La carta da parati gialla e altri racconti



Autrice: Charlotte Perkins Gilman

Titolo: La carta da parati gialla e altri racconti

Trama: Un racconto fondamentale nella storia dell'emancipazione femminile, scritto da una delle voci più importanti nella letteratura degli Stati Uniti fra Ottocento e Novecento. L'atto di accusa contro ogni forma di sopruso e sopraffazione che rendono la donna un semplice oggetto subalterno. Questa edizione anche altri numerosi racconti tradotti per la prima volta in italiano e il fondamentale saggio "Perché ho scritto La carta da parati gialla".

Prezzo di copertina: 13,00 euro.


Recensione.

La carta da parati gialla è il racconto più celebri di Charlotte Perkins Gilman, una figura emblematica del movimento di emancipazione femminile degli Stati Uniti.
Il volume è composto anche da altri racconti, tenuti insieme da una potente e destabilizzante riflessione, l’autrice con questi racconti tenta di far diventare consapevoli di sé stessi. Forse proprio sul baratro della follia, o su un treno diretto a New York, o su un cottage sperduto tra la natura.
La narrazione è scorrevole e mordace, volta a stuzzicarti, infastidirti, angustiarti...tutto per scuoterti dal torpore di essere un semplice lettore.
Attraverso questi racconti possiamo intravedere qualcosa della stessa autrice. La sua forza e la sua arguzia nel saperci sviscerare con poche frasi; il suo desiderio di mettere in guardia le donne e consigliarle verso un destino più roseo per loro stesse. Di non avere paura a stringere forte la propria libertà e non lasciarla volare via.
Analizziamo insieme i vari racconti che compongono il volume. 

La carta da parati gialla. Con questo racconto l’autrice cerca di rielaborare un periodo difficile della sua vita, dove venne sottoposta al Rest Cure, la cura del riposo ideata da Silas Mitchell, secondo cui le donne soffrivano di debolezza nervosa dunque si era costretti a riposare a letto senza fare nulla (o invogliare ad essere più “domestiche” possibili).
Spesso accadeva che per non “turbale” la paziente si raccomandava di non farle visita, dunque la donna era molto probabilmente confinata in una camera senza poter fare nulla per passare il tempo.
Un racconto denuncia che scuote qualcosa nell’opinione pubblica, come ci dirà la stessa autrice del volume a conclusione del racconto: la paura di condurre alla follia ha fatto cambiare idea, o comunque istillato un legittimo dubbio, sulla validità di tale metodo.
La protagonista del racconto rimarrà senza nome, come se non avesse davvero importanza o forse è proprio l’assenza del nome che riesce a farla identificare facilmente con tante altre donne. La coppia ha affittato una splendida casa per le vacanze, e alla nostra protagonista non è permesso fare nulla sennonché riposarsi, ovviamente tutto per il suo bene. Nessuno la ascolta davvero, lo stesso marito prende tutte le decisioni che la riguardano, non dandole il permesso di andare a trovare vivaci amici o di trasferire la loro camera nel piano inferiore.
Il marito è un medico, dunque, sa sicuramente ciò che fa, tratta la moglie con accondiscendenza, come se non fosse in grado di un lucido raziocinio.
Ed è proprio nella camera da letto che ci imbattiamo in un'orrenda carta da parati gialla, malconcia, dalla fantasia peculiare, ricca e in qualche modo strana. Questa carta da parati diviene un tarlo che inizia a consumare la nostra protagonista... ma anche il lettore
Una figura sembra gonfiarsi e guizzare all’interno. Una donna, intrappolata tra i decori, che tenta di uscire senza mai riuscirci. Qui inizia una lenta e decisa ossessione, dove il mistero della carta da parati diventerà onnipresente nella mente della nostra protagonista. Chiusa, annullata da volontà altrui, senza riuscire ad afferrare la libertà agognata a cui non ha mai dato voce.
E il disagio che la nostra protagonista prova nel fissare la carta gialla è il riflesso della sua stessa condizione. Ma poi arriva l’immedesimazione. La protagonista è la donna dentro la carta da parati e appare inevitabile l'azione di stracciarla per poter uscire. La straccia per evitare che John, il marito, possa rimetterla dentro. Davvero, incredibile.

Cambiamenti. Julia la protagonista di questo racconto è una neomamma, che ha rinunciato alla musica e alla sua carriera per la sua famiglia. Ma con un bambino in fasce la vita familiare non appare così idilliaca come credeva. Insieme a loro vive la madre del marito, che desidera dare una mano per il nipotino ma viene negata più volte.
Finché non arriva il cambiamento, che permette alle due donne di trovare l’appagamento che desiderano, aiutandosi a vicenda: la suocera si occuperà del nipotino ma anche di altri bambini danno vita ad un desiderio a lungo accarezzato, e Julia potrà finalmente ritornare alla sua amata musica dando lezioni. Si crea un equilibrio perfetto.
Il tema principale di questo brevissimo racconto sta proprio nel fatto di lasciare libera espressione ai desideri delle donne e non rientrare in canoni stretti e soffocanti. Cambiamenti anelati e realizzati che portano un benessere mentale che non si dovrebbe assolutamente sottovalutare. 

