Engaged vol II. Il segreto di Lucia
Autore: Beppe Roncari
Titolo: Engaged vol II. Il segreto di Lucia
Trama: Le strade di Renzo e Lucia si sono divise: lui, dopo aver trovato rifugio a Bergamo, sta per approdare a Venezia in veste di prigioniero; lei, invece, è nel monastero della Signora di Monza, una donna dal fascino oscuro e piena di segreti. I due ragazzi sono in realtà al centro delle trame e dei giochi dell'angelo Mumiah e del demone Belial, che da tempo si sfidano per impadronirsi del Libro segreto di Giordano Bruno, depositario di un potere sconfinato e pericoloso, soprattutto se dovesse finire nelle mani sbagliate o di loschi personaggi che è meglio che restino «Innominati»… Tra peripezie, inganni e colpi di scena, riuscirà il Bene ad avere la meglio sul Male, permettendo a Renzo e Lucia di realizzare il loro sogno d'amore?
Prezzo di copertina: 18,90 euro.
Recensione
Ed eccoci qui, al volume conclusivo di questa sorprendente e avvincente dilogia Engaged. Con il primo volume (per recensione clicca qui) l’autore ci ha incuriositi ma con questo volume “Il segreto di Lucia” ci incanta, riuscendo ad avere la nostra totale attenzione.
Amo come all’inizio dei romanzi, l’autore, incominci con due figure storiche fondamentali per le scienze. Nel primo volume assistevamo al rogo di Giordano Bruno, e qui nel secondo volume partecipiamo, invece, al processo a Galileo Galilei da parte sempre del Santo Uffizio... in cui troviamo essere eterei in combutta a contendersi la disputa.
Ecco, iniziamo con un ripetersi della Storia, che eppure stavolta ha un esito un po’ diverso... Riprendiamo la vicenda dove avevamo lasciato i nostri personaggi: Lucia arrivata a Monza e protetta dalla sua Signora, e Renzo acciuffato dall’Inquisizione di Venezia. Anche se credo che qui ci sia lo zampino di qualcuno...
La narrazione è magnetica, dettagliata e scorrevole, ancora più del primo volume. Lo scrittore sa di avere la nostra attenzione e con maestria ci conduce nei meandri di questa storia. Non ci rendiamo conto di star consumando pagine su pagine, tanto è l’immersione nella sua trama e soprattutto in personaggi che promettono un trasporto ancora maggiore.
Inoltre, negli Intermezzi si avverte l’ironia mordace di questo sconosciuto Autore che si rivolge direttamente a noi.
Questa è una storia che parla di moltitudini, di gente povera che non vuole più essere usata come gioco dai nobili, che vuole alzare la testa. Ma parla anche di gente potente che nonostante tutto è oppressa.
Il volume ci presenta diverse figure fondamentali proprio a questo riguardo. L'autore, infatti, è stato bravissimo e originale nel saper caratterizzare due personaggi fondamentali dei Promessi Sposi: la monaca di Monza e l’Innominato, già di loro abbastanza sostanziosi. Qui, riescono a dare una fresca linfa al romanzo.
L'autore riesce a modellarli come un’artista fa con i propri marmi. Ogni curva e spigolosità, levigate con cura e attenzione, riuscendo a darci un’opera finale di tutto rispetto. Li vedremo da più vicino nel corso della recensione, anzi, partiamo subito dalla monaca di Monza.
La potenza che riesce a trasmettere Gertrude, la celebre monaca di Monza, è immensa! Immensa! Appare subito nel romanzo è già ti senti eviscerata dai suoi bei occhi neri, pozzi oscuri che celano.
A questo proposito voglio fare un appunto: l’autore suddivide in due personaggi diversi ma strettamente collegati il personaggio storico della Monaca di Monza, riuscendo a renderlo proprio.
È una figura assai complessa e mutevole, e si percepisce con chiarezza tutto il contrasto che le ribolle dentro. Desiderio, astuzia, odio, vergogna.
Se dovessi descriverla con una sola parola, userei senz’altro: intensa. Lo è, in ogni suo gesto e frase, che sembra tagliarti dentro solo per la curiosità di sapere cosa ne uscirebbe. C'è una frase che utilizza lo stesso scrittore nel romanzo, che secondo me, descrive perfettamente ciò che Gertrude vive, cito “...intrappolata come lei nell’infelicità per volere altrui”.
Il rapporto che istaura con Lucia appare inevitabile, entrambe sono due giovani donne costrette dagli eventi e dalle volontà altrui, dunque, si vedono, si riconoscono e si rispecchiano. Anche perché, come Lucia, Gertrude custodisce un segreto. C'è affinità, senso di amicizia, voglia di capire e non di giudicare. Due ragazze che scoprono di poter essere se stesse in loro compagnia.
Ma che allo stesso tempo sono opposte (riprendiamo le due facce della stessa moneta come avevo fatto nel primo romanzo con Renzo e Rodrigo), in quanto Lucia emana luce, Gertrude la risucchia. E qui ci colleghiamo ad un tema importante del romanzo: le donne non possono scegliere il proprio destino.
