L'ultima poesia


Autrice: Suzumi Suzuki

Titolo: L'ultima poesia
 
Trama: La protagonista di questo seducente romanzo se ne è andata di casa a 17 anni. Ora che ne ha 25, lavora come intrattenitrice nel quartiere notturno di Tokyo. La madre, con cui non ha rapporti da tempo e che è gravemente malata, si presenta all’improvviso alla sua porta con il desiderio di rimanere da lei per un po’ di tempo e comporre così la sua ultima poesia. Ma un giorno collassa e viene portata in ospedale dove i dottori le danno pochi giorni di vita. Oltre a prendersi cura della madre, la nostra protagonista deve affrontare il lutto per la sua cara amica Eri, una sex worker che si è suicidata da poco. Con la fine sempre più vicina, madre e figlia riusciranno a relazionarsi e a trovare un punto di incontro? Qual è il segreto dietro ai segni di bruciature sul braccio della figlia? E chi è l’uomo misterioso che fa visita alla madre?

Prezzo di copertina: 12,00 euro.


Recensione.

L’ultima poesia è un romanzo breve ma intenso, che riesce ad insinuarsi dentro di noi con una facilità sorprendente per la sua capacità di non detti che nel lettore attecchiscono in forme differenti.
Siamo dentro una Tokyo vissuta con una lente inaspettata, percepiamo appena i bordi della gigantesca metropoli...in quanto siamo concentrati nel quartiere dei divertimenti, con le sue regole e i suoi ritmi, dove vive e lavora la nostra protagonista. 
La sua vita viene scombussolata nel dover convivere con la madre uscita dall’ospedale, malata terminale, che vuole scrivere la sua ultima poesia.  Il loro rapporto è frastagliato e durante la storia riusciremo ad intravederne il motivo.
La convivenza è tornare in un territorio conosciuto ma allo stesso tempo inesplorato; il loro rapporto è costellato da non detti che adesso sembrano saturare l’aria intorno a loro. 
A questo si aggiunge anche il lutto non ancora ben analizzato verso una sua amica, anche lei una sex worker, suicidata qualche mese prima. 
La prosa dell’autrice si alterna ad una lucidità stridente con momenti annebbiati dove l’intera storia sembra fluttuare, senza avere un peso consistente. 
Seguiremo la protagonista, di cui non conosceremo mai il nome, nel suo quartiere, vivido e agitato che si anima la notte, popolato da host club, hostess bar e love hotel.
È un libriccino che supera appena le cento pagine, eppure, l’autrice riesce a dipingere con bravura tutta la complessità umana dei sentimenti. I suoi meccanismi oliati e quelli non ben funzionanti, i misteri insiti nel suo funzionamento, la certezza di alcuni pezzi. 
La narrazione è intensa e spigolosa, l’autrice è metodica nel tagliarci in due ed esporre un grumo di emozioni che la protagonista ci fa provare, anche senza dargli un nome, e forse è proprio per questo che riesce ad impattarci con forza. 
Una vaghezza che preme ai nostri bordi. 
Attraverso il racconto di uno sconosciuto, che viene in ospedale per visitare la madre della protagonista, lei apprende nuove forme della madre, di cui ignorava l’esistenza. 
L'uomo misterioso sembra darle un’immagine differente da quella che ha conosciuto lei, evidenziando ombre e luci che la nostra protagonista non credeva che avesse. E forse in questa penombra in cui il loro rapporto non si è mai addentrato, la protagonista e sua madre hanno più punti di connessione di quanto si voglia ammettere. 
Ciò porta ad un momento prezioso di intimità tra le due donne, in un’asettica stanza di ospedale. La figlia vomita domande che sono sempre rimaste incastrate nella sua gola e che adesso emergono con la furia vorace di un torrente; con una composta disperazione distaccata di voler conoscere una qualche risposta che dia un pochino di senso a ciò che la protagonista ha vissuto sulla propria pelle. 
Il valore dei corpi, l’esigenza di non mostrare il proprio dolore, l’incapacità di esprimere grumi fin troppo crudi di emozioni, l’agognare di trovare un senso in una vita di caos alla deriva che riesce a tenersi a galla grazie al rumore metodico e sempre certo di una chiave che gira dentro la serratura. 
C'è l’inesprimibile della vita che preme dentro queste pagine, ci sono tante piccole verità dolorose che non si vogliono ben guardare ma che percepisci nella tua periferica. 
Ed eccola, dunque, l’ultima poesia. Inaspettata, bella, viva, che sembra sciogliere un nodo all’interno della protagonista, qualcosa che finalmente le permette poter agguantare una serenità nuova, fresca...sua.
 

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