L'enigma della Sfinge

 


Autore: Luca Giacherio

Titolo: L'enigma della Sfinge

Trama: A Villa Cavalcanti, nel bel mezzo di un’incessante nevicata, il piacevole soggiorno di nove personaggi viene sconvolto da un evento inspiegabile: la proprietaria di casa viene trovata assassinata nella Camera Rossa, una stanza inaccessibile e chiusa dall’interno. Chi ha ucciso Elena Cavalcanti? E come ha fatto l’assassino a commettere questo delitto impossibile? A indagare sul caso si troveranno il colto ispettore Badalamenti, con la sua incrollabile fede nella razionalità, e il giovane Nemo, che al contrario sa molto bene che, a volte, è necessario uscire dalle strade più battute fino a immergersi nei deliri dell'oppio. Mentre vanno alla ricerca di risposte, uno spettro mostruoso si aggira fra gli ospiti della villa, disturbandone il sonno. È lo spettro della sfinge, che porterà con sé una serie di enigmi tanto sinistri quanto misteriosi. Sparizioni, fantasmi e antichi segreti guideranno il lettore in un viaggio sorprendente tra il mondo reale e quello metaletterario alla ricerca della soluzione del più grande enigma di tutti i tempi.

Prezzo di copertina: 16,90 euro (disponibile versione kindle unlimited a 2,99 euro)


Recensione.

