La strada verso Jonestown- Jim Jones e il Tempio del Popolo
Recensione.
Lasciatemi iniziare questa recensione col dire che si tratterà
di argomenti delicati, dunque, procedete con le dovute cautele.
Immaginatevi un gruppo numeroso di persone che si ritira in
un luogo sperduto e fonda una comunità per poi attuare un suicidio di massa che
sconvolse l’opinione pubblica e non solo. Tante sono le domande legittime: cosa passava per la mente di
questi seguaci, che si fidavano ciecamente del proprio predicatore? Era follia
lucida? Fede incrollabile? Inganno?. E che dire del predicatore in sé? Chi era
Jim Jones?
Questo corposo e dettagliato volume scritto da Jeff Guinn
cerca di far luce sulla vicenda, tentando di analizzare ogni suo anfratto e
lasciare al lettore la possibilità di farsi un idea di ciò che sia accaduto. L’autore
ha svolto un lavoro fantastico nel riuscire a mettere insieme i vari pezzi di
una storia frammentata, un lavoro senza dubbio lungo e faticoso, di cui ci si
può farne un’idea già solo nello sfogliare la numerosa bibliografia che è a
fine libro. Inoltre, caratterizzata anche da una gallerie di foto significative
e d’impatto.
Il volume inizia inserendoci nel contesto storico, sociale e
culturale dei genitori di Jim Jones, un padre con problemi dovuti ad una ferita
di guerra e una madre un po’ eccentrica che credeva di meritare molto di più.
Erano gli anni della Depressione, anni duri e disperati, in cui la famiglia si
trasferisce a Lynn, cittadina che rispecchia la propria epoca: priva di
segreti, tutti sapevano tutto. La famiglia Jones in questo contesto, spiccava
soprattutto per la loro assenza alle funzioni di Chiesa di Domenica.
Il piccolo Jimmy prese presto l’abitudine di frequentare le
diverse chiese presenti nella cittadina, e scoprì che gli piacevano i passi
religiosi. I nazareni, quaccheri, i medodisti, i discepoli di Cristo, Jimmy le
provava tutte. Insomma, appare chiaro, che un bambino ignorato dai genitori
cercava l’approvazione da qualche altra parte, e che le funzioni domenicali
insieme ad altre persone furono un momento decisivo nella vita del
protagonista. Dobbiamo anche porre attenzione ad un altro fatto di non poco
conto: ovvero che la madre ha sempre inculcato in Jim la credenza di essere
destinato ad essere qualcuno di importante. Jim cresce con questa
consapevolezza e la metterà a frutto.
Tra le pagine e i vari resoconti appare chiaro che Jim era
abile nell’incantare con le parole, un’arte che affilò insieme alla
manipolazione sottile nei confronti degli altri, al saper gestire la metratura
che può avere una verità e soprattutto come venir percepiti dagli altri. Tutte
caratteristiche fondamentali che lo porteranno a diventare il Padre della
chiesa da lui fondata, il Tempio.
Ma facciamo qualche passo indietro. Nel 1954 Jones fondò la
chiesa “Community Unity” a Indianapolis, una chiesa inclusiva aperta a tutti,
caratterizzata da sermoni appassionanti, strabilianti guarigioni; insomma in
poco tempo il successo di Jones cresce a vista d’occhio.
Ed è proprio questo l’inizio del percorso che porterà alla
nascita del “Il Tempio del Popolo” che attirerà sempre più seguaci, riuscendo
anche a compiere una parvenza di socialismo desiderata fortemente da Jones,
ovvero accogliere una moltitudine di gente senza distinzione, poter dare da
mangiare agli affamati e procurare lavoro attraverso la gestione di altre imprese
acquistate. Pian piano, il Tempio costruisce la sua base solida, caratterizzata
da tante persone che desideravano aiutare il prossimo. Unirsi al Tempio
sembrava una proposta allettante.
Guinn analizza questa controversa figura, mostrandoci come
Jim Jones era abile nell’apprendere anche da altri, sistemando le proprie
sbavature, imparando a diventare un leader capace di affascinare e incuriosire
le masse. Ad esempio, prese spunto anche da “Father Divine” un altro
predicatore controverso dell’epoca, fu proprio da lui che prese l’idea di farsi
chiamare Padre dai propri accoliti.
