Al prezzo della morte

 


Autore: Filippo Bini

Titolo: Al prezzo della morte

Trama: Bologna, in un rovente fine maggio 2020. Il cadavere di un giovane ragazzo spagnolo, venuto in Italia per studiare con il progetto Erasmus, giace sul lettino del medico legale. Apparentemente sembra trattarsi di suicidio, ma alcuni aspetti non tornano, a partire dal ritrovamento di una moneta antica nel palmo della mano sinistra del ragazzo. Bruce Halfod, giovane e geniale criminologo di origini inglesi e dallo stile di vita dissoluto, non crede al suicidio e inizia a indagare come collaboratore esterno della polizia. Intanto, gli omicidi si susseguono senza soluzione di continuità. A Bologna un serial killer va fermato…

Prezzo di copertina: 17, 10 euro (disponibile anche versione ebook con DRM a 5,99 euro).

Recensione.

Al prezzo della morte è un romanzo giallo poliziesco, in quanto l’indagine viene affidata alle forze dell’ordine. Infatti, ritroveremo la squadra mobile bolognese già conosciuta e apprezzata nel primo volume dell’autore (qui recensione): il commissario Davide Cometti e il criminologo Bruce Halfod.
Studentato di Bologna, un ragazzo spagnolo che studia nella città attraverso l’iniziativa Erasmus viene trovato morto in un apparente suicidio. Ma c’è qualcosa che strida in questa risoluzione fin troppo ovvia, tra cui il ritrovamento di una misteriosa moneta antica nella mano del ragazzo morto. Ed è qui che la nostra Squadra Mobile prende incarico il caso.
Sono solo passati pochi mesi dall’efferato caso protagonista del primo volume, Il tocco delle tenebre, eppure, Bologna sembra essere pronta a ripiombare in una spirale di paura e timore.
Il primo omicidio non è che l’inizio.
Incomincia ad apparire chiaro che qualcuno abbia preso di mira i giovani stranieri venuti a studiare in Italia.
La narrazione è corposa, ho notato una bella maturazione nella scrittura dell’autore, che adesso appare più decisa. Piena di dettagli che ci aiutano a visualizzare le scene, con le sue luci cruente ed inquietanti, gli ultimi rintocchi della fine...accompagnati da una violenza che sembra rimanere sui bordi promettendo, però, di scatenarsi.
L'autore ci fa respirare Bologna come se la vivessimo anche noi, l’afa estiva, i suoi vicoli e ritrovi, inframmezzati dai monumenti che abbelliscono la città. Non solo, riesce bene a farci inserire all’interno della squadra di polizia, mostrandoci tutti i passaggi che costruiscono una vasta indagine. I momenti incerti, le pratiche burocratiche, i dilemmi, i sospetti...
Inoltre, ha saputo creare una squadra di personaggi, anche di contorno, che funziona bene. Mi piace l’intesa venutasi a creare tra Cometti e Halfod, una complicità che mancava quando insieme davano la caccia all’angelo della morte del primo volume. E soprattutto notiamo come i personaggi grazie agli eventi di trama permette loro di avere spessore.
Ovviamente, il nostro protagonista è lui, il criminologo inglese, collaboratore delle forze dell’ordine: Bruce Halfod. È il tipico personaggio sgretolato ma geniale a cui non sfugge nulla. Il nostro criminologo è un personaggio interessante, risoluto, che fa ampio uso del mai passato di moda metodo deduttivo, ma allo stesso modo ha un modo di porsi i dilemmi in una prospettiva estrosa e non proprio da manuale. Queste due differenti caratteristiche aiutano a renderlo un personaggio unico, capace di spiccare all’interno del romanzo, senza dover apparire eccessivo.
Ma se nella vita lavorativa eccelle nel suo lavoro in modo atipico e vivace, beh, nella vita sociale è un disastro.
Il mistero si infittisce, intravediamo sottotrame che sembrano spandersi sotto i nostri occhi, mentre la stessa trama si dipana. Un collegamento tra studenti esteri e droga è ormai evidente, ma alla nostra squadra mancano diverse informazioni essenziali per connettere tutti i punti.
Seguiamo le possibili piste insieme a loro, ormai siamo così inoltrati nella trama che non vogliamo scollegarci per nulla al mondo.
Ma gli omicidi sembrano non fermarsi, la stessa Bologna sembra trattenere il respiro.
Lentamente ma inesorabilmente scendiamo in una spirale di inquietudine e sfiducia. Il killer sembra essere sempre un passo avanti, quasi a ridicolizzare la squadra che si sta impegnando allo stremo per venire a capo del caso.
Anche in qui, mi è piaciuto molto come l’autore riesca ad amalgamare la passione per la musica all’interno del romanzo; un tratto fresco e vivace già presentato nel primo volume con successo.
Procedendo con la trama il ritmo si fa decisamente più incisivo, pur rispettando rigorosamente il ritmo tipico dei gialli. L'atmosfera si stringe mentre seguiamo i nostri personaggi.
Ci avviciniamo pericolosamente agli ultimi atti del romanzo, quelli più movimentati, capaci, finalmente, di mostrarci tutti i tasselli del puzzle al loro posto.
La situazione sembra essersi risolta, eppure...c’è un tarlo che stuzzica il nostro criminologo, e ne diventiamo consapevoli anche noi: abbiamo solo scoperto la punta dell’icerbeg.
La fine è un plot twist davvero assai gradito! Mi è piaciuto molto come è stato articolato il movente, facile ma allo stesso tempo sempre efficace. Non dico di più perché non voglio assolutamente spoilerare nulla, ma invito i lettori appassionati del genere a dare un’opportunità a questo romanzo: state certi che riuscirà a sorprendervi.
Chiudo volendo evidenziare un aspetto che ho apprezzato molto, il fatto che l’autore abbia gettato accenni di base di questo romanzo già nella prima indagine. Qualcosa che è andato costruito e curato nel tempo, sintomo di grande impegno ed ingegno da parte dell’autore. Un dettaglio che per me ha avuto grande peso nell’apprezzare anche questa seconda indagine.

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