È una delle cose che dice Gertrude e che fa riflettere moltissimo. Le donne, a differenza degli uomini, non possono inseguire i propri desideri ed accrescere e elargire le proprie conoscenze senza essere additate come sospette o arse sui roghi. E sono tante le donne, anche di contorno, nel romanzo che devono sempre stare vigili a misurare le proprie parole, a tenere lo sguardo chino e non essere troppo eccessive.
La monaca di Monza è stata costretta a pagare peccati non suoi ed è finita in un monastero, qui dentro, ancora una volta, si è dovuta piegare ad altri per poter avere un qualche controllo. Domina Domenica ha pagato con la vita le paure e le ignoranze altrui. Agnese vive costantemente nascosta e ha sempre impartito alla figlia la cautela. Marianna che aveva avuto l’ardire di voler scegliere per sé. Tutte hanno pagato il sentore di libertà che hanno afferrato. La stessa Lucia, si trova sballottata tra volontà altrui.
La prosa è versatile. In diversi tratti di narrazione si impregna di una malinconia delicata e lieve che è capace di divenire anche struggente, soprattutto quando viene raccontata la storia di Marianna, Gertrude che in qualche modo si connette anche a Lucia.
Veniamo assaliti da sensazioni forti ad ondate, sprazzi di ricordi dove ne veniamo sommersi anche noi, tale è la potenza narrativa. Un grumo di disperazione composta e un dolore sordo che sfilaccia il desiderio di libertà.
La storia procede, e anche attraverso dei ricordi riflettuti su uno specchio, iniziamo a renderci conto di come l’intera vicenda sia strettamente intricata e dove personaggi improbabili non solo si incontrano ma che hanno dato il via alla tessitura, annidandosi stretti tra di loro, compiendo nodi inaspettati.
E qui le Aure sono più presenti e attive, ho adorato il modo in cui agiscono, proteggono e comunicano. La magia è molto più intensa e onnipresente rispetto al primo volume, e non può non esserlo con personaggi come Lucia e Gertrude, che calamitano luci e potere. E il segreto che Lucia si porta addosso, diventa pesante come un macigno, si avverte tra le pagine. Un segreto che pare essere destinato a dover essere rivelato.
Il romanzo è ricco di storicità, ed è uno degli aspetti che mi ha causato una maggiore immersione in tutta la vicenda. Non solo troviamo figure storiche del periodo, come il Cardinale Borromeo. Ma c’è anche il riferimento a famiglie nobili lombarde importanti e ordini minori; l’utilizzo di usanze barbare che venivano messe all’opera all’epoca, come il murare in stanze le suore “peccatrici”; citazioni di libri realmente esistiti come “Il Martello delle streghe” (che hanno stuzzicato tantissimo la mia curiosità già abbastanza entusiasta), o ancora personaggi misteriosi fondamentali dell’epoca come l’inquietante e assai comoda figura del Aldrui d’Orsa. Dettagli, davvero, che ti fanno comprendere il grande ed elaborato lavoro di studio che c’è dietro ad un romanzo simile.
Un romanzo che non solo soddisfa, con fresca creatività, la componente fantasy ma che riesce a regalare un’intensità di fatti storici che rende vivido ogni passaggio di narrazione. Conosciamo tutti la generale storia dei Promessi Sposi, eppure, questo libro ci tiene sequestrati nella sua prosa.
Temiamo l’incolumità di certi personaggi, curiosi di vedere cosa accadrà loro e soprattutto come risponderanno ad una serie difficile di eventi che li attendono.
Engaged segue tutti i passaggi fondamentali della vicenda narrata dai Promessi Sposi, come la permanenza al convento di Monza, il rapimento, il Voto e cosi via. A questo proposito, mi è piaciuto molto il piccolo riferimento al primo titolo dell’opera di Manzoni “Fermo e Lucia”; piccole chicche che fanno capire il grande lavoro che c’è dietro.
Ma l’autore non si limita a riempire gli spazi vuoti e a collegare i principali avvenimenti, no. Arricchisce la vicenda, rendendola articolata, viva, magica; riuscendo a dare un ampio spazio di crescita ai suoi personaggi.
Prendiamo Lucia, qui sboccia e riluce come una vera Stella! Ha carattere ed è resiliente e forte, senza però sacrificare quella dolcezza che sa di empatia. E studiando la magia e imbrigliando il pensiero, la nostra Lucia si espande, ed è una cosa bellissima da vedere.
Andando avanti con la storia inizia ad essere sempre più evidente come i destini di Rodrigo, Lucia e Renzo, siano strettamente intrecciati tra di loro, in una determinazione che va al di là della semplice scommessa tra un angelo e demone. Possiamo quasi avvertire il tocco immateriale della Provvidenza più che mai in queste pagine.
È tutto un ripetersi di eventi precedenti. La Storia si ripete perché non può fare altrimenti, è un’esigenza che il Tempo tenta di arginare e che Autori cercano di scovare. La Storia è costretta a ripetersi fin quando non riuscirà a superare l’ostacolo che non le permette di andare avanti, di espandersi e trovare nuovo respiro.
