La vita e i tempi di Charles Manson

 


Autore: Jeff Guinn

Titolo: La vita e i tempi di Charles Manson

Trama: Più di 40 anni fa, Charles Manson e la sua comune, composta perlopiù da donne, uccisero nove persone, tra cui l’attrice incinta Sharon Tate. Jeff Guinn, autore del libro, fa risalire la carriera criminale di Manson all’infanzia di quest’ultimo. Guinn ha intervistato la sorella e la cugina di Manson, che mai avevano collaborato con un autore prima. Amici d’infanzia, compagni di cella e persino alcuni membri della Famiglia hanno contribuito a fornire nuove informazioni. Guinn ha fatto nuove scoperte sulla notte degli omicidi Tate, rispondendo a domande irrisolte, come il motivo per cui una persona vicina alla scena del crimine fu risparmiata. Il libro colloca l’assassino nel contesto della turbolenta fine degli anni ’60, un’epoca di rivolte razziali e proteste di piazza in cui l’autorità in tutte le sue forme era sotto assedio. Guinn ci mostra come Manson abbia creato e perfezionato il suo messaggio per adattarlo ai tempi, convincendo giovani donne confuse (e qualche uomo) di avere le soluzioni ai loro problemi. Allo stesso tempo, usava i suoi seguaci per realizzare le sue ambizioni musicali di lunga data che, frustrate, unite alla sua bizzarra ossessione per la guerra razziale, avrebbero avuto conseguenze fatali.

Prezzo di copertina: 19,00 euro

Recensione.

La vita e i tempi di Charles Manson è un saggio pubblicato da NuaEdizioni, che nell’ambito True Crime è ben rifornito. Ancora una volta, Guinn non delude (qui per leggere il suo precedente saggio su Jim Jones) ci conduce in un altro caso di setta che viene portata agli estremi con delle conseguenze brutali e assurde. 
Manson è un nome celebre a tutti, il massacro di Cielo Drive viene immediatamente collegato a Manson, eppure, nessuno ricorda i nomi degli assassini di quella tragica notte o dell’unico sopravvissuto. 
Manson è il mandante, non ci sono dubbi: la mente criminale che ha orchestrato gli omicidi di Tate e di LaBianca, e viene legittimamente da domandarsi come abbia ottenuto questa influenza e questo controllo totale sui membri della tristemente nota Famiglia. Guinn cercherà di rispondere a questo e ad altri quesiti, ripercorrendo la vita di Manson e facendoci vivere il vivido e complesso contesto storico irruente americano che ha influito sulla vicenda, nel bene e nel male
Citando lo stesso autore, Charlie rimase una figura iconica e controversa, tutto ciò che lo riguardava faceva notizia credo riassuma bene come Manson sia riuscito ad imprimersi nella storia americana e non solo. Un predatore sociale abile che sfruttò ogni occasione e forzava la mano sempre tentando di volgerla a suo favore
Prima di parlare di Manson, è fondamentale avere un’idea chiara del periodo storico della fine degli anni 60 inizio anni 70, un periodo dove l’America è alla deriva con le contestazioni studentesche, attentati, di ribelli e forze politiche differenti che evidenziano un momento di grande turbamento. Ed è in questo contesto che Manson riesce a volgere tutto al meglio per sé: predicava con una mescolatura di Bibbia, Scientology e Beatles. Sì, avete capito bene, soprattutto il riferimento al White Album della celebre band inglese, dove Manson avvertirà che il Helter Skelter non è altro che un’apocalisse, una guerra di razza che stava per giungere. 
Ma procediamo con ordine. 
Charles Manson ha avuto un’infanzia difficile: senza un padre e una madre che finisce in galera, a cinque anni è costretto ad andare a vivere con alcuni altri familiari. Appare chiaro che è un bambino cupo, che adora stare al centro dell’attenzione e fa di tutto per rimanerci. E se il piccolo Charlie non ci fosse riuscito con le buone azioni sarebbe passato velocemente a quelle cattive. Bugiardo e manipolatore fin da una tenera età e la situazione precaria familiare non ha certamente aiutato. 
