Era
Autrice: Jennifer Saint
Titolo: Era
Trama: Figlia di Crono e Rea, sorella e alleata di Zeus durante la guerra contro i titani, Era ha combattuto con coraggio per liberare l’universo dalla tirannia del padre, instaurando un nuovo ordine sotto il dominio degli olimpi. La loro vittoria, però, non è gloriosa come sperava: mentre Zeus e i fratelli si spartiscono i regni del mondo e danno vita ai mortali, Era si ritrova a mani vuote, esclusa dal potere, costretta a guardare mentre la sua autorità viene svilita e ignorata. Ma lei sa di essere nata per governare, e in un modo che nessuna divinità ha mai osato nemmeno immaginare: è determinata a prendersi ciò che le spetta di diritto, plasmata dalla furia della delusione e dal dolore del tradimento. Sarà disposta a scendere a patti con se stessa, rischiando di perdersi e di rinunciare a ciò che più le sta a cuore, o riuscirà a trovare la strada per riportare la giustizia sull’Olimpo? Con il talento narrativo che le ha fatto conquistare migliaia di lettori, Jennifer Saint restituisce una voce autentica a uno dei personaggi più conosciuti e fraintesi del mito: non più sposa gelosa o dea crudele, ma guerriera leale e vendicativa quando necessario – e, soprattutto, onnipotente regina degli dèi.
Prezzo di copertina: 19,90 euro.
Recensione.
Torna la penna di Jennifer Saint a dare lustro ad un’altra figura della mitologia greca bistrattata ed oscurata. Dopo la bellezza di Atalanta (qui per leggere la mia recensione) ora siamo alle prese la regina dei cieli, Era.
Qui il female rage è onnipresente, agganciandosi e scuotendo il lettore in un modo che è a dir poco incredibile, rispecchiando temi e dolori attuali con una lucidità innegabile.
Davvero, la meraviglia e la complessità con cui l’autrice ci regala il ritratto di Era è qualcosa di semplicemente fantastico. Era, che si fa spazio in un Olimpo prettamente maschilista, piegando le loro regole, masticando ingiustizie e vergogne per poter finalmente ergersi per quella che è sempre stata, ma che il tempo, gli eoni, gli altri, gli eventi hanno cercato in tutti i modi di schiacciare.
Era, la nostra Olimpa, il cui destino sembra ripercorrere quello di altre regine e dee prima di lei. Pensiamo a Gaia, a Rea, adatte a comandare e a prosperare... ma sono state inevitabilmente calpestate dalla voluttà e dal dominio delle loro controparti maschili, marcate sempre da una cupidigia e violenza: Uranio, Crono e Zeus. Era giura che non farà la loro stessa fine.
Le faremo compagnia mentre percorrerà il suo destino, fin dalla gioventù e pienezza. Il vecchio mondo è finito, assaporiamo nel prologo gli ultimi istanti della Titomachia, dove i vecchi dei, i titani, vengono spezzati e sottomessi dagli nuovi ed energici dei.
Gli dèi dell’Olimpo, i fratelli e sorelle che sono riusciti nell’intento di togliere il potere al loro padre, Crono. Era, Demetra, Estia, Ade, Zeus, Poseidone, insieme ad Afrodite (nata dalla castrazione di Uranio). Li seguiamo rapiti mentre instaurano il loro dominio, esigendo obbedienza dagli altri titani, e vivono come pari tra di loro, dividendo i troni. C'è equilibrio, bellezza e tanta prospettiva luminosa per i giorni a venire.
Gli immortali diventano sempre di più, lo stesso Zeus dai numerosi figli, decide di creare gli umani, perché adora essere venerato. Il mondo allarga i suoi orizzonti, diventando più grande e dinamico. Era, tuttavia, sembra distante da tutte queste novità, cerca l’armonia, la pace nella quotidianità che ha ottenuto combattendo con forza.
La narrazione è immersiva, fluida, ricca di una nota descrittiva ed empatica che ci permette di respirare la storia con una vividezza sorprendente.
Ma questi equilibri sottili sono assai fragili e destinati a crollare.
Poseidone, Ade e Zeus ebbri di avidità, esigono più potere e senza intercettare le sorelle decidono di diversi tra di loro il potere nei tre regni: i mari, l’oltretomba e i cieli. Era, che si è sempre considerata una loro pari, è livida dalla rabbia. Si domanda con legittimità del perché le sorelle, che hanno combattuto con la medesima furia e astuzia i titani di Crono, debbano adesso essere oscurate dal desiderio di potenza dei fratelli?
