Napoleone

 


Autore: Alexandre Dumas (padre).

Titolo: Napoleone

Trama: «Il gloriosissimo e augustissimo imperatore dei francesi è incoronato e messo in trono. Viva l’Imperatore!» Intorno alla figura di Napoleone Bonaparte sono nate, sin dal principio, storie e leggende che hanno contribuito a crearne il mito e suggellarne la fama, consegnando l’Imperatore alla memoria dei secoli. Il Napoleone che Alexandre Dumas, però, ci restituisce, si colora di altre e più profonde sfumature.

Prezzo di copertina: 18,00 euro.


Recensione.

Un breve e intenso romanzo scritto dall’abile penna di Alexandre Dumas che eviscera una delle figure più importanti della storia francese e non solo. Un uomo che è riuscito a modellare un’intera nazione e perfino la storia. Un nome, ormai, divenuto immortale: Napoleone. 
Seguiremo la vita di Bonaparte, dalla nascita nell’isola di Corsica fino al suo esilio. Ad accompagnarci nelle sue vicende ci sarà la ricca e sagace prosa di Dumas, che riesce a riportare in vita un uomo complesso, denso di ombre e luci, con un amore viscerale per la patria e per il potere. 
È un volume che si riesce ad apprezzare molto di più se si ha una infarinata base sugli aspetti storici e geo politi dell’epoca, per poter meglio comprendere l’atmosfera che impregna le pagine. 
Dopo i fatti di Tolosa, Bonaparte, diviene Generale, ed è solo l’inizio della brillante carriera militare compiuta. Il nostro protagonista non si arresta qui, diverrà console in una Francia che non ha più un Direttorio, fino ad arrivare al trono. Un trono vuoto di gigli con una nuova gloria tutta per Napoleone. 
Dumas riesce a farci vivere battaglie dettagliate vinte dall’ingegno, dalla determinazione, da un po' di fortuna e dalla strategia. Bonaparte ha tutti questi elementi, e la sua ascesa sembra inarrestabile. Non c’è esercito che riesca a fermarlo, dentro di sé arde una passione per la gloria e la vittoria che farà tremare l’intera Europa. 
Infatti, saremo testimoni di come ogni azione di Bonaparte sia proiettata a sgombrare la strada verso il trono con una Francia in giubileo. Lo stesso papa VII che lo incorona (ricordiamo che poco dopo Napoleone lo farà rinchiudere) sancisce la morte silenziosa della giovane repubblica. Ed è proprio qui che nasce Napoleone, che andrà a rimodellare il cuore dell’Impero pulsante. 
La vittoria massiccia dell’Austerliz è fondamentale per l’imperatore, così come la vittoria schiacciante di Marengo era stata fondamentale per l’allora console Bonaparte. Dumas ci tratteggia un Napoleone che appare inarrestabile e soprattutto assai potente: rende coronate le teste dei fratelli, estende il suo potere con nuove alleanze, ha la capacità di modellare nuovi stati e spezzarne altri. 
Finora Napoleone ha sempre e solo raggiunto successi strepitosi... ma ad un certo punto raggiunta la vetta si può solo iniziare la perigliosa discesa, che porterà alla lenta, inesorabile e crudele disfatta. Credo che la caduta di Napoleone inizia proprio con l’inseguimento dell’esercito russo nel loro territorio, qui i francesi fronteggeranno un nuovo nemico: la totale devastazione e distruzione che i russi lasciano alle loro spalle, durante la ritirata, incitano Napoleone all’inseguimento. All'inoltrarsi in un territorio aspro, straniero e imperdonabile. 
La battaglia della Moscova è immensa e sanguinaria, più di sessantamila morti disseminati nel campo di guerra. L'esercito russo fugge e Napoleone prende una Mosca semideserta, distrutta, che lo farà risvegliare bruscamente tra le fiamme. Dunque, c’è da attuare una difficile scelta per l’imperatore: continuare per Pietroburgo o ritirarsi? La disfatta o ammettere l’abbandono di una fatale conquista? 
Il ritorno fu tremendo: non esisteva più un esercito, c’era fame, stanchezza, freddo e un istinto di sopravvivenza che annebbiava la ragione e appannava la morale. 
Gli eventi precipitano, l’indebolimento di Napoleone fa gola a molti. L’impero viene attaccato da più parti, l’intera Europa si rialza contro l’imperatore francese. Eppure, nonostante tutto, la campagna del 1814 dimostra come la strategia di Napoleone sia imbattibile. Vince le battaglie, sì, ma il nemico avanza ugualmente. Il trono gli scivola via tra le mani, insofferente a tutto ciò che lo circonda. 
Ed è così che l’imperatore viene deposto e sceglie l’esilio sull’isola d’Elba. In questo suo primo esilio, Dumas riesce a dipingere un Napoleone paziente e astuto, che attende il momento propizio per ritornare nella sua patria. Infatti, Napoleone riuscirà a penetrare in Francia senza trovare nessuna resistenza ma solo acclamazioni da parte del popolo, soldati e vecchi generali. Sembra tutto volgersi per il meglio... fino ai giorni funesti che ci trascinano a Waterloo
Qui, Dumas riesce abilmente a guidarci in tutti i momenti cruciali della battaglia, evidenziando come possano cambiare velocemente le sorti della battaglia attraverso piccoli dettagli. E ancora, una volta, assistiamo al genio napoleonico, alla sua incommensurabile bravura nella strategia e nella manovra dei battaglioni. Waterloo rappresenta un sogno che poteva realizzarsi per Napoleone, il tassello che gli avrebbe permesso di tornare agli antichi splendori... ma che invece è stato distrutto. 
Tutto è perduto, Napoleone accetta la sconfitta con orgoglio ed eleganza. Abdica in favore del figlio e chiede asilo in Inghilterra. Ma qui verrà colpito da un altro tradimento: gli inglesi, infatti, decideranno di mandarlo nell’isola sperduta di Sant’Elena, lontana e irraggiungibile da tutto. 
Dumas ci tratteggia un Napoleone di ingegno, pieno di passione e fierezza per la sua Francia, amato dall’esercito e acclamato anche dal popolo. Venerato come si confà ai grandi imperatori del passato a cui Bonaparte ha sempre aspirato. 
Ma negli ultimi anni della vita di Napoleone, dopo gli ori e le acclamazioni, dopo aver tolto le vesti di Generale, Console e Imperatore, rimane solo un uomo. Che verrà studiato e ricordato dai posteri, certo, ma Dumas in questo frangente ci fa intravedere le sfumature più recondite e in penombra di una figura le cui imprese hanno attraversato l’intero mondo. Un uomo solo sperduto in una piccola isola dimenticata. 
Se l’esilio nell’isola d’Elba era stato caratterizzato dalla stessa energica vitalità propria di Bonaparte, capace di essere paziente e formare un piano; l’esilio a Sant’Elena è totalmente differente: vediamo un uomo, una volta imperatore acclamato dalle folle, adesso disfatto, che sembra portare su di sé la sconfitta di aver perduto il mondo intero. 
Nel suo ultimo esilio viveva in una casetta con molte privazioni a chi era abituato ai fasti di palazzi. Ma l’onta più grande e terribile per Bonaparte fu l’esistenza da carcerato dove veniva assiduamente controllato e limitato in ogni sua mossa. Non solo, le vessazioni e le degradazioni aumentano con l’arrivo di un nuovo carceriere. 
Confesso di aver concluso questo romanzo piena di malinconia e trasporto, verso una figura che Dumas è riuscita a rendere vivida, complessa e soprattutto umana.



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