La divina avventura

 


Autore: Flavio Parenti

Titolo: La divina avventura

Trama: In un regno di nome Baltica, governato da un Dio chiamato KS, la perfezione è la chiave per essere ammessi per l'eternità in Eden. Kato, un anziano discepolo al tramonto della sua vita, intraprende una pericolosa missione per trovare Overton, un giovane orfano selvaggio, e insegnargli la via per l'Eden. La storia porterà entrambi ad affrontare numerosi ostacoli, tra cui la violenza implacabile della natura e la crudeltà degli uomini. Ma dopo che una punizione divina, scatenata da KS, fa cadere una pioggia di "comete" su Baltica, il giovane Overton si troverà a fronteggiare la verità sulla natura dell'Eden. Pur di salvare il suo vecchio maestro dalla trappola in cui è caduto, Overton salperà - insieme ai suoi amici Maya e Govin - per un'ultima avventura alla ricerca dell'Eden e del vero significato della vita. "La Divina Avventura" è un romanzo Fantasy, coinvolgente e dal ritmo cinematografico e incalzante, che ti porterà ai confini della tecnologia e della spiritualità. Un mondo dove i limiti tra il bene e il male, la verità e l'inganno, sono sfocati. Un mondo dove la perfezione è il più grande inganno di tutti.

Prezzo di copertina: 14,90 euro (disponibile anche versione kindle unlimited a 6,95 euro)


Recensione.