A soli tredici anni già ruba e ha tentato diverse rapine, arrestato viene mandato in una sorta di riformatorio, la Boys School di Plainfield, dove ci si dedicava alla disciplina, al lavoro e alle numerose punizioni fisiche. E qui che sviluppa quella che in seguito chiamò “gioco della follia”: in situazioni di pericolo dove non poteva proteggersi tentava di convincere i potenziali aggressori che era pazzo. Non funzionava sempre ma evidenzia la grande determinazione di Charlie nel voler prevalere
Negli anni successivi il suo “gioco della follia” si trasformò, affinandosi, e da vittima passò decisamente a predatore. Dopo sette diversi riformatori, molti nei quali aveva tentato di evadere peggiorando con varie infrazioni, all’età di diciannove anni Charlie viene rilasciato. Dunque, torna a vivere con la nonna Nancy, strimpella una chitarra, frequenta la chiesa nazarena e si sposa. 
Tuttavia, i continui furti di macchine e la fuga lo riportano in carcere. Ed è in carcere che seguirà un corso su Dale Carniage, che all’epoca fece un enorme successo con i suoi manuali che aiutavano a conquistare il pubblico. Ovviamente, Charlie ne vide la grande attrattiva, anche se abbandonò il corso dopo aver imparato ciò che gli interessava, ovvero la fiducia di sapere come ottenere potere sulle persone. In prigione raccoglie altri tasselli fondamentali che gli serviranno più avanti: si avvicina a Scientology giusto per rubare qualche frase ad effetto, ed è affascinato dal lavoro dei papponi e di come gli consigliano di scegliere determinate ragazze da poter tenere sotto il suo controllo. 
La narrazione di Guinn è sempre una certezza, fluida e ricca di dettagli, riesce a farci entrare nella vicenda e farci avvertire con maestria ogni suo bordo ruvido. Si avverte il grande lavoro di studio, ricerca e interviste che l’autore ha compiuto per portare un saggio completo, sotto ogni punto di vista. 
Man mano che Guinn ci conduce nella vita di Manson appare chiarissimo che sia affamato di notorietà e che farebbe di tutto per ottenerla. Dopo sette anni a causa di sovraffollamento delle carceri federali e della sua buona condotta, Charlie viene rilasciato sulla parola. 
Uscito da prigione, Manson, trova un mondo totalmente differente: viene sommerso dal colore, dalla contestazione arguta e dalla vivacità dell’America del 67’, soprattutto trovandosi in un luogo come Berkeley. L'autore è bravissimo a farci respirare l’aria americana della metà degli anni Sessanta, insieme alle sue contestazioni e contraddizioni, tutto condito da una nuova libertà che inizia a farsi spazio.
Gli studenti universitari ribelli contro il governo e la polizia, le nuove droghe che dilagano con una facilità disarmante, tra cui gli LSD, e ancora i Beats di San Francisco, le pantere nere, gli hippy, le nuove band musicali e cantautori che strimpellavano in ogni angolo di strada. Stava nascendo la Love Generation
E nell’estate dell’amore Charlie decide di diventare una sorta di guru per avere i propri seguaci, il momento era perfetto. Si mise così anche lui a predicare nel Haight, un quartiere di San Francisco, celebre per la nuova generazione di giovani che venivano da ogni dove, la maggior parte di loro era sperduta, scappata da casa, alla ricerca di qualcuno che li capisse. E Charlie sapeva bene come fingere. Iniziò così, predicando frasi imparate a memoria da altri predicatori, un’accozzaglia che prevedeva testi dei Beatles e passi della Bibbia, tutto condito dalla drammaticità propria di Charlie che riusciva ad accalappiare parlando di libertà, ribellione e amore. 
Il suo carisma era semplicemente abbagliante. E ricordiamo che un predatore sa bene che le migliori prede sono persone fragili, un po’ sfortunate con un bagaglio emotivo complesso, indifese. Ed è così che inizia ad indottrinare pesantemente i suoi seguaci, la quale la maggior parte desiderava solo essere compresa. La prima è Mary, una studentessa che lavorava nella biblioteca, poi Lyanne... ed è solo l’inizio. Vivranno su un bus sempre in movimento, riparano macchine e svolgono altri lavoretti per avere abbastanza soldi, attirano nuova gente, le donne cercavano cibo nei cassonetti dei negozi alimentari (un’idea che non è stata di Manson ma lui spacciò come sua), elemosinavano e ogni seguace femminile doveva accettare di svolgere qualsiasi favore sessuale che Charlie chiedeva loro. Se parlava di attualità lo faceva solo per ricordare ai suoi freschi seguaci di come fossero fortunati a stare lì con lui, in un piccolo mondo protetto e al sicuro. Gli adepti dovevano liberarsi di qualsiasi cosa materiale avessero e ovviamente i soldi, le carte di credito venivano date a Manson. Non tutti gli adepti rimanevano ma a Charlie andava bene così. La sua influenza cresceva ad un ritmo preoccupante così come la devozione dei suoi seguaci
Come abbiamo già visto nel precedente saggio pubblicato da NuaEdizioni, il predicatore di pace, libertà e non violenza ben presto lascia il posto a qualcosa di più oscuro
Nasce la Famiglia, quella vera a detta di Charlie, che si preoccupa e si prende cura dei suoi membri, ovviamente il passato di Manson qui è fondamentale: forma la sua idea di avere una Famiglia che lo rispetti e lo ami. Molto spesso le ragazze finivano incinte, in quanto Manson proibiva l’uso di contraccettivi, e i bambini venivano allevati seguendo la filosofia di Charlie, ovvero che tutti dovevano condividere le responsabilità genitoriali mentre i veri genitori venivano “allontanati” per non far influenzare negativamente i bambini. 