La magia, come ho già accennato, ha un ruolo fondamentale e l’autore ci mostra come sia connessa intimamente alle scienze. L'esempio del Libro di Giordano Bruno è lampante. E ritroviamo le due facce della stessa medaglia, fondamentali l’un l’altro per far avvenire un cambiamento. La Magia e la Scienza; la Stella e la Ruota. In mancanza di uno il cambiamento è destinato a soccombere... proprio per la famosa questione dell’Equilibrio.
Nel romanzo tutti i personaggi riescono a colpire il lettore, personalmente ho un posto speciale per Caterina, la Rossa, Francesco il Bonazzo (che ha una crescita bellissima in questo secondo volume) e ovviamente Simone Manzoni, detto il Gambarello. E Rodrigo. Oh, Rodrigo!
Il fatto che Renzo riesca a sfuggirgli sempre lo rende inquieto, dentro vi è un marasma di sensazioni che non vuol vedere da vicino e soprattutto non vuole dargli un nome. Turbato ed esausto da eventi e personaggi che tornano a tormentarlo e tentano di indirizzarlo; Rodrigo è una figura cupa, assordante, profonda, un concentrato vigoroso che muta e che non lascia mai indifferente il lettore. Mai.
La trama fila come se fosse benvoluta dalla stessa Provvidenza, di cui si parla nel romanzo. Non mancano i colpi di scena e momenti emozionanti. Diversi sono i personaggi che cercano di proteggere o agguantare una certa Stella...
E qui introduciamo, finalmente, il celebre e temibile Conte del Sagrato, che per intensità non è meno a Gertrude ma viene espresso in modo diverso, più sottile... facendoci rabbrividire già per la promessa di potenza e vigore che questo personaggio racchiude dentro.
Bernardino Visconti, il nostro Innominato, è incredibilmente opaco, violento, che fa tutto ciò che gli aggrada, sempre a seguire il suo sogno: raggiungere il libero arbitrio per gli esseri umani. Nella seconda parte del volume viene dato più spazio a questo personaggio, e ne siamo attratti e incuriositi. L'Innominato adesso si riguarda indietro, gli anni passati, le azioni compiute, le vite delle persone sfiorate. E non prova più le cocenti emozioni che sembravano animarlo. Apatico, grigio, che serba un fuoco feroce ristagnato pronto ad essere scagliato, per un'ultima volta. Ed è proprio in questo frangente che appare Lucia.
Un uomo a dir poco complesso, che combatte tutta la vita contro Forze immense, cercando di dare di nuovo un significato al libero arbitrio, ma che nasconde un desiderio egoistico mal celato. Insomma, un uomo capace di scuotere l’Equilibrio stesso.
Ma dunque, chi è il vero nemico?
La risposta non è semplice, soprattutto perché non ne esiste uno universale. Il nemico cambia a seconda del personaggio e del suo posto sulla scacchiera. E in tutto ciò, Carestia e Guerra ammorbano i contorni della vicenda. E la peste svetta minacciosa, lentamente insinuandosi nella narrazione e nelle paure dei personaggi del romanzo. Pestilenza attecchisce in silenzio, pronta a mettere in ginocchio innumerevoli vite, per asfaltare il terreno all’ultimo cavaliere dei Quattro: Morte.
Veniamo colpiti da una sconvolgente certezza: in realtà la trama è molto più complessa di quanto ci si aspettava, e in questo volume finale ce ne rendiamo ampliamente conto. Diventiamo coscienti dei bordi di grandezza della sua Storia. E persone che possono anche agire al di fuori delle influenze eteree, che ad un tratto non possono far altro che assistere impotenti alla partita che si svolge sotto i loro occhi.
Il romanzo, inoltre, è ricco di potenti metafore che riescono a colpirti con una energia inaudita (rendendo ancora più semplice l’amore nei confronti di questo volume!). Vediamone alcune che per me sono state significative: lo specchio di penitenza che collega Marianna e Gertrude, un ripetersi degli eventi, che la prima cerca di evitare tormentando la seconda, ma che rende Gertrude afflitta e in gabbia e per questo diviene disperata per liberarsene, accettando un nuovo fardello di vergogna e desiderio simile a quello sostenuto da Marianna.
Abbiamo anche il Conte del Sagrato che chiacchera con le armature, che non sono altro che Voci sue: il desiderio, la disillusione, il ragazzo ancora affezionato a Marianna, il dubbio, la violenza. Esprime la complessità della sua figura, parti di sè che si beffeggiano e si scrutano a vicenda.
O ancora, come un Manoscritto possa trascendere secoli, e la voce di un Narratore riesca ad arrivare chiara e nitida a noi, anche se ci parla da un’epoca già vissuta e conclusa.
Tra i temi che rendono il romanzo ancora più avvolgente, ritroviamo il fatidico scontro tra Bene e Male che non ha mai un vincitore. E anche qui possiamo avvertire come non siano due entità separate, ma che piuttosto si mischiano tra di loro, cercando sempre di prevalere sull’altro senza mai riuscirci.
Nel Male c’è il Bene, e per fare del Bene c’è bisogno del Male. Prendiamo come esempio Bernardino Visconti, alias l’Innominato, i Liberi Pescatori si sono rivolti consapevolmente a lui, che viene qui inteso come un “male accettabile” per poter portare avanti il Progetto della Macchina metafisica.
