L'erede
Autrice: Camilla Sten
Titolo: L'erede
Trama: Verità inconfessabili sepolte nel tempo. Una storia familiare disseminata di segreti. E una casa che non li lascerà mai andare. Eleanor convive con la prosopagnosia, l'incapacità di riconoscere i volti delle persone. Un disturbo che causa stress, ansia acuta, e può farti dubitare di ciò che pensi d sapere. Una sera la ragazza si reca a casa della nonna Vivianne per la consueta cena domenicale. Ad accoglierla sull'uscio non trova però la nonna, ma una persona cui non riesce a dare un nome, che scappa via per le scale. Dentro casa, la nonna è distesa sul tappeto accanto a un paio di forbici con le lame spalancate. Nella stanza, odore di ferro e carne. La nonna, quella nonna che l'ha cresciuta come una madre, è stata uccisa. Passano i giorni, e l'orrore di essersi avvicinata così tanto a un assassino – e di non sapere se tornerà – inizia a prendere il sopravvento su Eleanor, ostacolando la sua percezione della realtà. Finché non arriva la telefonata di un avvocato: Vivianne le ha lasciato in eredità una tenuta imponente nascosta tra i boschi svedesi. È la casa in cui suo nonno è morto all'improvviso; un posto remoto, che da oltre cinquant'anni custodisce un passato oscuro. Eleanor, il mite fidanzato Sebastian, la sfrontata zia Veronika e l'avvocato vi si recano in cerca di risposte. Tuttavia, man mano che si avvicinano alla scoperta della verità, inizieranno a desiderare di non aver mai disturbato la quiete di quel luogo. Chi era davvero Vivianne? Quali segreti si è portata nella tomba? I segreti non muoiono, mi sussurra Vivianne nella mia testa. Nulla veramente muore, Victoria. Io sono ancora qui. O no?
Prezzo di copertina: 19,50 euro.
Recensione.
L’erede è il nuovo atteso romanzo firmato dalla acclamata Camilla Sten. Un thriller nordico capace di incollarti alle sue pagine, dove le colpe di un passato torbido tornano con violenza nel presente, esigendo di essere riconosciute.
È una domanda, stuzzica i personaggi e il lettore già agganciato alla trama: Quanta verità si può sopportare?
Eleanor, la protagonista del romanzo, è una giovane donna affetta da prosopoagnosia, ovvero l’incapacità di riconoscere i volti (nemmeno il proprio), un disturbo difficile con cui convivere... soprattutto se ti imbatti nel presunto assassino della propria nonna, Vivianne, che ti passa accanto dalla scena del delitto.
I presupposti per una lettura avvincente ci sono tutti.
Dopo la morte di Vivianne, Eleanor scoprirà che è diventata erede di un antico maniero a nord di Stoccolma. Una casa immersa tra i boschi, isolata, quasi celata... ci avviciniamo percependo una crescente irrequietudine mentre ci approcciamo a questo luogo, muto eppure pulsante di storia.
Eccoci a Solhöga.
Qui Eleanor e il fidanzato Sebastian, incontrano l’avvocato che si occupa del testamento e la zia Veronika. Rimarranno per un weekend nella casa per ispezionare l’immobile e i suoi terreni per poi dividerne l’eredità. Doveva accoglierli il custode del maniero, Bengtsson, che tuttavia sembra introvabile.
Appena varcano l’ingresso della grande casa sembrano essere piombati in un’atmosfera di tardo Novecento, la cura dei mobili pregiati, la suddivisione delle stanze e quelle adibite alla servitù, le opulente tappezzerie, i corridoi stretti e lunghi, le porte celate, il montavivande... Solhöga prende vita di fronte a noi, come un piccolo scrigno che inizia a socchiudersi per rivelarsi.
La narrazione è coincisa, mirata a riscuotere emozioni sinistre nel lettore. Appare subito fin chiaro che qualcosa non va. Un sentore vago che diventa ingombrante mentre procediamo con la lettura.
