Numbers
Recensione.
Numbers è una storia che mi ha regalato tanto, è stato un
viaggio inaspettato e allo stesso tempo atteso. Uno di quei viaggi che ti
cambiano la vita, semplicemente per saper aprirti nuovi orizzonti e promesse di
fresche emozioni.
Numbers è ambientato in un futuro post-apocalittico dove le
Guerre Climatiche dei popoli antichi hanno cambiato il modo di vivere,
radiazioni e pericoli nuovi popolano questo mondo. Qui faremo la conoscenza dei
mutati, persone che hanno numeri tatuati sotto l’occhio per accentuare la
differenza con gli “esseri umani”. I mutati, scopriremo, non hanno nemmeno il
diritto di avere un nome e senza un nome sono solo Cose. Senza importanza o
valore. I mutati vengono riconosciuti, marchiati, braccati e chiusi sotto chiave.
Quelli meno pericolosi vengono venduti ad altri, come insignificanti oggetti.
L’atmosfera che si respira sa di un’inquietudine non ben
definita e forse proprio per questo più pressante, mentre muoviamo i primi passi in questo mondo apocalittico,
selvaggio, brutale.
Ho amato lo stile descrittivo, asciutto, colmo e coinvolgente dell’autrice, è come se fossi
insieme ai personaggi ad ammirare e temere la desolazione arrugginita intorno,
l’apprensione nel camminare tra l’erba alta, il non sapere cosa ci aspetta
girando la curva. Il ritmo narrativo si stabilizza e cresce nei momenti giusti,
mi è piaciuto molto il saper riuscire alternare momenti di introspezione con
azione, momenti caotici di fuga seguiti da frenetici momenti di recupero.
L’autrice riesce a gestire diversi pov con un’abilità
invidiabile. Ogni personaggio ha una propria impronta, che il lettore impara a
riconoscere, e non si confonde con gli altri. Sei persone da un background
differente che, però, si ritrovano unite da un futuro identico.
Le prime persone a far fronte comune, nonostante le
diffidenze e paure, sono due persone improbabili: Sven e Dernia (l’accenno
all’enemy to lovers è bellissimo!), che fuggiranno insieme dal Palazzo della
Ragione di Nuova Mantova e saranno “costretti” ad aiutarsi a vicenda, con piccoli
atti di gentilezza e il dubbio che colora i loro lineamenti. È solo l’inizio,
il sassolino sul quieto stagno. Seguite a ruota dalla scelta di Aden di non
stare solo a guardare mentre qualcosa di orribile sta succedendo, e dai due
fratelli che fuggiranno dal loro piccolo villaggio San Giorgio . Tutti
diventano fuggitivi.
I personaggi tra di loro sono ben delineati e
caratterizzati, dandoci l’opportunità di assaporare sotto luci diverse il mondo
che si propaga tra le pagine. Vediamoli più da vicino:
- Aden, la Nomade. Si adatta al ritmo plasmato del nuovo mondo dove la natura cresce disordinatamente libera. Ho amato questo personaggio, per il suo essere coraggiosa, indomita, solitaria. Una sopravvissuta capace di saper viaggiare e affrontare le insidie nel suo cammino, con astuzia, bravura e agilità. Aden è una leader nata e lo scoprirà col tempo, anche se ogni tanto il rimpianto di voler badare solo a se stessa la sfiora. Ma fin dall’inizio della narrazione sappiamo che Aden percepisce che le manca qualcosa nella sua vita vagabonda, qualcosa che non sa bene inquadrare, qualcosa che sappia riscaldarla e che le dia la forza di continuare ad avanzare. E lo troverà, un po’ per caso un po’ per scelta; perché Aden è capace di provare emozioni che non siano infettate dalla paura di ciò che non si comprende. E sebbene, adesso, le sue paure siano moltiplicate c’è quella vacillante incertezza di poter contare su altre persone.