Il romanzo attraverso le sue strade ci mostra come non sia sempre e solo colpa di agenti esterni: l'uomo può essere cattivo senza nessuna influenza del Male. E ripenso alla potente frase di Fra Cristoforo detta nel primo romanzo, dentro ognuno di noi c’è una Bestia. Scegliamo noi di liberarla o tenerla imprigionata.
Gli esseri eterei non possono agire direttamente per intaccare l’Equilibrio, mentre l’uomo può tutto con il suo libero arbitrio in quel campo. E lo vedremo, come la paura, il disagio e la voglia di salvarsi riesca a rendere l’uomo il peggiore dei demoni.
Giustizia, ingiustizia, vendetta, rimorso, perdono, gratitudine, sacrificio, amore. Il romanzo è colmo di questi forti sentimenti che strabordano, colmano e svuotano i personaggi. E assaliscono, con la medesima potenza, anche il lettore.
Un altro tema centrale del romanzo è la Redenzione, un passo decisivo per rimettersi nella Provvidenza. Il primo a tentarla, motore fondamentale anche per l’esecuzione degli eventi, è il Bonazzo, seguito da altri personaggi. Alla Redenzione è intimamente collegato il Perdono.
C'è tanta bellezza e meraviglia racchiuse in queste pagine che riescono a toccare il lettore. Momenti cristallizzati e puri che riscaldano dentro, come tre giovani e spensierate ragazze che salgono in cima ad promontorio per attendere la nascita del nuovo sole. O come la promessa di ritornare e non dimenticarsi tra due donne, separate adesso da un muro odiato e inamovibile, insieme alla crudeltà degli eventi.
E qui voglio spendere due parole su tutta la parte del romanzo dedicata alla pesta di Milano.
Viene descritta in modo ineccepibile, riusciamo ad avvertire la disperazione, gli appigli a qualsiasi speranza si riesca a mettere le mani, il terrore come assi inchiodate alle porte, e la follia che nasce dalla più primordiale delle paure. Anche qui, il momento storico viene narrato con minuzia, mentre i nostri personaggi si muovono in una Milano tetra, colma di porte segnate, incendi, lazzaretti e focolai. Ed un silenzio d’inquietudine e angoscia che riempie le vie adesso desolate di Milano, interrotte solo dai campanelli del passaggio dei monatti.
Nel “Segreto di Lucia” i segreti vengono svelati, fatti uscire fuori dai loro sicuri bozzoli, e strade tracciate acquisiscono finalmente significato. C'è tanta amarezza e sofferenza in queste pagine mentre la Ruota del tempo viene azionata e ci permette di vedere tanto, oltre quando noi credevamo possibile.
Destini di persone che vengono intrecciati tra di loro, sacrificandosi e affidando il loro compito alle generazioni future. Finalmente, capiamo come i destini stessi dei nostri due protagonisti, Renzo e Lucia, appaiono provvidenzialmente uniti: la Stella e la Ruota. Due incognite fondamentali per imbrigliare il Torcitoio delle Anime (ma il resto, caro lettore, dovrai scoprirlo e viverlo da te!).
Il Tempo viene ribaltato e balzato fuori da ogni dove. Il passato e il futuro, così stretti tra di loro, si ribaltano e si piegano su se stessi. E la sarà Storia costretta a ripetersi in un loop sacrificandosi per l’equilibrio o imparerà da se stessa? O la Storia rimarrà immutabile e saranno i suoi personaggi che muteranno? La speranza, la redenzione, il perdono, l’agire, hanno un peso nel suo flusso o no? Bene, questa Storia e il suo Autore cercano di maturarne una risposta che è tutta da scoprire leggendo il romanzo.
E dopo tutto il dolore, la sofferenza, la brama, l’impegno, i personaggi percorrono gli ultimi tratti di questo libro, finalmente capendo e VEDENDO davvero. E la speranza timidamente si fa strada e diviene bocciolo, risvegliato dalla tanto agognata pioggia che saluta Milano. Un bocciolo di promessa, intrecciata ad auree d’oro di chi è stato unito dalla Provvidenza, che inizia a dare i suoi frutti.
Sarò sincera, prima di iniziare questa dilogia non avrei mai creduto che mi sarei affezionata a certi personaggi. Tra cui spicca Rodrigo. L'autore lo sveste della sua semplicità e lo arricchisce con strati complessi e colori forti.
Rodrigo è come una tela dove le tonalità pennellate si muovono e si mischiano, creando una burrasca che promette di scatenarsi. Ma tra tutta l’oscurità c’è un centro caldo, che sa di disegni, del profumo della madre e di un'infanzia con amici improbabili. Qualcosa di quieto che però non vuole arrendersi nel buio da cui viene circondato.
Il romanzo stesso è come un complesso torcitoio, c’è cura, ingegno e soprattutto passione che permette ai fili di svolgere il loro lavoro. Con questo volume finale l’autore ci mostra come sia potente e capace di rilucere l’immaginazione, con un pizzico deciso di Storia e tanta passione e voglia di conoscenza per alimentare la propria Macchina. Per continuare ad essere una piccola fiammella in grado di rischiarare l'oscurità intorno a sé. Per continuare le piccole rivoluzioni in nome dell’Amore, dopotutto è “ciò per cui la potenza tutte le cose sono generate”.