La divina avventura è un romanzo d’esordio, dalle tonalità fantasy e di formazione dove il viaggio è uno dei concetti fondamentali del libro, visto come stimolo per conoscersi e rendersi consapevole di ciò che ci circonda.
Fin dalle prime pagine la prosa riesce a catturarci con la sua magia e a condurci tra le pieghe di un mondo fantastico, tratteggiandoci una città, Baltica, con una vividezza che la fa quasi divenire reale.
Una città governata in base al colore delle propria tunica, che dovrebbe evidenziare la purezza del cuore, ovviamente più linda è la tunica più si dovrebbe essere vicino al dio, KS. Vediamoli da più vicino: i bianchi, sono i puri quelli capaci di poter trascendere e vivere per l’eternità nell’Eden. I grigi, sono quelli che devono ancora perfezionarsi per poter avere la possibilità di trascendere; e infine abbiamo i neri, rigettati da KS che vivono nella città Zero, e che hanno un cuore smarrito e il sapore di libertà a cui non vogliono rinunciare.
La domanda essenziale che ci pone il romanzo fin dall’inizio è la seguente: quanto conta la perfezione? Un interrogativo che macera il lettore e che il libro nel suo svolgimento cercherà di formulare una risposta. Essere perfetti conta davvero così tanto? Vedremo come i protagonisti della Divina avventura agiranno sotto il peso di tale quesito, che terrorizza, fa sperare e da la cieca forza di compiere scelte ardue.
Kato, il protagonista, è afflitto per non essere in grado, nonostante il tempo e la devozione spesa, di raggiungere la perfezione. È invecchiato e sente che il suo tempo si avvicina inevitabile alla fine, prima di ciò desidera ardentemente di trascendere.
Il suo dio gli affiderà un compito: ritrovare Overton, ricondurlo a Baltica e farlo diventare perfetto, se riuscirà nel proprio intento KS gli concederà l’anelato sogno di poter dimorare nell’Eden. Ed è qui che inizia il nostro viaggio, insieme a Kato, che dovrà avventurarsi fuori di Baltica in un mondo corrotto, disperato e incerto.
Tra le dune e la desolazione che brucia, Kato scoprirà per la prima volta cos’è la disperazione che ha artigli e dilania dentro, distruggendo volontà e controllo che si credevano granitiche, lasciando libero l’istinto di sopravvivenza che lo porterà a mettere in discussione tutte le sue certezze.
Kato volta con facilità le spalle ai propri ideali per mentire, soggiogare e manipolare. Tutto per far sì che Overton, il ragazzo del deserto, ritorni con lui. Tutto per poter passare l’eternità con la donna che ama, Luna.
Overton, d’altro canto, deciderà di partire per Baltica grazie alla vuota promessa di Kato di poter ritrovarsi con la propria madre nell’Eden. È un personaggio ruvido e determinato, a cui le regole della città stanno strette perché limitano il suo desiderio di curiosità sul mondo e soprattutto prive della libertà che si è lasciato alle spalle.
La narrazione è scorrevole e lineare, ricca di sentimentalismo, introspezione e filosofia. Ha un nucleo colmo di poesia che riesce ad impreziosire determinati passaggi di narrazione. L’attimo prima di un bacio che sa di addio, occhi che comunicano più di quanto si voglia, la bellezza del mare che si infrange sulla battigia, il dolore sordo e greve di un amore non corrisposto, un sospiro trattenuto, una parola taciuta.
Ha un world building non definito, viene generalmente vissuto da sfondo alla storia dei personaggi, ma quel poco che sappiamo riesce ad incuriosire il lettore, come la vastità pericolosa del deserto e dei mostri al suo interno, le città decadute e inghiottite dallo scorrere del tempo o ciò che possono celare i ghiacciai.
Personalmente, il mondo idilliaco di Kato mi ha fin da subito resa sospettosa. Come se fosse volutamente avvolta da una patina lucente per distrarre sia il lettore che i discepoli di Baltica. E gli abitanti della città sono disposti a rinunciare a tutto pur di aspirare alla perfezione… ma cos’è esattamente la perfezione? Chi decide i suoi parametri? Domande che spaccano il lettore facendolo immergere in riflessioni, dubbi e pensieri in bilico, come i protagonisti…
Sia Kato che Orton sono più simili di quanto vogliano credere; entrambi optano la scelta “facile” per poter raggiungere i propri scopi. Kato, per un bel tratto di narrazione, mi è insofferente e parecchio arrogante. Un personaggio che predica bene ma razzola male, e nonostante ne sia consapevole cerca di rifuggire dalle conseguenze. Accecato dal desiderio di poter finalmente trascendere e di poter conquistare Luna, non vuol sentir ragioni, non si cura neanche dei desideri o pensieri altrui. Mentire è dolcissimo e Kato ne è assuefatto, anche se è consapevole di star continuando a mentire, per poi pentirsene sempre nel momento in cui viene scoperto.
Dall’altra parte, anche Orton è egoista. La paura di non essere accettato per quello che è, con il suo passato da vagabondo nelle dune, lo porta a mentire pur di poter mantenere la tonaca pura. Bianca, come l’assenza di contraddizioni e dubbi.
Ed è proprio in questa parte che il romanzo ci conduce in un sentiero pieno di insidie, dove l’illusione appare il nettare più dolce e dissetante, ma alcuni dei personaggi rinunceranno alla perfezione per poter, finalmente, essere sinceri con se stessi. Infatti, a metà il libro si spacca, capovolgendosi.
La pace di Baltica viene arsa, con una furia annientatrice che mozza il respiro. I sopravvissuti non sanno più cosa credere e cosa fare, vacillano in preda ai tormenti. L’Eden è sparito, insieme alla sua promessa di eternità. E la bolla in cui sono vissuti fin’ora scompare, lasciando il mondo, la realtà, la vita penetrare le mura bianche di Baltica, reclamandola silenziosamente.
Ed ecco che da simili, Overton e Kato, vanno agli antipodi, a volte riuscendo ad incontrarsi a metà sentiero. Ma per il resto credono e soprattutto reputano importanti cose differenti, e le loro strade lì condurranno in due vie separate, opposte in un certo senso. Mentre Kato, ormai folle e spaventato, attraverso la coercizione e lo sboccio di sentimenti oscuri conduce i discepoli verso la speranza di poter ancora giungere in Eden; Overton decide di non fuggire più dai propri errori e di insabbiarli sotto altre bugie, affronterà le conseguenze delle proprie azioni e cercherà redenzione, partendo con i suoi amici, Maya e Govin, per salvare Kato.
Gli eventi prendono una piega inquietante, anche se fin dall’inizio si può percepire qualcosa di fuori posto. Alcuni tratti mi hanno ricordato un episodio della serie Black Mirror, non dirò quale per evitare spoiler.
Il romanzo trascina con sé diversi temi: la possibilità di migliorarsi, affrontare le proprie paure e vedere al di là delle proprie convinzioni. L’importanza di preservare la natura e non cedere totalmente all’avidità umana che porta a sfruttare la terra senza pensare al futuro e a deturparla con inquinamento e innumerevoli guerre. Ma non solo, abbiamo anche l’accettazione della morte, l’assuefazione imprudente alla tecnologia, la cecità della fede che disprezza la ragione, il valore delle persone di cui ci circondiamo, del tempo che scorre e non torna più indietro. Un volume ricco di filosofia che evidenzia come l’essere umano è incredibilmente vasto e contraddittorio al suo interno. Il libro, in questo senso, è un invito a non temere l’ignoto a priori e lasciarsi emozionare dalla vita, dalle cose belle e i momenti tristi in un miscuglio unico e indivisibile.
Overton, prima della fine, si ritroverà ad affrontare una nuova sfida, intensa e intima come il fondale silenzioso del mare. Dove la forza dirompente della natura, il corso della vita e l’istinto di sopravvivenza giocheranno un ruolo fondamentale. Una prova che cambierà in modo irrimediabile il personaggio di Overton.
Le ultime pagine sono travolgenti e spronano il lettore a farsi una propria interpretazione di ciò che non si può sapere. L’ignoto fa paura, ma questo non vuol dire che non può essere affrontato con spirito di avventura. La perfezione è un concetto irraggiungibile e menomale direi, è un concetto asettico, una tela bianca, priva delle sbavature che ci rendono umani.
In conclusione, a volte ci sono tratti di narrazione in cui i personaggi cambiano idea in modo fin troppo repentino, e mi sarebbe piaciuto un maggiore accento su tutto l’aspetto distopico promettente che il romanzo accenna, concentrandosi, invece, maggiormente sull’introspezione dei suoi protagonisti, una scelta comunque apprezzabile che rispetto.
La Divina avventura è fedele al proprio titolo. Ci imbarchiamo in un viaggio pieno di accadimenti e di cambi di rotta, di momenti belli, preziosi e incerti, di consapevolezza che si cristallizza dopo una tempesta e che da coraggio di cambiare per poter migliorarsi.
Un viaggio che tocca nel profondo ogni lettore, in modo personale, riuscendo però a lasciare un bel ricordo dietro di sé, che sa rimanere sempre all’orizzonte, come il cielo e il mare quando si sfiorano.


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