Un’altra riuscita eccellente di Jones fu quella di riuscire
a cavalcare il vento del cambiamento e saperlo effettivamente promuoverlo. Attraverso
l’integrazione e il sostegno, unita a delle fantomatiche profezie che si
amalgamavano bene alle necessità del periodo; come quando puntualizzava a come
salvarsi da una guerra nucleare che sarebbe sicuramente accaduta. Era il
periodo della Guerra Fredda, dove la minaccia dell’Unione Sovietica era
qualcosa di stabile dentro ogni famiglia americana, e che dunque le parole del
predicatore riuscivano in qualche modo a stuzzicare. Ormai siamo consapevoli
che Jones sapeva sfruttare bene il momento propizio per far leva sulle altre
persone.
Il ritmo narrativo è implacabile nel narrarci gli eventi che
porteranno alla popolarità Jim Jones, ma allo stesso tempo gettare intorno un’inquietudine
che si inizierà a manifestare delicata, lenta, quasi impercettibile che via via
si farà più pressante e soffocante. Ai nostri occhi, occhi contemporanei, tutta
la vicenda si veste di assurdità e incredulità, ma l’autore abilmente cerca di
farci vedere ogni sfaccettatura di questo caso. Ricordiamo che non è un
qualcosa che accade subito, ci vorranno decenni per portare queste persone
nella infausta Jonestown, agli eventi che sappiamo. Eppure, il sapere dove
condurrà tutto ciò, non può che lasciarci in bocca una sensazione amara.
Tornando a Jones, riesce a superare tutte le crisi che deve
fronteggiare il suo movimento, nel frattempo, diviene sempre più paranoico nei
confronti di chi gli sta intorno. Siamo agli inizi degli anni Sessanta dove Jim
torna dalla completa disfatta della sua missione in Brasile ed inizia ad
attuare una chiara separazione tra la sua fede e la Bibbia. È uno dei primi
momenti di svolta che condurranno ad una fine tragica, arrivando a proferirsi
vera espressione di Dio sulla Terra e che dunque è esente da qualsiasi sbaglio.
È solo l’inizio reale di qualcosa che non va, si inizia ad avvertire un brivido
d’inquietudine che si rende manifesto ad un occhio attento, ovvero quello del
lettore.
Successivamente sposta la sua Chiesa in California, e qui la
grandezza del suo grande sogno dovrà fare i conti con la realtà, la comunità di
Redwood Valley era molto conservatrice e non vedeva di buon occhio le
proclamazioni infervorate di Jones e il socialismo in cui credeva.
Tuttavia, il Tempio riesce a stabilire una solida base
finanziaria che cresce di pari passo con la pesante teatralità di Jones. Adesso,
si poteva acquistare una sua foto benedetta da lui stesso per “salvarsi” da una
tragedia che sarebbe sicuramente arrivata, giusto per citare una delle più
assurde strategie messe in atto dal leader. Così come iniziano a diventare
surreali ed eccessive le richieste che fa ai propri adepti: lavorare per lunghi
periodi di tempo, senza tener conto del loro effettivo lavoro, fare ronde
notturne per intercettare i numerosi nemici, non uscire e familiarizzare con
delle persone estranee al Tempio, non bere alcolici e fare uso di droghe, non
sprecare tempo per le loro esigenze personali. E soprattutto, spiare gli altri
membri per carpirne debolezze e dubbi. Ma non solo.
Jim Jones iniziò a far coincidere i propri desideri
personali con il “bene superiore” costringendo l’intera congrega a soddisfare
ogni minima cosa. Le bugie iniziano a costruire il castello di carte. Fu per il
bene superiore che inscenò finte guarigioni, che prese un’amante adepta. Quello
che Jim voleva lo prendeva. Non contemplava neanche l’idea che qualcuno come
lui potesse essere in qualche modo rifiutato.
L’autore è metodico nel delinearci la vita di Jim Jones,
cercando di essere più chiaro possibile e avvolgendoci in una narrazione che
rasenta il verosimile, eppure dobbiamo ricordarci è qualcosa davvero accaduto. Possiamo
assistere, attraverso le numerose informazioni presenti nel libro, a come Jim Jones
da giovane predicatore lentamente si disfa, lasciando cadere la maschera di
bontà e lungimiranza che attira le masse. Diviene il manipolatore che usava l’inganno,
la violenza, la paura, senza nessun rimorso, piegando vite e persone al proprio
volere.
Guinn ci porta nel dietro le quinte, viste dal vivo da una
cerchia ristretta di seguaci, quando i riflettori si spengono e la maggioranza
del pulpito va via ancora ammaliata. Rimane solo un uomo, capace oratore sì, ma
anche manipolatore, egocentrico e indolente. E soprattutto con un potere
persuasivo che riesce a sfruttare bene; un uomo che non si fa problemi a
sfruttare gli altri e a dettare una nuova moralità che si amalgama bene ai
desideri del proprio leader.