Ed ecco, la beffa finale: Zeus le offre di diventare sua sposa e regina per poter governare con lui. Per avere una fetta del potere che le spetta di diritto deve essere costretta a legarsi a suo fratello.
Sono momenti cupi, violenti ed imperdonabili. Era, che è stata la sua prima alleata nella lotta, adesso si trova a dover fuggire e poi soccombere di fronte a Zeus. Le mire di suo fratello non sono leali, vuole unirsi a lei sì, ma per rafforzare il proprio potere (proprio come aveva fatto Crono con Rea) e allo stesso tempo tenere quello di Era sotto scacco. In quanto sa che lei ha lo stesso identico diritto a poter governare. Zeus concede ad Era un diritto che è sempre stato suo, Era sa che non ha bisogno del permesso del fratello.
È una verità quasi banale, ma che contiene dentro una potenza che scardina ogni cosa: è un suo diritto che non deve esserle né concesso né tolto. La collera cresce muta e quatta.
La nostra Dea si ritrova senza nessun alleato e messa alle strette da Zeus, decide di dileguarsi, ritornare nei luoghi conosciuti dove crede che il Dio del cielo non riuscirà mai a trovarla. Ma si sbaglia. Zeus prende sempre ciò che vuole. Ed Era si trova ad essere oggetto della sua bramosia, e troverà nel fratello un nemico insidioso e meschino.
Sarà gelata dall’incertezza, dall’incredulità e da una rabbia che però non riesce a prevalere. Era, guerriera indomabile nella Titomachia, viene spezzata nel peggiore dei modi.
Sono passaggi di narrazione duri e forti, l’autrice possiede l’abilità di farci avvertire tutto lo spettro di emozioni della nostra protagonista, a cui viene strappato tutto. Con un groppo in gola non possiamo fare altro che continuare.
Nel frattempo, l’Olimpo cresce e si espande; con esso le trame di potere, i sotterfugi, le lussurie e i piccoli atti di gelosia e tradimento crescono anche a dismisura. Lo stesso consiglio si allarga, adesso dimorano presso di esso molti figli di Zeus, una fresca onta nei confronti della moglie.
Dea, guerriera, immortale lascia inesorabilmente il posto al ruolo di regina, moglie, madre.
Abbiamo bisogno di più romanzi del genere, che riescono a dare la giusta importanza alle figure femminili, tenute sempre ai bordi delle vicende fondamentali.
Così come Atalanta prima, anche Era ritroverà la propria Voce e soprattutto riconoscerà la legittimità della propria rabbia.
Ci sono tanti temi portati dall’autrice che rispecchiano in modo acuto le nostre realtà sociali.
Quante donne, del medesimo livello, sono messe in ombra in troppi campi dagli uomini? Cerchiamo di analizzare alcuni degli esempi presenti nel romanzo che mostrano il riflesso della società. Zeus, Ade e Poseidone, che decidono di dividersi i tre regni senza minimamente contare le sorelle, un atto che mostra la complessità di una cultura maschilista insita così profondamente nel tessuto che avviene quasi senza rendersene conto. Le Dee, in questo caso, vengono date per scontato che si accontentino dei ruoli minori che sempre loro decideranno di darle. Da pari alla lotta vengono declassate senza nessun pensiero nei tempi di pace.
O ancora, il matrimonio visto come il “confinare” il potere e la libertà della donna. Ed è quello che accade ad Era, che adesso deve sottostare agli ordini del marito e re.
Il no che non ha un valore. Zeus prende ciò che vuole evidenziando una cultura dello stupro insita anche nella mitologia, che perde i suoi confini e piomba nella realtà: Zeus, allora, incarna l’uomo vile che pensa che tutto gli sia dovuto e quando non lo ottiene si sente legittimato a prenderselo con la forza.
E ancora, perché la ferocia cocente di Era viene immediatamente additata come qualcosa di inferiore, subito collegata alla gelosia? Se la stessa intensità fosse stata portata ed eseguita da un uomo, non verrebbe vista come innaturale e crudele, ma piuttosto come una sorta di giustizia e rivendicazione personale. Perché si devono avere due pesi e due misure?
La prosa diventa turbolente, schiumosa, implacabile. L'autrice ha una bravura sorprendente nel saperci mostrare ogni anfratto di Era. La sua sensibilità e la sua ferocia, il suo dolore e la sua solitudine, unita dal desiderio di vendetta e prevalsa che getta colore su un grigiume a cui è stata costretta a soccombere. Era, fiera dea, guerriera imbattibile, adesso divenuta regina dell’Olimpo e moglie di Zeus.