Il romanzo è un sottogenere del giallo, che presenta il sempre appassionante delitto della camera chiusa. Un sottogenere che entusiasma e arrovella moltissimi lettori (tra cui la sottoscritta).
Siamo sinceri, come non si può non rimanere incuriositi da un mistero pressoché impossibile? Dove si presume che l’assassino sia riuscito ad entrare e uscire in una camera chiusa ermeticamente dall’interno. All'apparenza ci troviamo di fronte ad un rompicapo quasi irrisolvibile. Ed è proprio questa l’idea base del libro.
La nebbia avvolge ogni antro e su cui svetta nitida Villa Cavalcanti, un albergo lussuoso immerso nella vegetazione, lontana dai centri abitati. Ed è proprio qui che l’autore ci conduce.
Ci appare subito chiaro che la Villa viene percepita un pochino sinistra, con corridoi labirintici, scelte architettoniche gotiche e tutti gli scricchiolii e spifferi che un’enorme e antica casa possiede. Adesso, abitata da pochi ospiti, e un gruppo di ispettori invitati dai padroni di casa, che crea un’atmosfera conviviale e racchiusa.
Ed è proprio alla fine di una di queste cene, che la padrona di casa, Elena Cavalcanti, propone l’enigma della sfinge. Se nessuno riuscirà a risolverlo, la stessa Elena rassicura gli invitati che lo svelerà lei stessa l’indomani. Peccato che quella stessa notte ella verrà ritrovata uccisa nella sua camera chiusa.
Una bufera di neve fuori, la linea telefonica guastata, una vittima e un complesso rompicapo, nonché un omicida tra di loro. Le pareti della casa iniziano pericolosamente a restringersi sui personaggi.
Ansia e curiosità permangono la poca aria e occhi densi di sospetto si scrutano tra di loro.
La narrazione è arguta, ricercata, che si schiude lentamente, ed ogni strato è una nuova scoperta. Il ritmo narrativo è docile all’inizio, acquistando sicurezza mentre procediamo nella sua storia. Porte chiuse vengono spalancate, altre lasciate socchiuse, un tintinnio di bicchieri, un sussurro trasportato dal vento. Una lanterna magica che scuce le paure più recondite dei personaggi.
Adoro questo genere di gialli, il mistero a scatola chiusa che non smette di affascinare. Davvero, leggevo ogni passo del romanzo in una placida ma costante allerta; ogni dettaglio fuori posto... o forse fin troppo a posto, mi generava una serie di sospetti. Gli ispettori non lasciano nulla al caso ed ispezionano minuziosamente la camera rossa, e ovviamente il cadavere della vittima. Emerge fin da subito che si tratti di omicidio.
In questo frangente, vagliano le diverse possibilità in risposta ai piccoli e preziosi indizi ritrovati. Questa parte è ricca di elucubrazioni, facendo riferimenti anche a casi celebri. L'autore ci lascia scivolare con facilità tra le interpretazioni a cui viene data voce, eppure, il lettore non può che mettersi in guardia da solo mentre scruta i personaggi che tentano di ricostruire la vicenda, domandandosi cosa stanno volutamente occultando. 
Siamo già totalmente immersi nella vicenda.
Il dubbio inizia a macerare, lento e dolce, sui personaggi. I contorni stessi della vicenda diventano labili, permettendo a qualcosa di poter passare, un qualcosa che attecchisce nell’immaginazione.
Qualcosa sospeso tra sogno e veglia, tra incubo e realtà. Ma qual è la verità? E soprattutto: ne esiste solo una?
Se un personaggio crede di star sognando ed essere solo frutto di inchiostro, mentre l’altro crede fermamente che quella sia la realtà... chi ha ragione e chi torto?
Ritorniamo all’enigma, e al pieno simbolismo della sfinge che sbucherà moltissime volte all’interno del romanzo, nessuno può saperlo. Non solo, il libro è ricco a richiami di altro, rendendo ancora più profonda e conturbante la vicenda: dai quadri delle camere, alle citazioni celebri di autori, un accenno ben assestato alla filosofia e i continui riferimenti ai sogni e prospettive.
Le descrizioni sono piene e dettagliate al punto giusto. L'autore riesce a farci ben visualizzare la scena che descrive, come se volesse invitarci a partecipare a questo pericoloso ed insidioso rompicapo.
I personaggi sono annebbiati, come per voler dare ancora maggior risalto alla vicenda, punto focale del romanzo. Infatti, i personaggi del libro diventano nitidi in relazione agli avvenimenti che accadono all’interno della villa. Come se esistessero per tale scopo.
Il motore della trama è caratterizzato principalmente da due personaggi e dalle loro brillanti interazioni. L’ispettore Nemo, incarna la genialità folle, sospesa tra realtà e deliri dove ogni concetto smette di essere rigido ed è in grado di espandersi. Di contro, abbiamo l’ispettore Badalamenti, colto, empirico, che preferisce uno svolgimento d’indagine più tradizionale, con i piedi fermamente piantanti a terra.
Mi è piaciuto l’alternanza tra i due, i loro punti di vista e soprattutto i dialoghi tra loro che cercano di venire a capo di una vicenda, che diventa sempre più complessa.
