Notturno Italico e altre storie
Autore: Enrico Graglia
Titolo: Notturno Italico e altre storie
Trama: Questa raccolta riunisce 13 racconti di narrativa fantastica a tinte oscure, che esplorano le diverse sfumature del genere, dall’orrore al realismo magico, dal perturbante al dark fantasy: si tratta di un viaggio letterario nei chiaroscuri della realtà e dell’Altrove
Prezzo di copertina: 6,77 euro (disponibile anche versione kindle a 0,89 euro).
Recensione.
Notturno Italico sono tredici racconti che fanno proprie le diverse sfaccettature dell’oscuro. Oscillano in generi differenti, dal fantasy all’horror per passare da un realismo affilato. L'autore riesce a tratteggiare racconti intensi, peculiari che ci fanno sfiorare un terrore che non ha mai la medesima forma.
Popolati da personaggi ben delineati o solo abbozzati che si adeguano al ritmo della propria storia mostrando, alcuni senza fretta altri con impazienza, le trame che la costituiscono tra orrore e un sentimento di irrealtà che sembra farsi vivido, vicino. L'autore riesce ad intessere racconti differenti, tutti contornati da un Altrove che a volte sembra afferrarci, altre invece ci passa accanto, insolente e disinteressato... eppure, presente.
I racconti sono caratterizzati da una scrittura scorrevole, intraprendente, con lampi di inquietudine che si muovono nei bordi. E di una natura atavica, temibile, quieta ma forte, che può decidere di vendicarsi.
Come tutti i volumi composti da racconti ne ho trovati alcuni molto belli, altri di meno impatto, per un semplice gusto personale. Ma è innegabile che rimane un romanzo da leggere proprio per la capacità di diversificazione che troviamo al suo interno. Andiamoli a vedere da più vicino:
Notturno Italico. Un racconto breve e sinistro. A Vittorio viene recapitato il plico di una rivista Notturno Italico in cui troverà un suo racconto, mai scritto, pubblicato postumo dopo la sua morte. Ma lui è vivo, giusto? Inizia una lenta discesa densa di inquietudine che riesce a divorarci in poche battute.
Fioriscono di notte. I fiori di stramonio pericolosi e affascinanti, che sanno più quello che dicono. Lo scopriranno la coppia di questo racconto. Una breve storia ambientata nel cuore della Sardegna, terra di magia e cose antiche che non hanno più un nome, qui si respira bene il folklore sardo in un misto di fascinazione e terrore veloce.
Dessert. Il racconto più breve della raccolta, grottesco e assai disturbante tutto confluito in poche pagine.
Figlio del tuono. Un racconto che inizia in uno spaccio e distributore di benzina in mezzo al nulla, gestito dal vecchio Stefan e dal ragazzo tuttofare Oliver... quando inizia a scatenarsi l’inferno. Tuoni che infrangono ogni cosa, lampi accecanti e grandine che demolisce. In tutta questa baraonda, un uomo su una moto continua imperterrito il suo viaggio, credendo di essere il figlio prediletto di un dio antico, il dio del tuono. Al sicuro dalla sua furia finché continuerà a macinare strada, rimanendo nel bordo di una tempesta distruttiva e impossibile. Un racconto che sa di delirio, illusione e potenza.
Dalla spiaggia dei milioni di anni. Il nostro protagonista viene risvegliato dalla sua ex moglie, Elena, dopo un sonnellino pomeridiano. Ma... sembra esserci qualcosa di irreale.
Si sente giovane, privo di acciacchi o affaticamento... ed Elena è sua moglie, che continua a sorridergli riscoprendo una leggerezza che gli sembrava perduta. Non solo, gli fa anche un bellissimo regalo: un set per lavorare i fossili, in quanto grande appassionato di archeologia. Insieme vanno proprio in cerca di scavi nella zona vicina, un sedimento che risale al Pliocene, ed è proprio qui che il nostro protagonista fa una scoperta sensazionale.
Il ritrovamento dello scheletro di un animale sconosciuto e non identificato, interamente completo; decide dunque di impacchettarlo e riportarlo a casa per poterlo studiare in tutta tranquillità e indisturbato. Ma alcune anomalie continuano a stuzzicarlo e sembrano tremare nei bordi periferici: come il fatto che non abbia avvertito nessuna stanchezza dopo ore passate a scavare e ripulire il terreno, e che non provi nessuna fame o ancora, la continua pazienza, nuova, di Elena nell’assecondarlo; a cui si va ad aggiungere anche il fossile ritrovato, peculiare, snodabile, caratteristico... che sembra muoversi da solo?
Quindi, in questa atmosfera di tranquillità e beatitudine inizia a sollecitarci un brivido di disagio. Come se finalmente non potessimo più ignorare quello che non vorremmo ammettere. Da qui, il continuo non è nulla come ti aspettavi, sorprendendoci.
Un racconto pieno, rassegnato con ancora la forza di volersi ancorare ad un sogno che permetta qualcosa di nuovo, diverso dalla grigia realtà.
Famiglia. Un racconto che è una secchiata d’acqua gelata, improvvisa e veloce. Una storia che parla di mostri e risveglia paure ataviche nell’essere umano, un grido potente e disperato che rimbomba nelle pareti... rimanendo però inascoltato.
Il Santuario. Cosa faresti se il Diavolo venisse a bussare alla tua porta? In uno sperduto santuario, padre Rafael, affronterà con arguzia, calma e spirito di fede il diavolo. Una battaglia eterna che sembra non stancarsi mai, ma solo rimandarsi all’ennesima sconfitta o vincita.