Non vi nascondo che l’epilogo mi ha emozionata in quel modo dolceamamo che sanno fare solo i buoni libri, quelli che non vogliamo finire ma giriamo comunque l’ultima pagina, lasciando che la loro storia continui oltre la carta ed inchiostro. Credo e spero vivamente che l’autore abbia in serbo tante altre storie sparse nel tessuto al di fuori del Tempo e dello Spazio, che attendono solo di essere acciuffate e lasciate espandersi in un nuovo romanzo. Letture che lasciano qualcosa dentro, anche dopo aver ricollocato il libro nel tuo scaffale.
Ecco, iniziamo con un ripetersi della Storia, che eppure stavolta ha un esito un po’ diverso... Riprendiamo la vicenda dove avevamo lasciato i nostri personaggi: Lucia arrivata a Monza e protetta dalla sua Signora, e Renzo acciuffato dall’Inquisizione di Venezia. Anche se credo che qui ci sia lo zampino di qualcuno...
La narrazione è magnetica, dettagliata e scorrevole, ancora più del primo volume. Lo scrittore sa di avere la nostra attenzione e con maestria ci conduce nei meandri di questa storia. Non ci rendiamo conto di star consumando pagine su pagine, tanto è l’immersione nella sua trama e soprattutto in personaggi che promettono un trasporto ancora maggiore.
Inoltre, negli Intermezzi si avverte l’ironia mordace di questo sconosciuto Autore che si rivolge direttamente a noi.
Questa è una storia che parla di moltitudini, di gente povera che non vuole più essere usata come gioco dai nobili, che vuole alzare la testa. Ma parla anche di gente potente che nonostante tutto è oppressa.
Il volume ci presenta diverse figure fondamentali proprio a questo riguardo. L'autore, infatti, è stato bravissimo e originale nel saper caratterizzare due personaggi fondamentali dei Promessi Sposi: la monaca di Monza e l’Innominato, già di loro abbastanza sostanziosi. Qui, riescono a dare una fresca linfa al romanzo.
L'autore riesce a modellarli come un’artista fa con i propri marmi. Ogni curva e spigolosità, levigate con cura e attenzione, riuscendo a darci un’opera finale di tutto rispetto. Li vedremo da più vicino nel corso della recensione, anzi, partiamo subito dalla monaca di Monza.
La potenza che riesce a trasmettere Gertrude, la celebre monaca di Monza, è immensa! Immensa! Appare subito nel romanzo è già ti senti eviscerata dai suoi bei occhi neri, pozzi oscuri che celano.
A questo proposito voglio fare un appunto: l’autore suddivide in due personaggi diversi ma strettamente collegati il personaggio storico della Monaca di Monza, riuscendo a renderlo proprio.
È una figura assai complessa e mutevole, e si percepisce con chiarezza tutto il contrasto che le ribolle dentro. Desiderio, astuzia, odio, vergogna.
Se dovessi descriverla con una sola parola, userei senz’altro: intensa. Lo è, in ogni suo gesto e frase, che sembra tagliarti dentro solo per la curiosità di sapere cosa ne uscirebbe. C'è una frase che utilizza lo stesso scrittore nel romanzo, che secondo me, descrive perfettamente ciò che Gertrude vive, cito “...intrappolata come lei nell’infelicità per volere altrui”.
Il rapporto che istaura con Lucia appare inevitabile, entrambe sono due giovani donne costrette dagli eventi e dalle volontà altrui, dunque, si vedono, si riconoscono e si rispecchiano. Anche perché, come Lucia, Gertrude custodisce un segreto. C'è affinità, senso di amicizia, voglia di capire e non di giudicare. Due ragazze che scoprono di poter essere se stesse in loro compagnia.
Ma che allo stesso tempo sono opposte (riprendiamo le due facce della stessa moneta come avevo fatto nel primo romanzo con Renzo e Rodrigo), in quanto Lucia emana luce, Gertrude la risucchia. E qui ci colleghiamo ad un tema importante del romanzo: le donne non possono scegliere il proprio destino.
È una delle cose che dice Gertrude e che fa riflettere moltissimo. Le donne, a differenza degli uomini, non possono inseguire i propri desideri ed accrescere e elargire le proprie conoscenze senza essere additate come sospette o arse sui roghi. E sono tante le donne, anche di contorno, nel romanzo che devono sempre stare vigili a misurare le proprie parole, a tenere lo sguardo chino e non essere troppo eccessive.
La monaca di Monza è stata costretta a pagare peccati non suoi ed è finita in un monastero, qui dentro, ancora una volta, si è dovuta piegare ad altri per poter avere un qualche controllo. Domina Domenica ha pagato con la vita le paure e le ignoranze altrui. Agnese vive costantemente nascosta e ha sempre impartito alla figlia la cautela. Marianna che aveva avuto l’ardire di voler scegliere per sé. Tutte hanno pagato il sentore di libertà che hanno afferrato. La stessa Lucia, si trova sballottata tra volontà altrui.