- Felicia, 13, la fuggitiva. Un personaggio caotico, selvaggio e intimamente istintivo. Un predatore che ha consapevolezza di esserlo. Ho apprezzato molto come l’autrice riesca a farci scivolare nel suo punto di vista, a farci provare le sue sensazioni inesprimibili e primordiali. Felicia è letale ma anche ironica e adorabile in un modo unico, che protegge i cuccioli del suo nuovo branco.
- Dernia, 24, la prigioniera. Un personaggio delicato che nasconde una vena di ferro inamovibile. Dernia è pacata ma comunque non si tira indietro nel momento di agire e di aiutare gli altri. Intelligente ed estremamente empatica; porta con sé il miscuglio di emozioni dell’essere vissuta quasi sempre dentro una gabbia e i suoi passi verso la libertà sono incerti e bisognosi.
- Sven, la guardia. All’inizio del romanzo sembra una persona indifferente verso tutto e che desidera pensare solo al proprio benessere, ma sotto la superficie c’è tanto da scoprire. E le sue piccole azioni parlano molto meglio di quanto lui voglia lasciare intendere. Sven è un personaggio che conosce una crescita bellissima, attraversata da insicurezze, paure e infine accettazione.
- Fosco, 715. Fosco insieme al fratello minore, Sirio, vivono in un piccolo villaggio vicino Nuova Mantova. Come scopriremo da i loro due punti di vista, la vita nei villaggi è chiusa con una mentalità stretta e opaca, la religione imprime ogni aspetto della quotidianità dei suoi abitanti con le sue assurde e infinite regole. Fosco cerca di nascondere la sua mutazione perché non sono viste di buon occhio; si sente sbagliato, difettoso anche se cerca di non darlo a vedere. Si scoprirà audace e pronto a combattere per ciò che è importante.
- Sirio, il piccolo della banda insieme a Tilde, la bambina muta aiutata da Aden. Il piccolo esploratore a cui piace andare all’avventura e grande osservatore. Vivace ed energetico come sanno esserlo solo i bambini.
I capitoli
scorrono e il gruppo si amalgama, appiattendo reticenze, svelando incertezze e
desideri, insieme iniziano ad imparare come vivere in libertà. Adoro il modo in
cui comunicano tra di loro e vedere che il loro legame si rafforza ogni giorno
di più. C’è una bella crescita dei personaggi, stracciando pregiudizi mentre il
bisogno di sopravvivenza muta, cresce ed esplode in qualcosa di più profondo.
Hanno smesso di pensare solo a se stessi, di voler fuggire al minimo guaio.
Sono maturati, decisi nella loro scelta di proteggere l’altro. Un branco che combatte
per esso
Numbers ha un world-building invitante, la scrittrice ne
tratteggia i bordi lasciando al lettore l’opportunità di poter immaginare il
resto: città medio-grandi sparse, i piccoli villaggi, i luoghi disabitati, le
città invase dalla natura e da oggetti del popolo antico ormai inutilizzabili
(mi ha piacevolmente ricordato un po’ i giochi The Last of Us e Horizon). Le
tavolette del baratto, i soldati che popolano le città, i mutati imprigionati o
resi schiavi. I pericoli che si annidano e sono letteralmente ovunque: i mangia
cadaveri, serpenti enormi, uccelli carnivori, mutazioni inspiegabili e
terrorizzanti, alghe assassine (citando Aden), fiori brutali. Ma non finisce
qui, il pericolo più grande è caratterizzato proprio dagli esseri umani, dalla
loro paura, odio, violenza, dal voler eliminare la minaccia e l’incertezza di
qualcosa che non rientra in categorie definite. La strada appare piena di
insidie e nelle pagine noi lettori l’avvertiamo tutta.
Numbers è un potenziale di riflessioni e temi importanti (di un futuro che appare vicinissimo a noi), in
cui su tutto svetta, uno degli argomenti principali del romanzo: la paura del
diverso. Questa paura inonda gli occhi delle persone, le fa tremare le mani e
spinge loro ad agire prima che lo faccia l’altro. Prima che il diverso prenda
il sopravvento, perché lo farà, giusto?.