E se si contestava apertamente ciò che diceva Jim Jones?
Beh, in quel caso la maschera del leader gentile e affabile scivolava via e si mostrava
la rabbia e l’indignazione di essere accusato di mentire, insomma di essere
posto in qualche modo nello stesso gradino di un uomo normale. Il Padre non
mente mai, non può. Mettere in discussione ciò che dice il Padre è dubitare sulle
fondamenta stessa della chiesa. In poche parole, inaccettabile.
E noi lettori assistiamo alla crescita smisurata del potere
di Jones ma anche al suo lasciarsi andare in una spirale sempre più contorta. Ormai
certi campanelli di allarme non possono essere evitati. Si interessava degli
oppressi e cercava di abbattere diverse differenze socio culturali… ma quando
il potere e prestigio diventarono considerevolmente più consistenti, Jones, si
lasciò andare alla sua meschinità, alla sua cupidigia, al suo accrescimento
personale. Proprio perché era riuscito a conquistare una fetta di potere non
voleva lasciarlo andare; dunque, diventò paranoico e passò ad un controllo
sistematico dell’intera chiesa: punizioni corporali, riunioni per fare e
ricevere critiche. Non solo, dipendente da droghe e antidolorifici, usò i soldi
del Tempio per il proprio tornaconto: viaggi privati, diversi conti privati
intestati a lui e ad altri membri della sua famiglia. Ovviamente la maggioranza
dei membri del Tempio non sapeva assolutamente nulla di tutto ciò.
E qui ci avviciniamo, secondo me, ad un altro punto critico
di svolta. Dopo il “tradimento” avvertito dalla banda degli otto, ovvero
giovani studenti che criticarono i dettami della chiesa e se ne allontanarono,
in Jones inizia a maturare un’idea, probabilmente stagnante da un po’: quella
di trovare un luogo isolato in cui poter costruire la propria comunità ed
essere lasciati in pace da influenze esterne. Insomma, un luogo in cui la
fedeltà del proprio leader sarebbe stata decisamente più difficile da
contestare. Ed è proprio verso il 73’ che inizia ad inserire nei suoi
lunghissimi sermoni una sorta di “terra promessa” in cui poter andare a vivere.
E per questa terra promessa verrà scelta la Guyana in quanto
soddisfaceva diversi criteri essenziali: innanzitutto, era l’unico paese del
Sud America ad avere come lingua nazionale l’inglese, possedeva una posizione
assai strategica e il fatto che la maggior parte della sua superficie era
coperta da una fitta giungla, il che rendeva difficile gli spostamenti. Non solo
sarebbe stato difficile abbandonare tale luogo isolato ma sarebbe stato
ugualmente complicato per persone esterne raggiungere tale luogo.
Questo sogno, ovviamente, costava parecchio. Jones esigette
dai propri membri numerosi fondi, chi aveva delle polizze assicurative sulla
vita doveva versarle al Tempio, una percentuale del proprio stipendio doveva
essere dato al Tempio insieme ad atti e beni degli adepti. Inoltre, venne
chiesto anche sostegno esterno per contribuire alla fondazione di questa nuova
missione agricola.
Nacque Jonestown, dove i primi coloni lavorano duramente per
dargli una forma. Diverse sono le testimonianze che raccontano i primi anni di
questa missione agricola. La vita era dura e faticosa ma c’era anche un bel
senso di comunità e condivisione, la gente lavorava sodo e si riuniva la sera
per trascorrerla insieme. Ovviamente questa placida quiete finì quando giunse
lo stesso Jones in comunità.
Il leader del Tempio affrettò il viaggio verso il Sud
America il giorno prima di una temibile pubblicazione della testata New West,
dove i giornalisti incaricati facevano, finalmente, luce su alcuni punti oscuri
che vestivano e celavano la figura del Padre. Così l’opinione pubblica inizia a
sapere delle manovre per ingraziarsi i politici, il controllo della Commissione
della Pianificazione, un organo interno del Tempio fondamentale per i desideri
del proprio leader, come i disertati del Tempio venivano lungamente
perseguitati dagli altri membri per convincerli a tornare o per far si che non
venissero divulgate informazioni sensibili. Fuoriescono con una potenza
inaudita: abusi fisici, psicologici, frodi, documenti in cui si cedeva la
gestione dei propri figli per farli crescere in comunità; queste voci si
uniscono e chiedono a chi di competenza ad investigare.
Ma Jones era già in viaggio, credendosi al sicuro. E insieme
al Padre arrivarono anche il grosso dei membri, appena si giungeva a Jonestown
venivano confiscati passaporti, gioielli e qualsiasi altro bene di valore.