Tutto questo non fa altro che approfondire la sua caratterizzazione, rendendola contrastata, difficile da collocare, sfuggente quasi.
Ed ecco, l’ennesima beffa nei suoi confronti: Zeus la rende Dea del matrimonio, mortali e olimpi cercheranno la sua benedizione, confinandola nel ruolo che lui le ha costretto addosso: moglie obbediente e devota, mentre lo stesso Zeus non si preoccupa di dar fede ai propri vincoli.
Le emozioni sono imperdonabili e intense nel lettore, mentre continua a divorare questa storia. C'è bellezza e senso di tenerezza nelle piccole cose, rabbia ed ingiustizia pesanti come macigni, voglia di prevalsa e di vendetta che si mischiano mentre la penna dell’autrice continua ad incantarci.
Ma non solo... La nostra protagonista la percepiamo come un abisso che incaglia furie e desideri, nero e profondo come una rabbia che continua a crescere nel buio, nutrita con amore, fiele e risentimento, pronta a diventare sempre più forte. In grado di echeggiare ed uscire dai confini imposti.
Era partorisce due olimpi, sperando che possano diventare preziosi alleati contro Zeus, ma il desiderio tacito della regina rimane inespresso. Abbiamo Ares, l’iracondo, ed Efesto, diverso da tutti gli altri dei e proprio per questo percepito come debole ed inferiore.
Le continue infedeltà del marito, che provocano vergogna e lasciano il cuore della regina cuocere di astio, non per gelosia ma piuttosto per la libertà innegabile di cui Zeus si appropria lasciando lei, invece, imprigionata in obblighi che odia e un orrore che non è capace di dimenticare.
Ferita nell’orgoglio, Era decide di vendicarsi sulle innumerevoli amanti del marito, in quanto l’oggetto della sua vendetta lui, appare intoccabile. Non riesce a detronizzarlo. Ma queste continue ferite e vergogne la rendono avvelenata e le oscurano una mente un tempo limpida e temprata. La stanno consumando ed Era sembra non riuscire a fare nulla per fermarle.
Zeus può schiacciarla e darle onta quanto vuole, lei non smetterà mai di combatterlo con tutto quello che ha. Destinati a non sconfiggersi a vicenda.
L’icore che scorre veloce e forte nella Regina dei Cieli arde e sembra pronta a scuotere le fondamenta della terra. Qualcosa sboccia dentro di lei, la promessa finalmente di ciò che stava attendendo. Qualcosa generato solo da lei che farà fremere tutti gli dèi. Tifone.
Ahimè, ma la ribellione ha esiti sconfortanti ed Era, ancora una volta, è costretta a sottostare e piegarsi. Ma mai annientata, mai. Non può, non deve.
Vedremo come piano piano Era tornerà in piedi. Splendida prenderà in mano le redini del proprio destino, un destino che è stato toccato da mani orribili per troppo tempo, che si strappa e si ricuce. Oppressa, denigrata, violata.
La narrazione sì agita, in un guizzo colmo di funesta meraviglia che fa esplodere emozioni intense che graffiano la nostra gola e ci danno la pelle d’oca. Era, non l’abbiamo mai avvertita così vicina.
Ne assaporiamo la spietatezza, la possente forza che altri cercano sempre di limare, l’acume e una resilienza che sembra essere ancorata nelle profondità della terra. Nutrita dalla silenziosa Gaia.
Il romanzo ci mostra anche come gli dèi siano egoisti, frivoli e che inseguano sempre il proprio desiderio, che sia distruggere una città o avere una principessa. Zeus e Poseidone, per citarne alcuni, possono scampare a tutte le conseguenze, perché sono dei. Qui, apriamo una piccolissima parentesi prendendo come esempio Issione, l’umano che era stato animato dalla stessa lussuria e perfidia, che viene punito semplicemente perché non fa parte del “gruppo”. Se fosse stato un dio non sarebbe stato punito.
Questa capacità di non colpevolizzarli per le orribili e depredabili azioni che continuano a compiere, mi ricorda un celebre detto maschilista americano, il “Boys will be boys”, ricalca l’assoluta libertà con cui l’uomo può agire indisturbato e dove l’onta e la colpevolezza ricadrà sempre sulle spalle della donna.