Anche gli altri personaggi sono assai pittoreschi: il dottore Scaccabarrozzi, la nobile contessa Malaspina, l’inquietante Svetozar Vok, il capo ispettore, l’agente Spaccarotella, il maggiordomo Alfio.
La vicenda procede, si investiga sul caso: tutti sospettabili fino a prova contraria. Si raccolgono le prime impressioni e dichiarazioni e qualcosa di davvero fuori posto inizia a sgomitolare per raggiungerci. Come i primi cerchi quieti che increspano l’intatto specchio d’acqua.
Qui il ritmo si addensa, metodico. A questo proposito, ho apprezzato molto le planimetrie presenti all’interno, come se lo stesso autore ci stesse invitando a partecipare l’investigazione e dunque non essere solo lettori passivi. Un passaggio che rende il libro ancora più coinvolgente.
Inoltrati tra le sue pagine abbiamo la sensazione di un libro a scatola. Aperta una ne troviamo una più piccola con un nuovo mistero che l’adorna...e continueremo così per arrivare al suo nucleo. E qui si incastra bene uno dei monologhi brillanti di Nemo, sui romanzi gialli e in particolare su quelli di camere chiuse, e soprattutto delle “leggi” che tali romanzi seguono per poter portare avanti una trama, piena di deduzioni e piccoli salti nel vuoto.
Si respira a pieni polmoni l’atmosfera suggestiva e un po' inquietante. Sprofondiamo sempre più giù in un luogo ampio, così ampio che ci rendiamo conto dell’inesistenza di verità assolute.
La realtà non è altro che un filtro che utilizziamo. E dunque, se fossero solo storie scritte da un autore? E se l’esistenza di una realtà non ne annullasse un’altra?
Il rimo oscilla da un senso d’irrequietudine piacevole, intermezzato da piccoli momenti comici che stemperano la tensione. Lo stesso romanzo sembra muoversi come un pendolo, che scandisce e definisce ogni singolo momento, lento e deciso fino ai suoi rintocchi. E i personaggi è come se si trovassero nel delicato momento del dormiveglia, sospesi ma ancorati, e siano destinati ad un brusco risveglio. Ma dunque cos’è il sogno se non la realtà distorta vista da uno specchio?
L'autore ha la nostra totale attenzione, mentre ci dipana le sfumature più recondite e indecifrabili di questa storia, che sembrano riflettere le agitazioni pure e crude che sfavillano dentro l’animo umano. Ed ecco di nuovo la sfinge che torna sempre durante la narrazione, anche in forme differenti. Come se qualcuno stesse premendo per dirci qualcosa.
Qui ci colleghiamo ad una tecnica utilizzata brillantemente dall’autore del romanzo, quella della metanarrazione, ovvero l’autore stesso interviene all’interno della storia che sta raccontando.
Personalmente, non è solo originale ma è anche un’idea che funziona bene con la tipologia del romanzo che stiamo leggendo, costruisce un percorso alternativo allo svolgersi degli eventi donando al lettore una doppia chiave di lettura che non fa altro che incuriosirlo, coinvolgerlo e renderlo attivamente partecipe.
Lo stesso Nemo ci fa notare come il romanzo sia pieno dei tipici cliché da romanzo giallo. Un gruppo di persone riunite, assai acculturate con conoscenze specifiche in campi che torneranno utili all’indagine, la tempesta di neve che genera l’impossibilità di lasciare la villa, e così via. Eppure, questi cliché hanno sì la solita forma ma il contenuto cambia.
Infatti, l’autore riesce a caratterizzarli in modo differente, riuscendo a non perdere la nostra attenzione durante il completo svolgimento. Lo scrittore non smette di tenerci in scacco. Dunque, la mancanza di certi cliché di narrazione dovrebbe insospettirci. Come l’assenza dell’ammissione di colpa da parte dell’assassino scoperto. E non accadendo inizia ad insinuarsi la consapevolezza che forse niente è davvero come sembra.
Gli ispettori, ma anche tutti gli altri personaggi, sono vittima di un raggiro da parte di questo demiurgo che tira i fili dietro. E se seguissimo questo filo di pensieri, dovremmo arrivare ad ammettere che chiunque l’assassino sia... è ancora a piede libero. La caccia è ancora aperta.
I sospetti risbocciano con prepotenza. Ed è proprio in questo frangente che lo scrittore pare prenderci per mano e ribaltare l’intera situazione, facendoci gustare la vicenda da una nuova prospettiva. Bastano pochi passi e tutto muta. Certe evidenze dei fatti possono, adesso, essere viste come forzature.
Un’espediente geniale e semplice per accecare gli occhi più indagatori e attenti. Non dico altro, lo scrittore ci ha dato piccoli indizi per costruire il nostro puzzle. Un puzzle che va oltre il caso che si sta svolgendo, un qualcosa che lega intimamente i personaggi e che si rivelerà pian piano. Il resto va scoperto e vissuto in prima persona.
L'autore ha un talento innegabile e qui né da ampia prova. Un esordio interessante che evidenzia come sia un autore da tenere d’occhio.



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