Da qui in poi gli eventi precipitarono velocemente. La
battaglia legale per riavere John Victor, uno dei bambini tenuti a Jonestown
(figlio naturale di Jim avuto con un’adepta). I Concerned Relatives tentarono
di riprendersi i propri figli o parenti, mandando lettere al Congresso evidenziando
come a Jonestown si violassero i diritti umani. A questo punto Jim Jones era
oltre la paranoia, faceva circolare guardie armate nel campo, avvertiva gli
abitanti della comunità attraverso megafoni che presto qualcuno sarebbe venuto
a fargli loro la guerra. Nemici, spie e cospiratori erano ovunque. L’atmosfera
è agitata, delicata ed estremamente ingarbugliata. Ricordiamo che gli abitanti di Jonestown
non sanno cosa sta accadendo in America, credono quello che dice loro il
proprio Padre, una figura che li guida da anni. Ma il leader è deteriorato,
farnetica per lunghe ore, costringendo i membri del Tempio ad ascoltarlo su
lunghe panche fino a notte fonda.
Piccoli avvenimenti che ci portano a quel tragico, triste ed
oscuro giorno di Novembre del 78’. Il fattore scatenante del suicidio-omicidio
di massa fu la perdita di potere che il leader, Jim Jones, non poteva
assolutamente accettare.
Accadde tutto velocemente, gli assassini sulla pista e la
decisione di un grande suicidio di massa per morire “liberi”. Spezzoni di quei
terribili momenti sono registrati dai nastri collegati al microfono nel punto
di raccolta della comunità, deliri che non avevano tanto senso logico ma che riuscivano
bene nell’intento di spaventare gli adepti.
Jones aveva instaurato così tanta paura e preoccupazioni
nelle menti dei suoi adepti che quando proclamò che un nemico, non ben definito,
sarebbe presto giunto lì per massacrarli…la maggior parte dei presenti gli
credette. La morte per cianuro, non è per nulla pacifica come invece si premurava
di rassicurare Jones; e quando i primi iniziarono a contorcersi in preda ai
dolori, diverse furono le persone che iniziarono a dubitare, tentennanti. Qualcuno
riuscì a fuggire, molti si opposero a ciò che stava accadendo ad una velocità
fin troppo sorprendente, e allora li costrinsero. Dopotutto, il messaggio
finale di Jim Jones avrebbe perso d’impatto se non fossero morti tutti.
Ancora oggi si dibatte su ciò che accadde quel giorno e gli
eventi che lo precedettero. Davvero, nessuno si accorse del potere che Jones
riusciva ad esercitare? Nessuno vide la pericolosità di qualche suo gesto? La
colpa venne rimescolata, incapace di trovare una sola persona a cui poterla
affibbiare e far scontare in nome della giustizia.
Guinn evidenzia bene come il successo inspiegabile di questa
controversa figura sia anche dovuto alla sua grande capacità di saper
instaurare un legame emotivo con l’altro. Dai documenti che ci arrivano è una
delle cose che salta subito all’occhio: bastavano pochi minuti con Jim Jones e
ti convincevi di avere di fronte una persona incredibile, che riesce a
mostrarti un’empatia fuori dal comune.
Credo che molte persone si siano lasciate “ingannare” per l’atmosfera
gioiosa che il Tempio aveva saputo costruire, la capacità di farti sentire
speciale, amato, parte di qualcosa di importante. Qualcosa che era proteso a
fare del bene, ad appiattire le disuguaglianze, a cercare di creare un luogo,
un’economia, un esempio di un paese migliore. E al centro di tutto c’era la
grandissima abilità del leader: elencava catastrofi imminenti, un governo che
non aveva a cuore i diritti dei propri cittadini e faceva intuire, invece, che
nel Tempio sarebbero stati apprezzati. Il Tempio svettava come la salvezza
finale in un mondo che stava andando allo sbando. Nel Tempio ci si prende cura
l’un l’altro, nel Tempio i propri bisogni contano. Si tacevano le bugie, le
violenze, i retroscena che avrebbero, senz’altro, guastato la percezione che
Jones voleva che il Tempio avesse.
Jim Jones rimane una figura controversa e contraddittoria a
cui Guinn ha saputo darci una visuale completa degli avvenimenti, e qualche sprazzo di ciò che accade dopo, la inevitabile fine del Tempio, all'odio verso i membri restanti, il disprezzo che molti dovettero subire, la paura collettiva instaurata. Agli amanti
del genere invito caldamente a leggere in prima persona il ricco volume.
Commenti
Posta un commento