Nel bosco, le statue. Il mio racconto preferito del volume. Siamo a Ripalunga, il nostro protagonista pensionato durante una delle sue solite passeggiate nei boschi circostanti si imbatte in tredici statue intagliate dagli alberi. Statue abbozzate che svettano, catturando tutta l’attenzione e riuscendo ad evocare un’atmosfera sinistra. È un’immagine incredibilmente potente, che nel suo silenzio immutabile sembra un urlo che riverbera fin dentro al lettore.
Luigi si rende conto che le statue possano rappresentare quelli che lui definisce “I Passeggiatori”, ovvero gli altri pochi anziani abitanti del paesino, chiamati così per il loro essere scostanti e forse un pochino indispettiti con il suo trasferimento di anni fa, visto come lo straniero nel loro territorio. Eppure, Luigi, cerca di non dargli peso, gli piace la vita lenta di casa sua, le passeggiate con il suo cane, la solitudine che si è ritagliato... ma, pochi giorni dopo, ritrova altre due statue a quelle precedenti, che sembrano raffigurare lui e il proprio cane. Questa scoperta lo fa piombare in uno stato di inquietudine freddo e viscido che cola lungo la schiena, inafferrabile.
Questo stato di angoscia ci accompagnerà per tutta la durata del racconto, mentre l’oscurità dei fitti boschi pare seguirci fino agli ultimi istanti.
Anomalia. Siamo ad Asti in un futuro prossimo non ben identificato, dove la civiltà che conosciamo non esiste più. La tecnologia è andata avanti e le genti si sono impoverite, non sappiamo esattamente cosa sia accaduto ma un senso di sconforto ci accompagna mentre seguiamo Elsa procacciarsi qualcosa da mangiare.
Quello che resta degli umani sembra essere diviso in due fazioni: i Selvaggi, che tentano di sopravvivere con quello che trovano e i Tecca, scienziati, avanzati con la tecnologia che provano odio nei confronti dei Selvaggi e vorrebbero eliminarli. I sentimenti di diffida e odio sembrano essere reciproci.
E poi, eccola: l’anomalia, una torre di metallo con fori ovali, che ha bucato la realtà, è il magnete della storia. Un alieno forse, un’identità sconosciuta, un desiderio taciuto. Qualcosa di un Altrove che riesce a penetrare nel mondo conosciuto dando libertà ad Elsa.
Una libertà crudele e affamata che sembra non farle conoscere confini. Un finale che sembra preannunciare nulla di buono.
La fontana delle sette facce. La nostra protagonista è Evalina, che si trova a Bologna per una trasferta aziendale e la sera si ritrova in una cena tra colleghe, lì vicino si imbatte nella fontana della piazza, particolare per il dettaglio delle sette facce della colonna, medesimo volto che però muta espressione.
La collega le narra che esiste una leggenda avvolta intorno alla fontana, che se si farà il giro dei portici per sette volte incontrerai uno dei tuoi sette sosia nel mondo.
Evalina spinta dalla collega decide di provare, ebbra di leggerezza. Ma i sosia sembrano esistere davvero e la trama si infittisce, lasciandoci avvicinare ad una follia lucida che non smette di danzarci davanti. Un malessere non identificato segue i nostri contorni fino all’ultima agghiacciante battuta.
Bello e spaventoso nella sua semplicità.
Maledetti babbi natale! Il racconto intriso di realismo magico ed esplora proprio questo: l’autenticità della magia, senza usare artifizi ricercati. In poche pagine l’autore riesce a scaldare il cuore, lasciando nella penombra i possibili risvolti inquietanti che avrebbe potuto prendere il racconto, facendo vincere la luce sull’oscurità.
Vie per giungere alla pace. Fedro, il nostro protagonista della storia, è un dipendente sottopagato che vorrebbe solo potersi dedicare alla sua immensa passione: dipingere. Fa uso di psicofarmaci e odia con assoluto vigore il proprio lavoro, che non fa altro che sovraccaricarlo di stress e un’amara infelicità che non riesce a mandare giù. Ad angustiarlo maggiormente c’è un continuo mal di testa e lampi agli occhi che sembrano torturarlo, facendogli temere qualche male incurabile.
Ma dopo una tac ogni dubbio viene cancellato via. Eppure, eppure... Fedro continua a stare male. C'è un malessere presente tra le pagine che sembrano aghi acuminati che riescono a perforarci con abilità, sapendo quasi dove colpire per fare più male.
C'è un senso di angoscia che sembra stringerci addosso lento e inesorabile, mostrando come gli abissi senza fondo possano avere molteplici forme e possedere una forza che ci stringe con una morsa imperdonabile.
Nebbia. L’ultimo racconto che chiude la raccolta. Stephen è un veterinario che è tornato nella casa dell’infanzia con suo figlio adolescente, dove gestisce un piccolo ambulatorio. Dal padre ormai defunto ha ricevuto l’onere di “badare” a un terraio denso di nebbia aliena fluorescente verde, rinchiusa lì da parecchi decenni. Tuttavia, per una serie di cause, scoprirà che la nebbia cura le ferite e ci sottopone alcuni animali in fin di vita, dopo essersi ferito e curato lui stesso.
Inizia una discesa in qualcosa di perturbante ma che non riusciamo davvero a visualizzare i bordi, proprio come la nebbia descritta nella storia. Inafferrabile eppure onnipresente.
Bagliori verdi che ci provocano un conato di paura messa subito a tacere a cui viene lasciato il posto ad un ghigno ferino, brusco, assurdo. Mi è piaciuto molto il collegamento che si fa alla fine, no spoiler.
Siamo arrivati alla fine, Notturno italico e altre storie è un volume pieno di racconti lucidi, appannati, sgretolati che riescono a farti percepire un sentore di primordiale di paura, e l’ombra, impossibile e impensabile di un terrore che muta adattandosi con sgomento ai nostri più reconditi incubi. Leggetelo.
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