Siamo come le farfalle

 


Titolo: Siamo come le farfalle

Autrice: Lisa Beneventi

Trama: La saga della famiglia paterna dell'autrice, una storia che copre gli anni dal 1724 fino al secondo dopoguerra, gli anni dei sanguinosi eventi accaduti nel "triangolo rosso" dell'Emilia. È la storia di destini che finiscono per intrecciarsi, quello dei Beneventi e dei Burani, con i loro lutti, le loro paure, i loro sacrifici, le loro angosce, i loro tradimenti, ma anche con il loro coraggio, la loro volontà, le loro gioie, le loro passioni, i loro sogni, i loro ideali. Non saranno tutti vincitori: alcuni non ce la faranno a sopportare il duro peso della vita. Ma tutti ci lasceranno la stessa eredità: la convinzione che per vivere bisogna "amare la vita", "aprire le ali e volare".

Prezzo: 18,00 euro


Recensione.

Questo è uno di quei libri che ti attraversa toccandoti nel profondo; così quando chiudi l'ultima pagina ti senti più vecchia perché le vicende vissute dai suoi personaggi, in qualche modo quasi magico, le hai vissute come fossero le tue.
Ed è proprio qui la bellezza ineguagliabile che ti fa vivere un bel romanzo.
Siamo come le farfalle è una saga familiare che parte dal 700 fino ad arrivare negli anni vissuti dalla nostra scrittrice.
L'inizio di narrazione è piena di tenerezza, dal gusto di anni giovanili passati leggeri e veloci, ancora adesso pregni di sentimenti rimasti intoccabili nel tempo, impariamo a conoscere la sua voce narrante che volteggia spensierata con tacite promesse mentre in tv viene trasmessa la voce dolce e piena della Cinguetti. E con maestria e trasporto ci conduce nei meandri di un passato lontano, un passato che improvvisamente si rianima e prende vita, attraverso questa storia. Attraverso noi.
I suoi personaggi d'inchiostro prendono forma, acquistano una voce ed una cadenza, assumono un volto, esprimono pensieri ed emozioni che ci ghermiscono lente e turbinose.
Questa storia inizia nel lontano Settecento, i protagonisti sono due famiglie che si intrecceranno tra di loro: i Beneventi e i Burani si muovono in un Italia dei lumi piena di fermento dove tra i bordi ritroviamo personaggi storici importanti del periodo, tra cui gli Este, diversi imperatori e re, Maria Teresa Cybo, solo per citarne alcuni.
Siamo testimoni della stregua degli abitanti di queste due famiglie, che navigano tra dolore e fatica mentre eventi importanti avvengono lontani. Esiste un microcosmo intaccato appena che è fatto di lavori nei campi, sveglie all'alba, stendere il bucato, sbrigare le faccende, allevare figli e portare in tavola da mangiare, mettendo da parte i sogni, rimescolando le paure, le incomprensioni, le passioni. Attimi che sembrano eterni eppure non riesci a trattenerli con la punta delle dita. Non c'è spazio per ammettere stanchezza.
La penna della scrittrice è lineare, evocativa ed emozionante. Con abilità riesce a raffigurarci ciò che vuole farci vedere, sentire e provare. Posso quasi sentire la lenta vita del Ghirardello, lo splendore di campi silenziosi in cui affogano tramonti o la stalla, gremita di gente, che si tiene compagnia nella serata, cercando di ritagliarsi un momento di pace.
In questo passato la scrittrice non ci risparmia nulla, ed è giusto così. Le vite che leggiamo sono vite dure, affamate, disperate, di stenti e di semplici gioie. Vite di gente comune che impara ad andare avanti, nonostante tutto, perché altro non si può fare. Si intrecciano storie amare e disperate con una mentalità che sembra diversissima da quella di oggi, anche se poi non è davvero così.
Una delle cose che più mi ha stupito, di cui però poi mi sono ricordata i racconti delle nonne e delle anziane, che nel passato era normalissimo avere più di dieci figli. Una cosa alquanto inconcepibile adesso. All'epoca, però, i figli venivano visti anche e soprattutto come forza lavoro: un aiuto in casa, una mano ai campi, e si faceva in fretta ad imparar mestiere e cercare di essere di meno peso.