Se fossi un uomo. Mollie Mathewson è la donna perfetta: curata, piccola, amorevole moglie e madre...che però serba nel cuore un desiderio: voler essere un uomo. E accade, svegliandosi come Gerald, il marito.
Inizia qui un’avventura che è una costante scoperta per Mollie.
La libertà di movimento e pensiero, le vesti comode, la capacità di espressione, i pensieri riguardanti l’andamento dell’economia della propria famiglia, insomma è tutto un complesso che la destabilizza ma al tempo stesso l’entusiasma. È come vivere nella stessa società ma in una fresca prospettiva che presuppone diverse e nuove piccole libertà. Nei panni di Gerald, Mollie, assapora qualcosa che fino a quel momento le era precluso.
E scoprirà, senza mezzi termini, cosa gli uomini pensano sulle donne tra le loro conversazioni. Il loro non riuscire ad aggirare limiti imposti dalla “fisiologia”, ed ecco che Gerald/Mollie contesta ciò che dicono con una lucidità disarmante (il dialogo finale è incredibilmente d’impatto), che evidenzia come sia la stessa società ad imporre rigorosi limiti che la donna “ben educata” non deve assolutamente oltrepassare. 

Quando ero una strega. La protagonista si ritrova ad essere una strega improvvisamente e a poter esaudire alcuni suoi desideri pronunciati ad alta voce. Da questo spunto inizia una profonda riflessione sulla società e i problemi insiti, fino a riuscire ad analizzare le donne nella società.
Se si potesse desiderare qualcosa per un cambiamento che sia congeniale alle donne... quale sarebbe? Dobbiamo seguire la protagonista che si destreggia tra scoperte e riflessioni per riuscire a saperlo. 

La ragazza con il cappello rosa. Due sorelle in treno che origliano una conversazione di una coppia dà il via ad un salvataggio originale nei confronti della ragazza con il cappello rosa, da un matrimonio infelice e da un uomo che si inizia a scoprire turbolento ed esigente. In questo racconto si intrecciano bene ironia e denuncia, insieme alle due sorelle che mostrano una acutezza d’ingegno assai bella. 

Il piccolo cottage. Due amiche, Lois e Malda, trascorrono un periodo d’estate in un piccolo cottage della High Court, un luogo verdeggiante ed incantato. Tutto, però, si increspa con le visite del signor Mathews.
Lois è disincantata e libera, con alle spalle un matrimonio infelice. Malda, invece, più giovane, si innamora del signor Mathews e dunque per conquistarlo crede che debba mostrare le sue capacità sul gestire il fulcro domestico.
L'estate idilliaca viene oscurata da una cappa grigia di nuovi compiti e mansioni, nel piccolo cottage viene fatta montare una piccola cucina, in modo che Malda possa cucinare e trattenere ospiti anche per cena. Pian piano c’è qualcosa che si guasta, Malda deve impiegare più tempo a cucinare, impastare il pane e tenere pulita la cucina, tutti compiti che tolgono tempo al suo cucire e disegnare, ma come dice lei stessa: è un sacrificio disposta a fare per l’amore di Ford Mathews. 
Ma ecco il capovolgimento, Ford si dichiara a Malda, tuttavia, chiedendole di non rinunciare alla sua arte e di far tornare le cose serene a com’erano prima del montaggio della cucina. Un racconto fresco, sensibile, in grado di evidenziare la bellezza di trovare un compagno che rispetti le capacità altrui. 

Una madre snaturata. Riguarda la storia di Esther Greenwood, cresciuta nella cittadina di Toddsville dove è ambientato il racconto. Le anziane del paese riprendono la storia di Esther, cresciuta in modo peculiare rispetto a come si dovrebbe far crescere una buona figlia (almeno, credendo a loro). 
Libera, alla “maschiaccio” e soprattutto, pecca assai grave per i personaggi del racconto: Esther è stata allevata senza una madre. 
Dunque, secondo i personaggi che chiacchierano nel racconto, appare ovvio che quando la stessa Esther è divenuta madre abbiamo avuto comportamenti davvero snaturati nei confronti della propria figlia, non mettendola al primo posto. 
Credo sia il racconto più complesso dell’intera raccolta, una denuncia indelebile verso il “doveroso” istinto materno, e di conseguenza una sua mancanza una colpa tremenda che ricade ovviamente sulla singola donna. Questo racconto affonda le sue radici in un episodio della vita della stessa autrice, che dopo il suo divorzio, iniziò a dubitare sulle sue capacità valide nel ruolo di madre e dunque affidò la figlia all’ex marito. C'è dolore ed ingiustizia che danno sapore al racconto.

Concludendo questo piccolo volume non si è più li stessi, ed è giusto così. L'autrice con una lucida consapevolezza, che sa di dolore vissuto, accettazione e riflessione, ci regala dei racconti indelebili. 

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