Dall'altra parte, vediamo come invece il desiderio di libertà ardi in molte dee, che tentano in tutti i modi di “essere lasciate in pace”. Non legandosi a nessun dio o immortale, difendendo la loro libertà con una ferocia indomita, fresca, inafferrabile. Qui troviamo Estia, tra le prime, e ancora Demetra, dopo la nascita di Kore, Atene, Artemide, che strappano a Zeus la promessa di non darle in matrimonio.
Era assiste alla loro leggiadra e spensieratezza che a lei, invece, è stata strappata con violenza e senza volontà.
Inoltre, con questo romanzo, l’autrice mostra ancora una volta l’incredibile lavoro e ricerca dietro ad ogni sua storia, qui la mitologia è ben intrecciata nei propri intenti. Ho adorato i riferimenti ai miti e figure connesse che sono più di nicchia, come Echidna, o il riferimento breve agli Ecatonchiri. Gli accenni alla guerra di Troia, l’avventura degli Argonauti, Ulisse.
Gli anni mutano il mondo e con ecco anche gli Dei, succede senza che ci facciano caso. Il potere cambia così come si modificano le ambizioni e i desideri degli Olimpi.
Lo stesso Olimpo si svuota, lentamente ma in maniera inesorabile. Nelle sale lussuose adesso vuote sembra riecheggiare la cacofonia degli dèi e ninfe che un tempo dimoravano e coloravano il monte. Lo stesso bellissimo e caloroso fuoco di Estia si è estinto, lasciando insinuarsi un freddo malinconico che sembra avviluppare la stessa nostra Regina, rimasta sola con il marito.
La stessa Era adesso si ritrova a riflettere su ciò che è stato, sulle sue azioni e sugli avvenimenti che hanno riguardato tutti. Ora, c’è un disincanto in lei che la rende lucida su molti degli aspetti che l’hanno tormentata. E avverte la brezza di una libertà che sembra aver dimenticato mentre Zeus, il re capriccioso, non riesce a tenere il passo con gli inevitabili cambiamenti: in questo c’è un senso di giustizia che fa venire la pelle d’oca.
Era si riprende ciò che è suo, in modo così semplice eppure brutale. Zeus sempre stato ancora al potere e al suo status al di sopra di tutti, avido, temuto e disprezzato; mentre Era è più morbida e flessibile, adattandosi. Ed è proprio questa la grande differenza che fa ergere Era e allo stesso tempo porta inevitabilmente al tramonto il marito.
La resilienza che ha la forza della stessa terra, che cresce nelle radici e che sposta montagne lo fa in modo quieto. Gaia, Rea e adesso anche Era. Dee, regine, che rimangono ancorate con una forza che si è solidificata solo dopo dolore e umiliazione, una forza che le ha temprate, a differenza dei re, dei, che hanno tentato tutti i modi di ancorarsi al potere, accorgendosi troppo tardi che stringerlo con una tale crudeltà ed egoismo non ha fatto altro che ridurlo in mille pezzi.
Polvere spazzata via dal vento che ritorna alla Terra, dove nelle sue profondità c’è ancora un cuore che pulsa, nonostante tutto.
Sono assai curiosa ed entusiasta di sapere quale altra figura della mitologia la nostra autrice sceglierà di dedicarsi, con la certezza incrollabile che riuscirà a conquistarci con la sua prosa e l’emozionante storia, ancora una volta.
Era è un personaggio assai complesso e inerpicato, che l’autrice ha saputo marcare nuovi bordi e nei suoi tratti restituirle lustro, profondità, contraddizioni e sensibilità.
Era, la tua Voce è giunta a noi, cristallina, potente e indimenticabile. Dea, guerriera, regina che pian piano si sveste degli ordini, confini e ruoli che altri le hanno imposto, riscoprendo il proprio corpo e la propria autonomia. Era, limpida, nuova, finalmente libera... immortale nel suo moto di rinnovo, con l’abilità di tessere e animare il proprio Destino, sempre ribelle di reinventarsi non dovendo dare conto a nessuno.
Leggete questa meraviglia, vi prego. Era si è scavata un posticino di merito dentro il cuore di questa fedele lettrice. Giusta e ingiusta, sensibile e vendicativa, altera e quieta: Era comprende la miriade di contraddizioni che infervorano la spigolosità complessa di una donna, di qualsiasi tempo. Una luce calda pronta anche a bruciare.
Grazie, Era, per la tua storia e il tuo coraggio di resistere, anche spezzandoti. Sei immensa.
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