Per la brughiera

 



Autrice: Martina Tozzi

Titolo: Per la brughiera

Trama: A Haworth, un remoto paesino dello Yorkshire, immerso nell'impervia brughiera, un giovane reverendo, Patrick Brontë, resta vedovo con seifigli ancora piccoli di cui occuparsi. Ifratelli trascorrono così un'infanzia isolata, nella tetra canonica piena di spifferi, circondati dalla natura e immersi nei loro giochi, sostenuti nella solitudine da un'immensa fantasia, che permette loro di lasciare la brughiera e di vagare nei reamifantastici dell'immaginazione. Lettori avidi e curiosi di tutto ciò che li circonda, i bambini riescono a trasformare la loro quotidianità spesso monotona in avventure esotiche. Charlotte e Branwell sono ambiziosi, cercano un riconoscimento per la loro arte e si sentono andare stretti la canonica in cui sono cresciuti; Emily è libera e amante della natura, selvatica come la sua diletta brughiera; mentre Anne è la più tranquilla e dolce, ma allo stesso tempo risoluta e responsabile. In un'epoca in cui il destino di una donna è quasi sempre quello di essere una moglie e una madre, le tre sorelle rivendicano la loro indipendenza e, guidate dall'intraprendenza di Charlotte, riescono ad affermarsi in un mondo quasi esclusivamente maschile, mettendo sulla carta i loro fantastici mondi interiori,

Prezzo di copertina: 18,00 euro.


Recensione.