La Famiglia e Manson sono nei pressi di Los Angeles, Guinn qui è dettagliato nel farci avvertire bene come la città fosse divenuta il luogo paradisiaco per chi provasse ad agguantare la fama. Cinema, televisione, musica e star ovunque. Dunque, è ovvio che Manson decida di trasferirsi lì: non ha abbandonato la sua idea di diventare una rockstar della musica e sa che ha bisogno solo di una giusta occasione per sfondare
In questo frangente è fondamentale il legame con Wilson dei Beach Boys, un certo periodo la Famiglia Manson visse nella sua casa a Los Angeles (Charlie scrisse anche una canzone cease to exist che poi Wilson riadattò e chiamò Never learn not to love che inserì nell’album dei Beach Boys prendendosi tutto il merito). 
Ma Charlie ben presto si rese conto che nessuna delle rockstar con cui fece amicizia riuscì a garantirgli un contratto discografico. Aveva bisogno di qualcuno più in alto nella gerarchia: un produttore. E così incontra Terry Melcher, un giovane produttore della Columbia che dava solo grandi successi... e che all’epoca viveva a Cielo Drive. Ovviamente per “tenersi buoni” questi personaggi celebri di Los Angeles, Manson metteva a disposizione le ragazze della Famiglia. 
Guinn ci compone un ritratto di Charles Manson a trecentosessanta gradi; ne esplora gli eventi fondamentali che accrescono il suo essere egocentrico, manipolatore, con un grandissimo senso di superiorità. Insomma, credeva di avere il diritto di fare ciò che voleva. Manson fu in grado di abbindolare il suo piccolo gruppo, con amore e terrore, aveva scatti di ira che sfogava sulle donne della Famiglia ma ovviamente la colpa non era mai sua. E chi non rimaneva ammaliato dalla sua figura veniva ben presto allontanato dal gregge. 
In quegli anni la Famiglia decise di trovare un posto fisso dove vivere e scelsero lo Spahn Ranch, tra le colline californiane dov’era allestito anche un noto set cinematografico western in voga negli anni 50’. Il luogo ideale per Manson, abbastanza isolato da non doversi preoccupare di influenze altrui sulla Famiglia; che faceva lavorare sodo per limitare le profonde riflessioni e nel frattempo continuava ad indottrinarli, usando qualsiasi forma di controllo. Lo sfruttamento delle donne era assurdo: le dava ad occasionali benefattori, rockstar e produttori per agguantare qualsiasi cosa gli servisse, le relegava a compiti prettamente “femminili” tra cui elemosinare, preparare il cibo, lavare e sistemare tutto, nonché concedersi ogni notte ad altri membri. Obbedire ad una delle sue insulse massime: le donne dovessero sempre servire gli uomini. 
Davvero, l’autore è esaustivo nel farci entrare dentro il gruppo e mostrarci come Manson riuscisse sempre a volgere ogni cosa a suo favore. Ad esempio, gli eventi del 69’ dove troviamo un’America spaventata e arrabbiata, con venti di protesta e il presidente Nixon che cerca di imporsi. In questo clima assai teso Charlie usò le notizie per profetizzare che presto sarebbe avvenuta una guerra tra le razze, stava indubbiamente avvicinandosi velocemente e loro dovevano farsi trovare pronti. 
Per migliorare il loro istinto di sopravvivenza, Manson iniziò a far fare alla Famiglia un gioco il “creepy crawl ovvero farli intrufolare di notte nelle case altrui e spostare oggetti e mobili senza rubare nulla. La Famiglia si divertiva un sacco e stava dimostrando, in maniera agghiacciante, che poteva entrare in qualsiasi casa e in qualsiasi momento. 