Le pagine scorrono, senza rendercene conto, tanto si è catturati dal romanzo. Nel ricorrersi di questi secoli tra monarchie e repubbliche, decadenza e idee innovative, l'autrice è perspicace nel tratteggiarci momenti storici fondamentali nella storia italiana. E qui vogliono spenderci due parole, perché oltre ad essere una coinvolgente saga familiare, Siamo come le farfalle assume anche le tonalità di un saggio storico, capace di sintetizzare la storia e renderci ancora più coinvolti in quello che stiamo leggendo, il periodo che stiamo vivendo. E da patita della storia è un aspetto che ho apprezzato enormemente.
Unità d'Italia e le due guerre mondiali, le viviamo lontane dagli intellettuali e politici che dibattono nei salotti esortando o limitando la necessità di far qualcosa. Siamo in mezze alla gente comune, che lotta ogni singolo giorno per poter vivere e tra le osterie piene o stanze buie si sussurra la necessità di dover fare qualcosa, la necessità di non più cambiar padrone ma di poter conquistare un'indipendenza che non riescono ancora bene a concepire, eppure, c'è la sensazione dilagante e muta che qualcosa necessità di cambiare presto. Ideali di uguaglianza, di rivoluzione, di cambiamento iniziano a mettere radici in questa terra, senza ancora sapersi bene esprimere.
Poi maturano gli idealismi, sbocciano le differenze, si fa strada ad un dilagante periodo d'incertezza e di terrore, arriviamo al temibile ventennio fascista che cambierà il volto dell'Italia per poi scaturire in una seconda guerra, ancora più devastante della prima.
Riusciamo a vedere l'unità, la guerra, la violenza dei fascisti, la tenacità dei partigiani con occhi diversi. Occhi dei suoi abitanti, occhi di chi l'ha vissuta.
Ed è qui che Siamo come le farfalle diviene anche un libro necessario per mostrarci dove un semplice ideale può condurre: alla distruzione totale o nella speranza di aiutare il prossimo. Ci mostra come il coraggio di uno è l'ispirazione di molti, e come un momento di tenerezza rimanere cristallizzato nel tempo, come ambra.
I personaggi che viviamo sono innumerevoli e verremo colti dalle emozioni più disparate. Tra tutti, uno dei miei personaggi preferiti rimane Elvira Beneventi, la sposa di Vittorio. Una donna capace di non abbattersi davanti alle incertezze e strettezze della vita, capace di conservare tenacia per nutrire piccoli sogni. Una donna segnata dalla perdita di diversi figli che scivola in un vortice di rabbia, disperazione ed insofferenza. Coraggiosa, cauta e grande lavoratrice non è mai indietreggiata davanti alle difficoltà della vita, davanti al terrore, davanti ai fascisti e che decide di affrontare un viaggio da sola con tre figli quando non si era mai allontana dal luogo in cui viveva. Una forza d'essere semplicemente abbagliante che mi è stata di grande ispirazione.
Siamo come le farfalle ci mostra uno spaccato d'Italia tutto da assaporare. E prima di essere un romanzo emozionante, è un'importante testimonianza storica di persone che all'epoca non avevano voce.
Ho concluso questo libro da qualche giorno e ancora non riesco a scrollarmi di dosso questa intensa nostalgia struggente. E tra i mille tesori che ci ha regalato la scrittrice, c'è un insegnamento in particolare: spalanca le ali e vola, vivila questa vita. Ne dovremmo fare tutti tesoro.
Siamo come farfalle e volteggiamo in un fitto reticolo di storie passate, che sembrano ripetersi per darci l'opportunità di avvicinarsi a persone di altre generazioni ed epoche differenti che si sono sfiorate, di cui però ci accomuna un forte fragilità: siamo tutti essere umani.


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