La prosa è versatile. In diversi tratti di narrazione si impregna di una malinconia delicata e lieve che è capace di divenire anche struggente, soprattutto quando viene raccontata la storia di Marianna, Gertrude che in qualche modo si connette anche a Lucia.
Veniamo assaliti da sensazioni forti ad ondate, sprazzi di ricordi dove ne veniamo sommersi anche noi, tale è la potenza narrativa. Un grumo di disperazione composta e un dolore sordo che sfilaccia il desiderio di libertà.
La storia procede, e anche attraverso dei ricordi riflettuti su uno specchio, iniziamo a renderci conto di come l’intera vicenda sia strettamente intricata e dove personaggi improbabili non solo si incontrano ma che hanno dato il via alla tessitura, annidandosi stretti tra di loro, compiendo nodi inaspettati.
E qui le Aure sono più presenti e attive, ho adorato il modo in cui agiscono, proteggono e comunicano. La magia è molto più intensa e onnipresente rispetto al primo volume, e non può non esserlo con personaggi come Lucia e Gertrude, che calamitano luci e potere. E il segreto che Lucia si porta addosso, diventa pesante come un macigno, si avverte tra le pagine. Un segreto che pare essere destinato a dover essere rivelato.
Il romanzo è ricco di storicità, ed è uno degli aspetti che mi ha causato una maggiore immersione in tutta la vicenda. Non solo troviamo figure storiche del periodo, come il Cardinale Borromeo. Ma c’è anche il riferimento a famiglie nobili lombarde importanti e ordini minori; l’utilizzo di usanze barbare che venivano messe all’opera all’epoca, come il murare in stanze le suore “peccatrici”; citazioni di libri realmente esistiti come “Il Martello delle streghe” (che hanno stuzzicato tantissimo la mia curiosità già abbastanza entusiasta), o ancora personaggi misteriosi fondamentali dell’epoca come l’inquietante e assai comoda figura del Aldrui d’Orsa. Dettagli, davvero, che ti fanno comprendere il grande ed elaborato lavoro di studio che c’è dietro ad un romanzo simile.
Un romanzo che non solo soddisfa, con fresca creatività, la componente fantasy ma che riesce a regalare un’intensità di fatti storici che rende vivido ogni passaggio di narrazione. Conosciamo tutti la generale storia dei Promessi Sposi, eppure, questo libro ci tiene sequestrati nella sua prosa.
Temiamo l’incolumità di certi personaggi, curiosi di vedere cosa accadrà loro e soprattutto come risponderanno ad una serie difficile di eventi che li attendono.
Engaged segue tutti i passaggi fondamentali della vicenda narrata dai Promessi Sposi, come la permanenza al convento di Monza, il rapimento, il Voto e cosi via. A questo proposito, mi è piaciuto molto il piccolo riferimento al primo titolo dell’opera di Manzoni “Fermo e Lucia”; piccole chicche che fanno capire il grande lavoro che c’è dietro.
Ma l’autore non si limita a riempire gli spazi vuoti e a collegare i principali avvenimenti, no. Arricchisce la vicenda, rendendola articolata, viva, magica; riuscendo a dare un ampio spazio di crescita ai suoi personaggi.
Prendiamo Lucia, qui sboccia e riluce come una vera Stella! Ha carattere ed è resiliente e forte, senza però sacrificare quella dolcezza che sa di empatia. E studiando la magia e imbrigliando il pensiero, la nostra Lucia si espande, ed è una cosa bellissima da vedere.
Andando avanti con la storia inizia ad essere sempre più evidente come i destini di Rodrigo, Lucia e Renzo, siano strettamente intrecciati tra di loro, in una determinazione che va al di là della semplice scommessa tra un angelo e demone. Possiamo quasi avvertire il tocco immateriale della Provvidenza più che mai in queste pagine.
È tutto un ripetersi di eventi precedenti. La Storia si ripete perché non può fare altrimenti, è un’esigenza che il Tempo tenta di arginare e che Autori cercano di scovare. La Storia è costretta a ripetersi fin quando non riuscirà a superare l’ostacolo che non le permette di andare avanti, di espandersi e trovare nuovo respiro.
La magia, come ho già accennato, ha un ruolo fondamentale e l’autore ci mostra come sia connessa intimamente alle scienze. L'esempio del Libro di Giordano Bruno è lampante. E ritroviamo le due facce della stessa medaglia, fondamentali l’un l’altro per far avvenire un cambiamento. La Magia e la Scienza; la Stella e la Ruota. In mancanza di uno il cambiamento è destinato a soccombere... proprio per la famosa questione dell’Equilibrio.
Nel romanzo tutti i personaggi riescono a colpire il lettore, personalmente ho un posto speciale per Caterina, la Rossa, Francesco il Bonazzo (che ha una crescita bellissima in questo secondo volume) e ovviamente Simone Manzoni, detto il Gambarello. E Rodrigo. Oh, Rodrigo!