È quello che insegnano e inculcano in menti rese malleabili dal panico di
qualcosa che non riescono a comprendere: il diverso ucciderà. Il diverso è
cattivo. Il diverso non dovrebbe esistere. La tolleranza è divenuta solo una
parola dimenticata da qualche parte, sopravvive l’odio, il timore e soprattutto
l’istinto di sopravvivere. Quell’istinto cieco e feroce che sboccia
improvvisamente in un essere umano.
In un clima del genere la religione attecchisce con una
facilità che dovrebbe terrorizzare. Per la Chiesa il mutato è il grande
peccatore che Dio ha scelto di punire. Così si ha il controllo su intere comunità, dunque,
seguendo questa bigotta mentalità chi prega, chi rispetta i comandamenti è
immune dal diventare un abominio. Ma se così non fosse?
È un romanzo in cui si prova un turbine di emozioni
differenti che passano in personaggio a personaggio, vivendolo a modo proprio e
riuscendo ad impattare chi legge. Tanta rabbia nei confronti degli emarginati,
il terrore per gli orrori notturni, nascosti tra le pieghe della notte che
magari ti osservano (click, click, click). I visi di persone segnati dall’odio
e la gentilezza praticata a casaccio nei confronti di una nomade di passaggio.
Speranza, per i piccoli gesti che provocano rivoluzioni e ribaltamento di
pensieri. E amore, tanto amore che avviluppa i personaggi, regalandoci dolcezze e sentimenti ardenti che sembrano le calde fiamme che proteggono i nostri protagonisti dall'oscurità imminente. (Il mio cuore è ancora fermo a pagina 243).
E soprattutto perché viene affibbiata ai mutati l’accezione
negativa del termine? Il libro ci invita ad andare oltre le apparenze, oltre le
diffidenze e paure. Il mutato è simbolo di evoluzione e di adattamento.
L’autrice riesce a trascinare il lettore con la forza dirompente delle parole, inchiodandoci nella sua storia. Avvertivo come se fosse
mia il timore e l’adrenalina mentre cerco di evadere; l’attimo di quieta
meraviglia mentre mi permetto di godere la natura selvaggia che mi circonda; il
senso di potenza mentre caccio in libertà (dove sono le guarrrrdie?); la bocca
acre che sento con la certezza di sapere che mia madre mi ha tradito; il
bisogno di salvare una vita. Ho sentito tutto e questo non ha fatto altro che
approfondire l’immersione che Numbers crea, il coinvolgimento era così assoluto
che ho dimenticato di star leggendo.
Inoltre, voglio spendere due parole sulla cura visiva che il
romanzo presenta, sulla mappa dei territori di ambientazione e impaginazione.
Un lavoro eseguito in modo eccellente.
Mantiene un buon ritmo per tutta la sua durata e i pov si
intrecciano tra di loro in modo sinuoso. È un romanzo che riesce a calibrare l’azione
e l’aspetto introspettivo, reso intimo e ancora più di impatto dalla scelta
narrativa della prima persona al presente. Così Numbers svela l’altra sua
faccia, un romanzo di svolta, d’amore e di chi sceglie di restare.
Ci saranno momenti di questo libro che serberò con amore:
l’inseguimento dei fuggitivi è stato fantastico, avevo il cuore in gola e
riuscivo solo a pensare “fa che non li prendano!”. Oppure quando dormono tutti
insieme nel materasso di Aden, un momento meraviglioso che riscalda, esprimendo
come queste persone estranee si siano unite. O ancora i momenti di raccolta e calore di due personaggi nascosti sotto un ponte dentro la città.
Il senso di appartenenza, la voglia di proteggere, il
desiderio di vivere inondano il romanzo, rendendolo ancora più indelebile e
vero.
Con Numbers ho conosciuto per la prima volta la penna dell’autrice,
che mi ha dimostrato dedizione e amore per la scrittura. Lasciatevi catturare
dalle sue storie, non ve ne pentirete.
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