Tutta la verità, nient'altro che una bugia

 



Autore: Roberto Emanuelli

Titolo: Tutta la verità, nient'altro che una bugia

Trama: Niccolò non ha ancora quarant’anni, lavora in un negozio nel centro di Roma ed è un single di successo. La sua vita scorre tra appuntamenti ad alto tasso erotico, il calcetto del martedì sera e le uscite con gli amici del cuore, Patrizio e Giulio. Ormai è qualche anno che non si innamora davvero e comincia a chiedersi se non gli ricapiterà più, se il sesso senza complicazioni sia la soluzione perfetta per tenersi al riparo dalla sofferenza e dalla fatica di mettersi in gioco. Innamorarsi può farti volare, confida alla sua migliore amica Dafne, ma è facile precipitare. Se con gli amici le serate trascorrono all’insegna della leggerezza e delle battute, con lei, oltre alla passione per la Juventus che li lega, può accedere invece al mondo esclusivo e misterioso dei sentimenti femminili, confidandole in cambio, senza reticenze, quello che pensano davvero molti maschi sulle donne e sulle relazioni. Ma quando uno tsunami sconvolge la sua vita e lo costringe a guardare al futuro da una nuova prospettiva, si ritrova a fare i conti con tutte le sue certezze.

Prezzo di copertina: 19,90 euro


Recensione.

Con questo romanzo esco totalmente dalla mia comfort zone. Ma ogni tanto fa bene confrontarsi con letture inaspettate.
Libro contemporaneo, ci troviamo dentro il cuore della città eterna e l'autore ci conduce nella vita di Niccolò, il nostro protagonista, che alla soglia dei quarant'anni si interroga sull'amore e se riuscirà a trovarlo; una domanda che almeno una volta nella vita ci siamo chiesti tutti.
Ci inoltriamo nella sua quotidianità fatta di lavoro, calcetto con gli amici, appuntamenti tramite un'app di incontri, chiacchiere e confidenze con la sua amica Dafne e ascoltare l'oroscopo.
Ma appare chiaro fin da subito che Niccolò vuole l'amore, gli piacerebbe innamorarsi e soprattutto essere corrisposto.
La narrazione è leggera, scorrevole ed estremamente lineare.
Sarò sincera, non sono riuscita ad instaurare un rapporto di simpatia con il protagonista. Tuttavia, ammiro la forza che Niccolò mette nel saper ammettere, soprattutto a se stesso, che l'amore non è solo qualcosa che vuole... ma di cui ha anche un feroce bisogno.
Chi non ha bisogno d'amore? Ci sappiamo bastare? Quanto ci spingiamo per avere amore? Sono domande che il romanzo cerca di dare una risposta, facendoci intravedere la complessità delle relazioni, le sue verità e le sue tremende bugie, i compromessi che facciamo per averlo, perché stare soli può fare paura.
Dafne è una ventata di onestà nella vita di Niccolò, che riesce a dare un bel tono anche al romanzo stesso. Ho adorato i loro confronti, il loro confidarsi senza paura di essere giudicato.
Dafne da una parte e Niccolò dall'altra rappresentano due mondi differenti in collisione, che tentano di comprendersi a vicenda. L'universo femminile e quello maschile entrano in rotta, si mettono a nudo le incomprensioni, i non detti, i piccoli bordi frastagliati che ogni relazione lima in maniera differente, e in tutto questo cercano di guardarsi con gli occhi dell'altro sesso, cercare di capire come le loro azioni possono venire percepite e sopratutto quali siano le priorità che ognuno da.
In questo frangente, il libro accenna anche a diversi pregiudizi culturali con cui diverse generazioni sono state cresciute... e che forse, senza volerlo, hanno appreso di riflesso e si manifestano nel relazionarsi con l'altro. Come il reputare poco “virile” un uomo che piange o il semplificare le azioni delle donne, con le odiose frasi “fanno sempre così”.
Andando avanti con la narrazione, Niccolò si apre: non sa cos'è l'amore e non ha neanche esempio che lo aiutino a navigare su queste vaste e profonde acque. I suoi genitori avevano una relazione fredda, distaccata, costellata da tradimenti e poca voglia di far funzionare qualcosa che pare non essere così importante, tra cui anche non saper dare affetto al proprio figlio.
Abbozzi di relazioni catastrofiche che portano il nostro protagonista ad essere più consapevole di questo vuoto dentro, che vuole colmare ma non sa bene come fare. C'è paura, fragilità e desiderio. E in mezzo a tutto questo troviamo Dafne, lo scoglio calmo in mezzo ad una terribile tempesta, una delle poche certezze che fanno stare bene Niccolò.
Ma poi... avviene la rottura, il superare un confine che si è cercato sempre di non vandalizzare. E solo perdendo Niccolò riesce ad aprire gli occhi. Si rende conto che ci sono cose ben più importanti dell'imbarazzo di ammettere i propri sentimenti, di mostrarsi delicati, bisognosi. E soprattutto saper accettare di avere sfumature più oscure dentro di se, che magari non sono ben accette e di cui si teme il giudizio della società.
Il romanzo non approfondisce i temi che accenna, scelta sicuramente voluta dall'autore di dare un po' di leggerezza che non è superficialità alla vicenda narrata.
Gli ultimi capitoli sono i più intensi. Niccolò si mostra senza maschere, dopo lo scarabocchio. Avvertiamo un grumo di emozioni che esige di scoppiare, di fare male, di avere paura e di saper amare. Sentiamo l'impotenza, l'angoscia, la disperazione di questo tsunami che ti lascia annaspare e riempire gli occhi di terrore mentre avanza verso di te, implacabile.
E assistiamo ad un Niccolò sospeso, tra la vita di tutti i giorni che ormai non lo sfiora più, fingendo di ascoltare e ridere, e qualcosa di più profondo che non è ben esprimibile, eppure, continua a rimescolarsi, instancabile.
La fine è dolce amara, e rispecchia il senso un po' incomprensibile della vita.
Probabilmente è un romanzo che sarei riuscita ad apprezzare di più diversi anni fa, ma rimane comunque un libro godibile che lascia qualcosa dentro. Questo è l'importante.


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