Il fatto che Renzo riesca a sfuggirgli sempre lo rende inquieto, dentro vi è un marasma di sensazioni che non vuol vedere da vicino e soprattutto non vuole dargli un nome. Turbato ed esausto da eventi e personaggi che tornano a tormentarlo e tentano di indirizzarlo; Rodrigo è una figura cupa, assordante, profonda, un concentrato vigoroso che muta e che non lascia mai indifferente il lettore. Mai.
La trama fila come se fosse benvoluta dalla stessa Provvidenza, di cui si parla nel romanzo. Non mancano i colpi di scena e momenti emozionanti. Diversi sono i personaggi che cercano di proteggere o agguantare una certa Stella...
E qui introduciamo, finalmente, il celebre e temibile Conte del Sagrato, che per intensità non è meno a Gertrude ma viene espresso in modo diverso, più sottile... facendoci rabbrividire già per la promessa di potenza e vigore che questo personaggio racchiude dentro.
Bernardino Visconti, il nostro Innominato, è incredibilmente opaco, violento, che fa tutto ciò che gli aggrada, sempre a seguire il suo sogno: raggiungere il libero arbitrio per gli esseri umani. Nella seconda parte del volume viene dato più spazio a questo personaggio, e ne siamo attratti e incuriositi. L'Innominato adesso si riguarda indietro, gli anni passati, le azioni compiute, le vite delle persone sfiorate. E non prova più le cocenti emozioni che sembravano animarlo. Apatico, grigio, che serba un fuoco feroce ristagnato pronto ad essere scagliato, per un'ultima volta. Ed è proprio in questo frangente che appare Lucia.
Un uomo a dir poco complesso, che combatte tutta la vita contro Forze immense, cercando di dare di nuovo un significato al libero arbitrio, ma che nasconde un desiderio egoistico mal celato. Insomma, un uomo capace di scuotere l’Equilibrio stesso.
Ma dunque, chi è il vero nemico?
La risposta non è semplice, soprattutto perché non ne esiste uno universale. Il nemico cambia a seconda del personaggio e del suo posto sulla scacchiera. E in tutto ciò, Carestia e Guerra ammorbano i contorni della vicenda. E la peste svetta minacciosa, lentamente insinuandosi nella narrazione e nelle paure dei personaggi del romanzo. Pestilenza attecchisce in silenzio, pronta a mettere in ginocchio innumerevoli vite, per asfaltare il terreno all’ultimo cavaliere dei Quattro: Morte.
Veniamo colpiti da una sconvolgente certezza: in realtà la trama è molto più complessa di quanto ci si aspettava, e in questo volume finale ce ne rendiamo ampliamente conto. Diventiamo coscienti dei bordi di grandezza della sua Storia. E persone che possono anche agire al di fuori delle influenze eteree, che ad un tratto non possono far altro che assistere impotenti alla partita che si svolge sotto i loro occhi.
Il romanzo, inoltre, è ricco di potenti metafore che riescono a colpirti con una energia inaudita (rendendo ancora più semplice l’amore nei confronti di questo volume!). Vediamone alcune che per me sono state significative: lo specchio di penitenza che collega Marianna e Gertrude, un ripetersi degli eventi, che la prima cerca di evitare tormentando la seconda, ma che rende Gertrude afflitta e in gabbia e per questo diviene disperata per liberarsene, accettando un nuovo fardello di vergogna e desiderio simile a quello sostenuto da Marianna.
Abbiamo anche il Conte del Sagrato che chiacchera con le armature, che non sono altro che Voci sue: il desiderio, la disillusione, il ragazzo ancora affezionato a Marianna, il dubbio, la violenza. Esprime la complessità della sua figura, parti di sè che si beffeggiano e si scrutano a vicenda.
O ancora, come un Manoscritto possa trascendere secoli, e la voce di un Narratore riesca ad arrivare chiara e nitida a noi, anche se ci parla da un’epoca già vissuta e conclusa.
Tra i temi che rendono il romanzo ancora più avvolgente, ritroviamo il fatidico scontro tra Bene e Male che non ha mai un vincitore. E anche qui possiamo avvertire come non siano due entità separate, ma che piuttosto si mischiano tra di loro, cercando sempre di prevalere sull’altro senza mai riuscirci.
Nel Male c’è il Bene, e per fare del Bene c’è bisogno del Male. Prendiamo come esempio Bernardino Visconti, alias l’Innominato, i Liberi Pescatori si sono rivolti consapevolmente a lui, che viene qui inteso come un “male accettabile” per poter portare avanti il Progetto della Macchina metafisica.
Il romanzo attraverso le sue strade ci mostra come non sia sempre e solo colpa di agenti esterni: l'uomo può essere cattivo senza nessuna influenza del Male. E ripenso alla potente frase di Fra Cristoforo detta nel primo romanzo, dentro ognuno di noi c’è una Bestia. Scegliamo noi di liberarla o tenerla imprigionata.
Gli esseri eterei non possono agire direttamente per intaccare l’Equilibrio, mentre l’uomo può tutto con il suo libero arbitrio in quel campo. E lo vedremo, come la paura, il disagio e la voglia di salvarsi riesca a rendere l’uomo il peggiore dei demoni.