A tal proposito, ci sono due diversi filoni narrativi: uno nel presente dove seguiamo Eleanor, che è quello principale. L'altro, è ambientato nel 1965 in sottoforma di diario scritto da Anuskha, che capiremo presto era la cameriera e la cugina della padrona di Solhöga; qui sprazzi del passato ci inducono a continuare la lettura con crescente curiosità.
L'autrice è brava e minuziosa nella costruzione della scena, aleggia un vago sentore sinistro che nella casa non fa che accentuarsi. Un maniero testimone di segreti, che adesso sembrano sussurrare nella notte e rendere inquieti gli abitanti.
La casa raccoglie numerose domande, echi che salgono su per le scale, si insinuano tra gli spifferi e tentano di afferrare una risposta, che riesce sempre a dileguarsi. Perché Vivianne non aveva mai parlato di questo maniero? Cos’è che la spaventava così tanto? Cosa è accaduto qui?
Pian piano i tasselli del puzzle inizieranno a costruire una storia drammatica. Come ho già detto, appare cristallino che la vicenda è complessa e conturbante, gli stessi abitanti provvisori della casa sembrano lentamente ma inesorabilmente incrinarsi all’interno del maniero.
Gli equilibri nascondono un caos oscuro e pieno di segreti che attendono solo il momento giusto di sferrare i suoi colpi. L'avvocato è insidioso, l’eccentrica zia Veronika sul baratro per dire qualcosa, Sebastian sembra quasi estraneo a tutto. Ma su questi tre personaggi si evince qualche costrutto, si percepisce una certa artificialità che potrebbe nascondere qualcosa di fondamentale. E poi al centro di tutto abbiamo Eleanor, che oscilla tra incertezze e dubbi, tra razionalità e paranoia e qualcosa di primitivo che non sa spiegare.
Gli altri la dissuadono, eppure, la nostra protagonista sa di aver visto qualcun altro aggirarsi nella tenuta. Sa con una certezza che ferisce che qualcosa è in procinto di scatenarsi.
Lasciamo che l’inquietudine ci divori lentamente. Morso dopo morso, l’autrice ci spinge più a fondo di questa storia contorta, che inizia a rivelare i suoi artigli. Noi stessi lettori siamo suggestionati dal peculiare modo che la scrittrice ha di narrare: esplorando gli aspetti misteriosi e bui di ogni cosa.
La decisione di questa scelta narrativa ci esalta e allo stesso tempo ci fa rabbrividire, confermandosi un thriller eccellente.
Durante la storia esploriamo anche il rapporto contrastato tra Vivienne ed Elanor, un rapporto fatto di amore e odio, lotta e arrendevolezza, furia e quiete. Momenti di tenerezza frammentati tra rigidità ed eleganza.
I personaggi che si muovono nella vicenda conturbante appaiono un po’ piatti e si animano solo quando entrano in contatto con il pieno della storia, tranne Anushka. Lei ha una profondità di caratterizzazione che la rende indelebile, tagliente, piena. Ho amato leggere di lei.
La seconda parte del romanzo inizia con un ritmo succinto, stremato, gli stessi personaggi si sono resi conto che c’è estremamente qualcosa di fuori posto in tutta la faccenda. I loro movimenti sono studiati e circoscritti e gli occhi tentano di rimanere vigili.
Tutti sono in bilico, pronti a crollare.
Certezze diventano fumo e i dubbi mettono forti radici. La bufera di neve fuori sembra scoperchiare ansie e investire con la sua forza anche noi. Ne siamo così infreddoliti che i colpi di lama della prosa vengono avvertiti con qualche momento di ritardo, facendo più male. Arriva così il plot twist.
Ammetto che gran parte del “mistero” lo avevo già intuito, ma questo non toglie la magnifica costruzione densa di suspense che si legge negli ultimi capitoli. Momenti coincisi, bruschi, pregni di disperazione, rabbia. Le maschere cadono e la bufera si quieta.
L’erede è un romanzo intenso che riesce ad esigere attenzione e vestirti con un’inquietudine difficile da scrollarti di dosso, dove si assapora il ritmo tipico dei thriller nordici carichi di suspense ma avvolti in una quiete che pian piano si incrina.
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