Biancaneve deve morire
Autore: Franz Palermo
Titolo: Biancaneve deve morire
Trama: Volker è il cacciatore che fallì quando avrebbe dovuto uccidere Biancaneve. Imprigionato nelle segrete del castello dalla donna che ama, la regina Lieselotte, si tormenta nel ricordo di ciò che ha perduto. Una volta evaso e venuto a conoscenza della morte dell’amata, frantuma lo specchio magico e un sortilegio lo scaraventa in un futuro lontano. Il regno, un tempo splendente, è ora infestato da una foresta velenosa, nata dai semi delle mele stregate della regina. La bellezza è privilegio di pochi, la fame e la sofferenza tormentano i villaggi. Ma esiste una speranza. Una creatura, legata ai segreti del tempo, offre a Volker la possibilità di tornare indietro e impedire il futuro che ha vissuto. Per salvare l’unica donna che abbia mai amato, dovrà compiere ciò che non ebbe il coraggio di fare: uccidere Biancaneve.
Prezzo di copertina: 14,97 euro (disponibile anche versione kindle a 4,97 euro)
Recensione.
L’autore l’ha fatto di nuovo: ha preso una fiaba celebre, i suoi personaggi ed elementi fondamentali e ha ribaltato l’intera vicenda (vai a leggere anche la storia di L’uncino di Pan). Decostruendo i suoi solidi pilastri, costringendoci a cambiare punto di vista, ci spalanca una realtà che non è più stretta e lineare ma piuttosto c’è un contrasto che risalta e ci cattura. E se Biancaneve non fosse la quiete e dolce protagonista? E se ci fosse qualcosa di più oscuro?
Con Biancaneve deve morire Franz Palermo irrompe nella storia, facendo luce sui punti bui, riempiendo la piattezza dei “cattivi” e conducendoci in una trama spinosa, dove l’amore è la più grande salvezza… e il più grande tormento.
La storia inizia in una cella delle segrete del castello, dove Volker, il cacciatore, è stato rinchiuso dalla regina dopo che si è rifiutato di uccidere una giovane Rosamunde. Ne avvertiamo immediatamente la disperazione e la incessante fame verso la sua regina, la sua amante, Liselotte, certo che prima o poi lei lo richiamerà a sé. Tuttavia, Volker ben presto ne scopre la disfatta: la regina è morta uccisa da Biancaneve e il suo sposo.
Ubriaco di dolore se la prende con il suo odiato specchio… E qui piombiamo in una realtà sciagurata, vuota, affamata, ebbra dal nauseante profumo dolce delle numerose mele velenose che pendono dai loro alberi pieni, invitando gli sciocchi ad addentarle. Insieme a Volker ne siamo spaesati, l’edera che pare aver preso possesso del vecchio castello, e creature mostruose che infettano l’ambiente.
Siamo finiti in un futuro distorto, come un riflesso scheggiato e rovinato. Una maledizione si annida nelle terre, i villaggi sono impoveriti e le persone nascono con orrende mutazioni, solo i nobili, cinti nei loro castelli, sono salvi. Scopriremo che il regno è governato dalla dinastia Stutengarten, e Volker capisce che l’ava è proprio la crudele Biancaneve che ha ucciso la sua amata.
Spine di rabbia nel cuore e una disperazione che graffia, morde, divora. Ma una timida speranza perviene, e per una serie di eventi e l’aiuto di Zlotarg, l’entità che vive nello specchio, il nostro cacciatore sarà rimandato nel passato per scongiurare il verificarsi di determinati momenti. La strada è perigliosa, ma il nostro protagonista è disposto a tutto pur di riavere tra le sue braccia l’amata.
La prosa ha una nota viscerale che ci entra fin dentro le ossa. Ne avvertiamo l’immane potenza, pronta a turbarci, farci sospirare e a inchiodarci in una storia di cui ormai ne siamo totalmente ammaliati. La sua intensità non solo riflette la lettura ma prende possesso anche dei suoi personaggi, riuscendo a renderli vividi, dai bordi decisi, oscuri, segreti.
L’idea di fondo è geniale: ripercorriamo i passi avvenuti ma li gustiamo da una nuova prospettiva, quella matura e disillusa di Volker, che obbligherà il sé giovane e Liselotte, senza farsi scoprire, a intraprendere nuove strade. Eppure, cose oscure annidate iniziano ad infettare anche il nuovo presente, decisamente più roseo, e certi passi vengono ripercorsi ineluttabili…
Specchio, servo del mio desiderio più profondo, dimmi chi è la più bella del mondo...
