ancora palazzi che crollano, misteri che si gonfiano. E a legare tutto, come un filo conduttore e necessario, sempre lei: Salima.
C'è qualcosa di evidente che pare sfuggirci, e seguiamo Ruben tentando di poter sfiorare quel pezzo mancante, in un contesto di soft distopico, mentre tenta di districare una matassa che non vuole farsi risolvere. Tra hacker e corruzione, tra lucidità e delirio, si tenta di scovare la "terza vita" di una persona, quella che sta in equilibrio tra quella pubblica e quella segreta, la sintesi un po’ di entrambe, la parte intima e ben nascosta che può gettare finalmente luce nei bordi bui della vicenda.
Parliamo un attimino del suo protagonista, Ruben, che incarna bene l’antieroicità propria dei personaggi del noir: tormentato alle prese con una situazione in cui forse non potrà mai uscire vincitore. Un protagonista stritolato dal passato, che oscilla tra speranza e disperazione, in un buon ritmo dove avvertiamo le sue emozioni ancora senza forma.
Inoltre, l’autore riesce ad inserire e sviluppare bene alla trama una critica sociale. La differenza tra “noi” e “loro”, una distinzione che la fa sempre a chi piace puntare il dito, mettere paletti che formino una linea netta di distinzione. E ancora una distorta etica del bio esaltata in un mondo di fumi ed inquinamento che appare grottesca. La doppia faccia dell’ordine pubblico: una che sa di finta gentilezza e l’altra che è la mano di violenza. Fiamma e acqua a turni.
Il disordine sociale che si tenta di reprimere senza capirlo. Tutto in una contraddizione corrosiva che accentua le tematiche presenti in modo da farle risaltare come un pugno allo stomaco.
Avanziamo nella trama e volteggiamo su una sottile linea di vaga inquietudine, che aumenta e diminuisce in un moto perpetuo. Adesso dentro il supermercato sotterraneo, e ancora mentre si costeggia una Torino desolata, attenti a tenere i finestrini chiusi per non far entrare il veleno.
Spendiamo due parole anche sulla cura visiva del romanzo: gli sprayed edges che formano delle parole fondamentali per il romanzo e il protagonista, ciò che induce ad andare avanti in questa strana avventura, insomma, la benzina che fa sbuffare il motore.
E poi, finalmente, il riscatto, sudato e rincorso, che si ottiene appena si è racimolato abbastanza coraggio da gettarsi dalla scogliera, di accogliere quello strappo di vuoto che ci fa andare avanti.
Sporca estate è stata una piacevole lettura, un noir fresco che scombussola, dentro ci trovi l’amore, lo sconforto, la frustrazione, la voglia di qualcosa che pare sempre sfuggire un attimo prima di acciuffarla, e nonostante tutto, si continua a rincorrere.

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