Voglio essere chiara fin da subito: questo libro vi farà bene e male in egual misura. E non può essere altrimenti in quanto la potenza narrativa cresce di pari passo con la storia. Una storia che emerge dalle pagine e si insinua dentro il lettore, scegliendolo come sua dimora.
La violenza dei sentimenti che ci lascia boccheggiare di fronte alla tenerezza di un legame fraterno, un'agitazione non ben definita, e qualcos'altro che trova il suo compimento assoluto tra la carta e inchiostro in un mondo immaginario che nasce e cresce di fronte ai nostri occhi.
Conosco già la narrazione magica e avvolgente dell'autrice (il suo precedente romanzo "Il nido segreto" ne parlo qui).
Questa è la storia autobiografica romanzata di tre donne dello Yorkishire, tre sorelle che nonostante le difficoltà e i pregiudizi di genere, si elevano al di sopra di tutti con le loro straordinarie menti e le loro magnifiche opere. Tre donne, oggi, fondamentali se si discute di letteratura inglese ma non solo, sto parlando delle sorelle Brontë.
L'autrice ha svolto un lavoro eccezionale nel presentarci un'opera piena di dettagli su ciò che sappiamo di queste donne e la maestria a saper colmare i vuoti, donando una fluidità all'intera opera.
La brughiera, vicino alla canonica dove vivranno le nostre sorelle, è sempre di sfondo e costante. Perno di pensieri, rimpianti e sospiri. Nel prologo lo vedremo attraverso gli occhi della madre, Maria, ma sarà un luogo prezioso per ogni membro della famiglia Brontë.
Nei primi capitoli si avverte la calda sensazione del focolare familiare dove cinque sorelle e un fratello crescono insieme, tra la natura, i giochi infantili e la lettura, insieme alla presenza del padre.
La narrazione è intensa, capace di sradicarti ovunque tu sia e di condurti con potenza, come spinto dal tipico vento inglese, nella cittadina di Haworth in una casa abitata da delle scrittrici, che sanno d'inchiostro ed erba selvatica, di donne argute e di candele consumate fino a tarda notte.
All'epoca di credeva che esistesse la differenza tra intelletto maschile e quello femminile, ed è solo uno dei tanti pregiudizi che le nostre protagoniste dovranno affrontare. Tuttavia, il padre, trovandosi ad educare cinque figlie prenderà la decisione di mandarne alcune in collegio per dar loro la possibilità di un futuro in cui siano capaci di badare a se stesse. In quanto le prospettive di matrimonio appaiono scarse proprio per una dote pressoché nulla.
Dunque, bruscamente si interrompono i giochi di infanzia placida e le figlie sono costrette ad attraversare l'uscio di casa alla scoperta dell'ignoto.
Le quattro sorelle non trascorreranno bei momenti in collegio. Un luogo aspro, freddo e affamato, e sopratutto ligio a molte regole a cui le ragazze dubitano del loro senso. Non solo, la scarsità d'igiene e l'atmosfera lugubre faranno ammalare diverse bambine, e le due sorelle maggiori Brontë perderanno la vita precocemente.
L'autrice riesce a fare esprimere i personaggi che popolano il romanzo in un modo unico, colmo di sentimenti e trasporto. Possiamo quasi avvertire i pensieri di Branwell quando pensa alle sorelle lontane nei collegi, l'ingiustizia innocente che lo riempie nel non averle più vicino. Come possiamo avvertire, allo stesso tempo, lo struggimento che provano le sorelle verso casa.
Casa. Un tema fondamentale del romanzo, a cui le nostre protagoniste sono intimamente legate e come radici che anelano il ritorno alla terra conosciuta, le sorelle sentiranno sempre una nostalgia potente nei confronti della canonica e del tempo prezioso che hanno passato insieme.
Ed è proprio tra le sue care mura che vedremo come la febbre d'inchiostro colpirà i figli Brontë con un'intensità abbacinante, e crescendo insieme la loro fantasia e la loro avida voglia di lettura si intensifica e si affina. Sicuramente il fatto di aver potuto avere compagnia in questa passioni li ha resi più fervidi e uniti. Charlotte e Branwell continueranno, negli anni, ad arricchire e ad espandere il loro mondo concentrato nella terra di Angria, popolandolo di diversi personaggi e disavventure. Dall'altra parte, Emily e Anne creeranno la terra di Gondal, segreta e misteriosa, popolata da personaggi femminili forti e indipendenti, senza nessuna presenza maschile a doverle proteggere e a rubar loro la scena.
Sebbene sia due mondi differenti, vengono accomunati da personaggi, luoghi e avventure che hanno sempre qualcosa di misterioso, ribelle, quasi oscuro, che permette loro di uscire dalla quotidianità della canonica in campagna e analizzare ciò che smuove l'animo umano. Si inizia già a delineare l'impronta fresca e arguta che renderà celebri le sorelle Brontë.
Anche alcuni episodi fondamentali della loro vita troveranno un nuovo svolgimento nelle loro opere: istitutrici in antiche dimore viste come meri oggetti, obbligati a compiti e soffocate da atmosfere tetre. Insieme a personaggi femminili profondi, che vanno oltre la vuota bellezza esteriore, personaggi con tormenti, sogni, desideri che non vogliono essere prese da meno rispetto ad altri.
La scrittrice è stata bravissima anche a saper delineare le differenze tra le nostre tre protagoniste, evidenziano i loro caratteri diversi e il modo che hanno di approcciarsi, che tuttavia diventa uguale nell'amore che nutrono per la loro famiglia e la fantasia. Vediamole da più vicino:
  • Charlotte, che avverte il peso di essere la sorella maggiore, il desiderio complesso di non voler deludere il padre, soprattutto rinunciando alla sua occupazione di insegnamento anche se ciò le da un tormento che la consuma. Eppure, è anche vivace, allegra, appassionata, capace di perdersi nel suo mondo per ore.
  • Emily, ha il carattere più forte e indomito e lo si avverte in tutto ciò che fa: dal modo in cui si pone, come pensa, come si esprime. In lei tutto è denso e selvaggio, uno spirito libero e inquieto.
  • Anne, la piccolina di famiglia, da sempre vezzeggiata e protetta; con un animo delicato e gentile che sembra essere una via di mezzo tra i caratteri differenti delle sue sorelle maggiori.
Anche se un'accezione si dovrebbe dare anche a Branwell. Un fratello amorevole, un personaggio spensierato e gentile a cui le sue sorelle sono molto legate.
