Siamo come le farfalle
Recensione.
Questo è uno di quei
libri che ti attraversa toccandoti nel profondo; così quando chiudi
l'ultima pagina ti senti più vecchia perché le vicende vissute dai
suoi personaggi, in qualche modo quasi magico, le hai vissute come
fossero le tue.
Ed è proprio qui la
bellezza ineguagliabile che ti fa vivere un bel romanzo.
Siamo come le farfalle è
una saga familiare che parte dal 700 fino ad arrivare negli anni
vissuti dalla nostra scrittrice.
L'inizio di narrazione è
piena di tenerezza, dal gusto di anni giovanili passati leggeri e
veloci, ancora adesso pregni di sentimenti rimasti intoccabili nel
tempo, impariamo a conoscere la sua voce narrante che volteggia
spensierata con tacite promesse mentre in tv viene trasmessa la voce
dolce e piena della Cinguetti. E con maestria e trasporto ci conduce
nei meandri di un passato lontano, un passato che improvvisamente si
rianima e prende vita, attraverso questa storia. Attraverso noi.
I suoi personaggi
d'inchiostro prendono forma, acquistano una voce ed una cadenza,
assumono un volto, esprimono pensieri ed emozioni che ci ghermiscono
lente e turbinose.
Questa storia inizia nel
lontano Settecento, i protagonisti sono due famiglie che si
intrecceranno tra di loro: i Beneventi e i Burani si muovono in un
Italia dei lumi piena di fermento dove tra i bordi ritroviamo
personaggi storici importanti del periodo, tra cui gli Este, diversi
imperatori e re, Maria Teresa Cybo, solo per citarne alcuni.
Siamo testimoni della
stregua degli abitanti di queste due famiglie, che navigano tra
dolore e fatica mentre eventi importanti avvengono lontani. Esiste un
microcosmo intaccato appena che è fatto di lavori nei campi, sveglie
all'alba, stendere il bucato, sbrigare le faccende, allevare figli e
portare in tavola da mangiare, mettendo da parte i sogni,
rimescolando le paure, le incomprensioni, le passioni. Attimi che
sembrano eterni eppure non riesci a trattenerli con la punta delle
dita. Non c'è spazio per ammettere stanchezza.
La penna della scrittrice
è lineare, evocativa ed emozionante. Con abilità riesce a
raffigurarci ciò che vuole farci vedere, sentire e provare. Posso
quasi sentire la lenta vita del Ghirardello, lo splendore di campi
silenziosi in cui affogano tramonti o la stalla, gremita di gente,
che si tiene compagnia nella serata, cercando di ritagliarsi un
momento di pace.
In questo passato la
scrittrice non ci risparmia nulla, ed è giusto così. Le vite che
leggiamo sono vite dure, affamate, disperate, di stenti e di semplici
gioie. Vite di gente comune che impara ad andare avanti, nonostante
tutto, perché altro non si può fare. Si intrecciano storie amare e
disperate con una mentalità che sembra diversissima da quella di
oggi, anche se poi non è davvero così.
Una delle cose che più
mi ha stupito, di cui però poi mi sono ricordata i racconti delle
nonne e delle anziane, che nel passato era normalissimo avere più di
dieci figli. Una cosa alquanto inconcepibile adesso. All'epoca, però,
i figli venivano visti anche e soprattutto come forza lavoro: un
aiuto in casa, una mano ai campi, e si faceva in fretta ad imparar
mestiere e cercare di essere di meno peso.
Le pagine scorrono, senza
rendercene conto, tanto si è catturati dal romanzo. Nel ricorrersi
di questi secoli tra monarchie e repubbliche, decadenza e idee
innovative, l'autrice è perspicace nel tratteggiarci momenti storici
fondamentali nella storia italiana. E qui vogliono spenderci due
parole, perché oltre ad essere una coinvolgente saga familiare,
Siamo come le farfalle assume anche le tonalità di un saggio
storico, capace di sintetizzare la storia e renderci ancora più
coinvolti in quello che stiamo leggendo, il periodo che stiamo
vivendo. E da patita della storia è un aspetto che ho apprezzato
enormemente.
Unità d'Italia e le due
guerre mondiali, le viviamo lontane dagli intellettuali e politici
che dibattono nei salotti esortando o limitando la necessità di far
qualcosa. Siamo in mezze alla gente comune, che lotta ogni singolo
giorno per poter vivere e tra le osterie piene o stanze buie si
sussurra la necessità di dover fare qualcosa, la necessità di non
più cambiar padrone ma di poter conquistare un'indipendenza che non
riescono ancora bene a concepire, eppure, c'è la sensazione
dilagante e muta che qualcosa necessità di cambiare presto. Ideali
di uguaglianza, di rivoluzione, di cambiamento iniziano a mettere
radici in questa terra, senza ancora sapersi bene esprimere.
Poi maturano gli
idealismi, sbocciano le differenze, si fa strada ad un dilagante
periodo d'incertezza e di terrore, arriviamo al temibile ventennio
fascista che cambierà il volto dell'Italia per poi scaturire in una
seconda guerra, ancora più devastante della prima.
Riusciamo a vedere
l'unità, la guerra, la violenza dei fascisti, la tenacità dei
partigiani con occhi diversi. Occhi dei suoi abitanti, occhi di chi
l'ha vissuta.
Ed è qui che Siamo come
le farfalle diviene anche un libro necessario per mostrarci dove un
semplice ideale può condurre: alla distruzione totale o nella
speranza di aiutare il prossimo. Ci mostra come il coraggio di uno è
l'ispirazione di molti, e come un momento di tenerezza rimanere
cristallizzato nel tempo, come ambra.
I personaggi che viviamo
sono innumerevoli e verremo colti dalle emozioni più disparate. Tra
tutti, uno dei miei personaggi preferiti rimane Elvira Beneventi, la
sposa di Vittorio. Una donna capace di non abbattersi davanti alle
incertezze e strettezze della vita, capace di conservare tenacia per
nutrire piccoli sogni. Una donna segnata dalla perdita di diversi
figli che scivola in un vortice di rabbia, disperazione ed
insofferenza. Coraggiosa, cauta e grande lavoratrice non è mai
indietreggiata davanti alle difficoltà della vita, davanti al
terrore, davanti ai fascisti e che decide di affrontare un viaggio da
sola con tre figli quando non si era mai allontana dal luogo in cui
viveva. Una forza d'essere semplicemente abbagliante che mi è stata
di grande ispirazione.
Siamo come le farfalle ci
mostra uno spaccato d'Italia tutto da assaporare. E prima di essere
un romanzo emozionante, è un'importante testimonianza storica di
persone che all'epoca non avevano voce.
Ho concluso questo libro
da qualche giorno e ancora non riesco a scrollarmi di dosso questa
intensa nostalgia struggente. E tra i mille tesori che ci ha regalato
la scrittrice, c'è un insegnamento in particolare: spalanca le ali e
vola, vivila questa vita. Ne dovremmo fare tutti tesoro.
Siamo come farfalle e
volteggiamo in un fitto reticolo di storie passate, che sembrano
ripetersi per darci l'opportunità di avvicinarsi a persone di altre
generazioni ed epoche differenti che si sono sfiorate, di cui però ci accomuna un forte fragilità:
siamo tutti essere umani.
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