Come ogni predicatore che diventa assuefatto dal potere, le incongruenze sono parecchie nel modo in cui Charlie predicava e agiva, ma la Famiglia non ci faceva molto caso, avendo fiducia sul fatto che ci fosse sicuramente una spiegazione logica che loro non erano ancora in grado di comprendere. Il potere di Manson derivava dal fatto che i suoi seguaci credevano fermamente che Charlie fosse la persona più saggia esistente, un Gesù reincarnato, un profeta per la nuova guerra che sarebbe sicuramente scoppiata. 
Charlie si beava di questa incrollabile fiducia e quando il produttore Melcher gli concesse, finalmente, un’audizione... beh, credeva che il suo sogno di diventare una rockstar (più famosa dei Beatles nella sua modesta opinione) stesse per avverarsi. Non fu così, Manson rientrava nella norma di moltissimi hippy che strimpellavano, sulla media e niente di eccezionale, dunque, non ottenne il contratto agognato. Questo lo rese semplicemente furioso. E per la prima volta non cercò di nascondere la sua rabbia sotto una facciata pacifica. 
Questa scelta stava trascinando con se un cambiamento devastante. Iniziano gli omicidi: lo spacciatore Lotsapoppa (che in realtà sopravvivrà) e quello di Gary Hinmann. 
Guinn è uno scrittore attento, la sua penna è abile nel darci spiegazioni su ogni singolo aspetto ma allo stesso tempo mantiene un ritmo deciso, soprattutto mentre ci racconta come Manson stesse perdendo il controllo, con Beausoleil arrestato per l’omicidio di Hinmann, e l’arresto di due seguaci che avevano utilizzato delle carte di credito rubate. La paura inizia a tormentarlo che qualcuno avrebbe potuto parlare. Manson deve assolutamente riprendere il controllo, fuggire non sembra un’opzione, non dopo aver speso così tanto tempo a convincere la Famiglia del suo essere onnipotente. Per prendere tempo, si disse, l’idea degli omicidi emulativi sarebbe stata perfetta
Infatti, con l’omicidio di Hitman, Beausoleil aveva lasciato l’impronta di una zampa, tentando di far ricadere l’omicidio alle Pantere Nere. Manson aveva intenzione di continuare su questa strada, rafforzandola, ma stavolta aveva bisogno di un omicidio che riscuotesse più clamore e per farlo doveva guardare a delle vittime decisamente più famose, continuando con le frasi insanguinate ritrovate sulle scene come “pig” e “political pig” per poter collegare tutti gli omicidi. 
Tutto questo ci conduce ai tragici eventi di Cielo Drive, Manson ricordava bene quella casa per il produttore che rifiutò di fargli un contratto e sebbene sapesse che non ci vivesse più voleva incutere timore e paura. Manson mandò a compiere il massacro Tex, Linda, Susan e Pat. Con una freddezza angosciante gli assassini uccideranno chiunque troveranno in casa, con una furia indicibile. Cinque morti ed un unico sopravvissuto, il custode Garretson (che inizialmente divenne il primo sospettato) perché Pat non andò davvero a controllare se il cottage fosse vuoto. Gli efferati omicidi sconvolsero Los Angeles, soprattutto per la morte dell’attrice Sharon Tate incinta di otto mesi. 
Ma Manson non era ancora soddisfatto, non credeva di aver raggiunto bene il suo scopo, dunque, la sera dopo decise di continuare e stavolta andrà con la Famiglia per mostrare come le cose dovevano essere fatte (anche se se ne andrà prima dell’effettivo delitto svolto sempre dai suoi seguaci). L’omicidio dei coniugi LaBianca in un quartiere tranquillo e lussuoso.
Diversi giorni dopo, mentre Los Angeles era in preda alla paura per questi omicidi e le speculazioni aumentano, Charlie e la sua famiglia vengono arrestati con un'arretata della polizia nel Ranch per furto d’auto... ma verranno rilasciati prestissimo a causa di cavilli legali. Così Manson prese i suoi seguaci e fuggì nel deserto, nell’afosa Death Valley
La fame, il lavoro sotto il sole cocente, la continua ricerca del cosiddetto “Pozzo” (che secondo Manson li avrebbe condotti in un posto sicuro durante la guerra imminente) tutte queste pressioni inducono alcuni membri della Famiglia a disertare, altri, invece, si vantano di aver preso parte al massacro di Cielo Drive. I ranger della zona li prenderanno in custodia, successivamente, per macchine rubate e incendio doloso.... nessuno avrebbe mai creduto che la situazione si sarebbe ben presto ribaltata. 