Tra i tanti temi del romanzo c'è ne uno che riemerge con un'intensità stravolgente: il voler essere padrona di se stessa. È un desiderio che infiamma tutt'e tre le nostre protagoniste, il non dover dipendere da famiglie estranee che le trattano con distacco, il poter dedicarsi ad un proprio progetto senza però soffocare la propria espressione. È proprio questo complesso sentimento che spingerà Charlotte, Emily e Anne a provare la strada della pubblicazione.
Coltivare un talento e affinarne la sua arte è qualcosa di bello come percorso, legato alla febbre di scrittura e la voglia mai soddisfatta di scrivere. Tuttavia, le nostre sorelle Brontë dovranno combattere anche contro un altro nemico: il sessimo. A quanto pare, essere donne influisce in maniera negativa alla loro aspirazione verso la scrittura, come se le sminuisse in partenza. Insomma, scrivere è qualcosa di prezioso e riconosciuto ma non se la donna lo sceglie come propria occupazione.
L'autrice riesce ad eviscerare emozioni intense, facendoci avvertire tutto il tumulto interiore di questi personaggi. I loro dubbi, drammi, solitudini fredde, desideri, nostalgie, ci colpiscono con una potenza che ci lascia boccheggiare.
Ma non solo, le descrizioni presenti all'interno del libro sono vivide: il cielo tempestoso in avvicinamento, la brughiera dai colori belli, e i personaggi che stiamo amando muoversi in questo spazio. Ed è proprio qui che la narrazione diviene un sussurro intenso che brucia nella notte. Una smania di saper uscire fuori le parole, modellarle, piegarle, avvicinarle a quel qualcosa di inesprimibile che agguanta le nostre protagoniste, che sa di casa e di un desiderio più complicato, che solo vergato sempre dare loro un po' di pace.
Accompagneremo queste straordinarie donne nella loro vita e nelle esperienze che le modellano e le daranno diversi spunti per le loro opere, ancora dormienti che attendono quiete il momento di essere scoperte ed essere messe per iscritto.
Charlotte in Belgio sboccia, grazie anche alla guida di monsieur Héger per poi sprofondare nella più disperata delle angosce, murata in una solitudine inscalfibile. Ma Charlotte non vuole ridursi come il suo caro fratello, disperato d'amore e di illusioni dolci che hanno il sapore di oppio. Dunque, in lei nasce l'esigenza di provare a mettere per iscritto il fiume d'inchiostro che cuoce in lei, cercando di liberarlo.
Emily, che è sempre stata la più legata alla brughiera e alla casa, quando vi ci fa ritorno diviene appagata, indomabile col cuore colmo di storie che smaniano per trovare compiutezza attraverso le sue mani.
Anne, dopo svariati anni da istitutrice e con diverse esperienze lavorative, trova l'immaginazione che le prega di essere messa su carta, le chiede di sbizzarrirsi e di lasciarla diventare reale.
Proprio qui, con consapevolezza, iniziano a provare seriamente la pubblicazione, attraverso nomi fittizi, proprio per non essere giudicate e limitate dal loro sesso; infatti ciò che dovrebbe contare è solo la qualità delle loro storie narrate.
Siamo così immersi nel romanzo, che non si può non provare un forte orgoglio di fronte alla pazienza e perseveranza di queste donne. Davvero, quando iniziano ad arrivare recensioni sulle loro opere, la commozione è tanta, che mi sono sorpresa a sorridere entusiasta per questi loro traguardi.
A differenza di Charlotte che, anche nella scrittura cerca un po' di compiacere gli altri, Emily scrive innanzitutto per se stessa e non le interessa il giudizio altrui, né scende a patti con se stessa per compiacerli. Anne, invece, è qualcosa che sta nel mezzo, scrivendo per se stessa ma che aspira al riconoscimento altrui.
La vita continua e... oh, la disperazione, l'impotenza e la crudeltà della morte! A seguito un piccolo spoiler che colorerò diverso, ma se conoscete la vita delle Brontë non è per nulla uno spoiler.
Branwell, un giovane uomo pieno di talento e passione, che si è consumato come una candela, bruciando per un'amore che non gli ha dato nulla.
Emily, il pilastro fermo e sicuro. Il cuore della canonica con il suo spirito ingovernabile. Senza di lei, anche lo stesso romanzo appare vuoto, mutato in un muto dolore che non smette di ferire.
E Anne, la sorella che viveva in simbiosi con Emily, la segue, afflitta dallo stesso male.
Sono capitoli tosti da leggere, e ho singhiozzato tanto! È uno strazio assistere impotente ai pensieri di Charlotte e Anne mentre l'inevitabile si dipana davanti a loro. Davvero, l'autrice è stata bravissima a saper trasmetterci un grumo d'emozioni che rimangono alla gola e ci fanno male al cuore (io non mi sono ancora ripresa).
Dunque, Charlotte rimane sola a dover convivere con emozioni crude e una casa silenziosa che urla di ricordi e risate. E ancora una volta la scrittura le viene in aiuto; la scrittura come sfogo, come possibilità di rievocare le persone amate, come opportunità di immaginare un diverso proseguimento della vita. E insieme alla scrittura è legato in maniera intima la lettura, che continua ad avvicinare persone che non ci sono più, un balsamo per gli afflitti.
Un romanzo intenso capace non solo di raccontare la storia delle sorelle Brontë ma anche di saper andare oltre, di insinuarci nei cuori e nelle menti di queste donne che sono divenute eterne con le loro opere, a distanza di secoli. Che hanno saputo dimostrare come potessero vivere anche sole. Che riescono ancora oggi ad emozionarci con le loro opere intramontabili. Personalmente, uno dei miglior libri che io abbia letto quest'anno.
E la brughiera rappresenta anche le nostre protagoniste. Un po' selvagge e diverse dal quieto panorama, che risaltano per la loro perspicacia e indipendenza. Di avere consapevolezza di avere una voce e di non avere nessun timore di usarla.
Me le voglio immaginare così, insieme e spensierate, mentre passeggiano intorno al tavolo del soggiorno con le idee che corrono veloci, l'abbaiare di Keeper in sottofondo, il rumore del vento che entra tra gli spifferi, mentre queste tre donne non si accorgono più di nulla intorno a loro... stanno già errando tra mondi fantastici.



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