Giustizia, ingiustizia, vendetta, rimorso, perdono, gratitudine, sacrificio, amore. Il romanzo è colmo di questi forti sentimenti che strabordano, colmano e svuotano i personaggi. E assaliscono, con la medesima potenza, anche il lettore.
Un altro tema centrale del romanzo è la Redenzione, un passo decisivo per rimettersi nella Provvidenza. Il primo a tentarla, motore fondamentale anche per l’esecuzione degli eventi, è il Bonazzo, seguito da altri personaggi. Alla Redenzione è intimamente collegato il Perdono.
C'è tanta bellezza e meraviglia racchiuse in queste pagine che riescono a toccare il lettore. Momenti cristallizzati e puri che riscaldano dentro, come tre giovani e spensierate ragazze che salgono in cima ad promontorio per attendere la nascita del nuovo sole. O come la promessa di ritornare e non dimenticarsi tra due donne, separate adesso da un muro odiato e inamovibile, insieme alla crudeltà degli eventi.
E qui voglio spendere due parole su tutta la parte del romanzo dedicata alla pesta di Milano.
Viene descritta in modo ineccepibile, riusciamo ad avvertire la disperazione, gli appigli a qualsiasi speranza si riesca a mettere le mani, il terrore come assi inchiodate alle porte, e la follia che nasce dalla più primordiale delle paure. Anche qui, il momento storico viene narrato con minuzia, mentre i nostri personaggi si muovono in una Milano tetra, colma di porte segnate, incendi, lazzaretti e focolai. Ed un silenzio d’inquietudine e angoscia che riempie le vie adesso desolate di Milano, interrotte solo dai campanelli del passaggio dei monatti.
Nel “Segreto di Lucia” i segreti vengono svelati, fatti uscire fuori dai loro sicuri bozzoli, e strade tracciate acquisiscono finalmente significato. C'è tanta amarezza e sofferenza in queste pagine mentre la Ruota del tempo viene azionata e ci permette di vedere tanto, oltre quando noi credevamo possibile.
Destini di persone che vengono intrecciati tra di loro, sacrificandosi e affidando il loro compito alle generazioni future. Finalmente, capiamo come i destini stessi dei nostri due protagonisti, Renzo e Lucia, appaiono provvidenzialmente uniti: la Stella e la Ruota. Due incognite fondamentali per imbrigliare il Torcitoio delle Anime (ma il resto, caro lettore, dovrai scoprirlo e viverlo da te!).
Il Tempo viene ribaltato e balzato fuori da ogni dove. Il passato e il futuro, così stretti tra di loro, si ribaltano e si piegano su se stessi. E la sarà Storia costretta a ripetersi in un loop sacrificandosi per l’equilibrio o imparerà da se stessa? O la Storia rimarrà immutabile e saranno i suoi personaggi che muteranno? La speranza, la redenzione, il perdono, l’agire, hanno un peso nel suo flusso o no? Bene, questa Storia e il suo Autore cercano di maturarne una risposta che è tutta da scoprire leggendo il romanzo.
E dopo tutto il dolore, la sofferenza, la brama, l’impegno, i personaggi percorrono gli ultimi tratti di questo libro, finalmente capendo e VEDENDO davvero. E la speranza timidamente si fa strada e diviene bocciolo, risvegliato dalla tanto agognata pioggia che saluta Milano. Un bocciolo di promessa, intrecciata ad auree d’oro di chi è stato unito dalla Provvidenza, che inizia a dare i suoi frutti.
Sarò sincera, prima di iniziare questa dilogia non avrei mai creduto che mi sarei affezionata a certi personaggi. Tra cui spicca Rodrigo. L'autore lo sveste della sua semplicità e lo arricchisce con strati complessi e colori forti.
Rodrigo è come una tela dove le tonalità pennellate si muovono e si mischiano, creando una burrasca che promette di scatenarsi. Ma tra tutta l’oscurità c’è un centro caldo, che sa di disegni, del profumo della madre e di un'infanzia con amici improbabili. Qualcosa di quieto che però non vuole arrendersi nel buio da cui viene circondato.
Il romanzo stesso è come un complesso torcitoio, c’è cura, ingegno e soprattutto passione che permette ai fili di svolgere il loro lavoro. Con questo volume finale l’autore ci mostra come sia potente e capace di rilucere l’immaginazione, con un pizzico deciso di Storia e tanta passione e voglia di conoscenza per alimentare la propria Macchina. Per continuare ad essere una piccola fiammella in grado di rischiarare l'oscurità intorno a sé. Per continuare le piccole rivoluzioni in nome dell’Amore, dopotutto è “ciò per cui la potenza tutte le cose sono generate”.
Non vi nascondo che l’epilogo mi ha emozionata in quel modo dolceamamo che sanno fare solo i buoni libri, quelli che non vogliamo finire ma giriamo comunque l’ultima pagina, lasciando che la loro storia continui oltre la carta ed inchiostro. Credo e spero vivamente che l’autore abbia in serbo tante altre storie sparse nel tessuto al di fuori del Tempo e dello Spazio, che attendono solo di essere acciuffate e lasciate espandersi in un nuovo romanzo. Letture che lasciano qualcosa dentro, anche dopo aver ricollocato il libro nel tuo scaffale.
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