Corone di gelosia, cuori induriti, gelidi sentimenti che vengono scaldati per poco tempo. Superbia e vanità, il desiderio di possedere l’eterna giovinezza, stregoneria e inganno, violenza e sacrificio, dove la moralità sbiadisce senza dar cruccio. Sia il lettore che il cacciatore provano un brivido di angoscia nel vedersi avvicinare sempre di più al baratro e non riuscire ad impedirne la caduta.
Biancaneve deve morire è una storia cupa, che pone l’accento su sentimenti passionali che tingono la vicenda del colore torbido del sangue, che sa di crudezza, desiderio, ossessione, fame di vendetta e quel qualcosa di viscerale e potente che non può chiamarsi amore ma che allo stesso tempo non può essere definito in nessun altro modo.
Qui parliamo di uno degli aspetti vincenti e fondamentali del libro, ovvero la capacità di darci dei personaggi che non siano lindi e piatti. Non c’è copione da seguire. L’autore ci porta personaggi sporchi, contaminati, reali, che non sono mai del tutto cattivi e mai privi di accenni di bontà, dove combattono il confine labile, mai vinti e mai sconfitti. Distrutti, forse, ma mai annullati. Caparbi eppure morbidi di passione, giovani e già annegati in follia. Tutti sono infettati da una mania che spogliano i personaggi, strati e strati di coperture annullati, e ne vediamo il nucleo.
La stessa Liselotte è una donna volubile, potente e vanitosa, tuttavia, questo non la definisce del tutto: c’è saggezza e regalità in lei. Ma tutto si scheggia, si incrina, si spezza con l’ossessione del potere. Il lettore percepisce la regina in modo lucido, non oscurato dall’amore che Volker nutre per lei. E ne percepiamo i suoi bordi affilati, fatti di ingratitudine, boria, presunzione, che tagliano a fondo.
Accanto, troviamo Biancaneve, una Rosamunde giovane che viene modellata dagli eventi facendo forse emergere semi già piantati. Folle, piena di vendetta e paura. Le due donne forse sono lo specchio dell’altra, che vede come la sopravvivenza attecchisce e con quale ferocia si protegge il proprio potere. Due donne che hanno tentato il ribaltare degli eventi per uscirne vincitrice.
Tuttavia, il cuore pulsante e oscuro del romanzo è lui, il nostro cacciatore, Volker. Un personaggio stupendo e complesso, come un rompicapo che non ha ancora scoperto il suo funzionamento. Riempito di tante emozioni ma un’unica ossessione. E ad un certo punto vedremo come il nostro cacciatore semplicemente si consumerà, consapevole di questa disfatta che lo annienta, eppure, in qualche modo incapace di fare altro.
La narrazione è pregiata e riesce ad essere ampia, ci sono frasi così pittoresche e suggestive che si piantano con forza dentro il lettore. Così il terrore della selva dei cittadini diviene il nostro, sentiamo la feroce determinazione di Volker come se fossimo lui. Il nostro cacciatore comprende che tornare nel passato ha un prezzo, che per salvare il futuro corrotto c’è bisogno di mietere vittime, e ci fa i conti, già deciso e disposto, stavolta, ad andare fino in fondo.
Ma qualcosa si spezza, si ribalta, si annulla. Brama, ira, dannazione, lussuria vorticano insieme, avvinghiate. E il tradimento brucia e scava nella carne, nelle ossa, fino a divorare l’anima scellerata, condannata. Le emozioni raschiano il lettore, senza dare perdono.
Gli eventi diventano concitati e qualcosa di ineluttabile prende il sopravvento. Ah, Volker! Povero cuore, quanta pena, quanto sacrificio e impegno. E ancora una volta, gli eventi tragici lo forzano a guardare tutto da una nuova e sofferta prospettiva.
Gli ultimi capitoli abbracciano una spietatezza diversa: la vittima diventa carnefice, la follia adombra occhi neri, e la magia degli antichi dei intesse le vite umane. Un’inquietudine fredda, come pietra morta, scava il cuore, macerandolo. Infine, l’amore si trasforma in odio per poi rivestirsi d’amore, come una moneta che gira, gira, gira, indecisa su dove fermarsi.
Volker ha trovato più umanità dove non se l’aspettava, ed è qualcosa di così semplice e genuino che lo disarma. E forse combatte per esso, anche senza rendersene conto, senza comprenderlo fino in fondo. In lui si inchioda una disperazione che lo prosciuga ma qualcosa è rimasto. Qualcosa forse che perdurerà nel Tempo.
Biancaneve deve morire è stata una lettura intensa, sincera, cruda, che sorprende: perché quando pensi di aver capito tutto la trama si storce, lasciandoti un dolceamaro in bocca veritiero. E Volker che ha reso questa storia dinamica, dannata, screziata, regalandoci emozioni crude in un’infinità di possibilità, dandoci un vissuto che non si cancella.

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