Qui la prosa di Guinn diventa coincisa, mentre ci descrive il dispiegarsi degli eventi che porteranno Manson a rispondere dei massacri: detenute di cella di Susan dove si vanterà di aver preso parte agli omicidi famigerati, un gruppo di motociclisti gli Straight Satan, che avevano fatto affari con la Famiglia, avranno molto di cui raccontare sul loro leader... tra cui la possessione di un'arma calibro .22, usata anche per gli omicidi Tate e alcuni importanti dettagli sulle scritte dei muri di LaBianca omicidio, che non erano stati rivelati al pubblico. Con l’arresto effettivo i media esplodono.
Manson e la Famiglia vengono trascinati in un tornando mediatico dove si cercherà di acciuffare qualsiasi stralcio di informazione sul leader di questo peculiare gruppo. Paradossalmente, la fama che Charlie aveva sempre agognato adesso viene raggiunta. L'attenzione del pubblico e dei giornalisti divenne morbosa verso il fantomatico leader che sembra una persona quieta e rimessa. 
Bugliosi, il procuratore che stava costruendo il caso, fece delle scoperte interessanti e decisive, tra cui il saper collegare Manson a Cielo Drive, che aveva precedentemente visitato prima degli omicidi, stessa cosa per il quartiere dei LaBianca. Ma non solo, riuscì attraverso testimoni e ricerche a montare il caso per convincere il gran giurì che il movente fondamentale degli omicidi era il Helter Skelter, la convinzione di Manson di un’imminente guerra razziale dopo il quale avrebbe governato il mondo.
Dunque, se il movente era Helter Skelter per la condanna ci sarebbe stata la regola della responsabilità vicaria, dove praticamente ogni partecipante è responsabile dei crimini commessi dai suoi computati. Con ciò si voleva dimostrare che Manson fosse la mente dietro i massacri. Manson riusciva ad ammaliare i suoi seguaci con la sua apparente calma pacifica e il suo incredibile carisma, dopodiché li legava a sé attraverso droga, profezie e abuso. 
Quando il processo inizia, per Charlie è fondamentale che le altre imputate presentino un fronte unito, dunque, cercava di incontrarle in prigione (o gli altri membri andavano loro a far visita) per ricordargli l’amore e la devozione per la Famiglia. Nel frattempo, invece, gli ex membri già fuori dalla sua influenza stavano collaborando con l’accusa, tra cui la principale testimone chiave dell’intero processo: Linda. Il processo, dopo queste premesse, inizia. 
Questa ultima parte del saggio è la più magnetica, Guinn riesce a sintetizzare bene numerosi piccoli eventi che accadono e che, in qualche modo, influenzano anche il ritmo del processo: lungo con una moltitudine di persone coinvolte. Il processo durerà ventidue settimane e non va tutto liscio; ad esempio quando fu il momento della difesa le tre clienti, Susan, Pat e Leslie, chiesero di testimoniare. Ci fu un momento di caos perché si credeva che le donne volessero attribuirsi tutta la colpa degli omicidi per liberare Manson. Il Giudice Older alla fine concesse loro di salire sul banco dei testimoni ma senza la giuria ad ascoltare, a quel punto le donne rifiutarono. 
Fu il momento di Manson, che anche senza giuria la sala era gremita di gente con la costante dei media. Manson non avrebbe potuto farsi passare un’occasione così ghiotta
I giurati si ritirano per deliberare il 15 Gennaio del 71’ e ci misero dieci giorni per arrivare al verdetto: colpevoli di tutte le imputazioni. Arrivò la condanna alla pena di morte. Anche Tex, finalmente uscito dal Texas, fu processato e condannato per gli omicidi Tate-LaBianca. Condanna che poi venne trasformata per tutti in ergastolo, dopo che la corte suprema californiana abolì la pena di morte. 
Il mito di Manson continuò e venne alimentato, impedendo di cadere nel dimenticatoio, soprattutto da lui stesso e dai suoi seguaci, che continuavano a supportarlo da fuori e far parlare di sé.
Oggi se parliamo degli omicidi di Cielo Drive pochissimi ricorderanno i nomi di chi ha perpetrato il massacro, mentre il nome di Charles Manson è rimasto indelebile. Un saggio che ancora una volta ha dimostrato il lavoro, la cura e l’incredibile capacità di Guinn nel saperci condurre dentro un caso true crime con arguzia.

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