Linfa nera. La prima indagine di Lena Malinverni

 


Autrice: Elisa Bertini

Titolo:  Linfa nera. La prima indagine di Lena Malinverni, botanica forense

Trama: Quando la scena del crimine non parla e tutti gli indizi conducono a un vicolo cieco, arriva lei: arma segreta di una scienza pionieristica, indagatrice solitaria capace di svelare ciò che all’apparenza sembra invisibile. È la botanica forense Lena Malinverni, che esplora l’ambiente alla ricerca di tracce impercettibili restituite da radici, steli, pollini, frammenti vegetali. È Lena, donna razionale e metodica ma anche alle prese con attacchi d’ansia che può tenere a bada solo grazie ai farmaci. Instabile e ostinata come una pianta che cresce in un terreno avverso, ha imparato a leggere ogni minimo dettaglio della natura in grado di dischiudere verità celate. Succede con un caso che riemerge dal passato, il giorno in cui sull’Appennino romagnolo, nei pressi del paesino di Bloclei, viene ritrovato il cadavere di Eva De Luca. Scomparsa dopo essere stata sfigurata da uno stalker, la giovane Eva ha lasciato dietro di sé solo ombre. Massimo Severi, commissario dall’indole ruvida e istintiva, è a capo dell’indagine, e non sempre comprende i metodi di Lena, anche se la sua somiglianza con la vittima – i lunghi capelli rossi, la pelle diafana di una dea – lo seduce con la forza di un’oscura ossessione. Malinverni e Severi dovranno ripercorrere fianco a fianco la linfa nera che scorre sotto la facciata “innocente” del piccolo paese, su cui aleggia lo spettro di un serial killer. Fare luce sul misterioso omicidio è impresa tortuosa, ma Lena ha dalla sua una preziosa alleata, perché la natura non tradisce mai chi sa ascoltarla davvero.

Prezzo di copertina: 18, euro

Recensione.

Linfa Nera è un thriller atipico che vi conquisterà senza nessuna fatica, non solo per l’ampiezza del caso e il contrasto oscuro e adrenalinico che l’indagine trascinerà con se, ma soprattutto per una protagonista fresca, ben tratteggiata e incredibilmente realistica... che svolge un lavoro parecchio interessante. Sto parlando di Lena Malinverni che fa la botanica forense. 
Insomma, già dalle premesse questo romanzo promette qualcosa di totalmente differente dalla moltitudine di thriller
La nostra protagonista è Lena che viene chiamata ad indagare un caso non facile. Dopo un anno dalla sua scomparsa viene ritrovato il corpo di Eva, una ragazza del luogo che era stata sfigurata con l’acido da uno stalker e poi ritiratasi in una vita quieta nella villa di famiglia di un piccolo paesino romagnolo.
Lena sa che il suo lavoro non è ben accetto da tutti, c’è tanto scetticismo e paternalismo con cui deve fare i conti, eppure, sa che il suo aiuto nel caso di Eva sarà essenziale e non si fa demordere. 
Un personaggio fondamentale nel romanzo è il commissario Severi, a capo delle indagini, ruvido, facente e assolutamente coinvolto nel caso. 
Anche i personaggi coinvolti secondari e di contorno sono ben delineati, abbiamo l’ispettore Alberti, i poliziotti Serra e l’antipatico Mariani, la giornalista disposta a tutto Asia Lanfranchi, l’altro consulente antropologico Elia Bevilacqua, il cane Flint, e ovviamente i personaggi del paesino.
La prosa è fluida, ritmata, corposa e capace di tenersi la nostra attenzione mentre ci trascina sempre più a fondo in questa storia. Complice anche i brevi capitoli dove fa capolinea il punto di vista del nostro sconosciuto assassino. 
Un brivido ci coglie impreparati
Il caso si infittisce e condurrà Lena nel piccolo paesino di Boloclei, disperso tra le fitte foreste. Il suo lavoro è incredibilmente appassionante ed evolutivo, una scienza che si perfeziona crescendo e approfondendosi. La nostra protagonista cerca spore e pollini dal corpo della vittima, testimoni invisibili che sapranno darci preziosi indizi sul luogo in cui è stata uccisa Eva. 
Ma ben presto le cose si complicano: Lena, infatti, per la somiglianza incredibile con Eva viene presa di mira dallo stesso stalker assassino. Le assonanze rasentano l’inquietudine, non solo per l’aspetto fisico simile ma anche l’amore per i boschi e la cura delle serre. Lena inizia a sentire una sorta di flebile legame con la vittima che la rende ancora più determinata a fare luce sulla vicenda. 
Dall’altra parte, abbiamo Severi che è schiacciato dal peso degli sbagli e sbavature che hanno portato inevitabilmente alla morte di Eva, ed è intenzionato a non commettere lo stesso errore, di nuovo. 
Le descrizioni del romanzo sono come radici che affondano dentro il lettore, c’è una crudezza lieve che rende la narrazione angusta e accattivante. Possiamo quasi sentire l’odore proprio del bosco, di scarpe che sgretolano le foglie secche sul terreno, l’aria umida della serra, la paura che ci attanaglia leggendo un fogliettino indirizzato a Lena, l’ansia che si prova a calmare stringendo la boccettina dello Xanax, la corsa liberatoria che viene smorzata improvvisamente da uno sguardo che sembra scivolarti addosso, seguendoti con un’ossessione che ci farà venire la pelle d’oca. 
Davvero, ho adorato come l’autrice riesca a costruire la tensione e l’irrequietezza della storia, man mano che ci inoltriamo consapevolmente più a fondo.
 Insieme ad una tensione palpabile tra Lena e Severio. La prosa ci cattura, densa e magnetica. Colpevole anche il fatto che l’autrice riesce a creare e a gestire una trama dinamica con diversi personaggi, dove ognuno agisce in maniera differente: chi inerente al caso, chi pensando al proprio tornaconto, chi sperando in un po' di caos... insomma, si crea un’ambiente dalle mille variabili che inducono il lettore a rimanere vigile. 
E parliamo un attimino della caratterizzazione della nostra protagonista. Lena è un personaggio complesso e arzigogolato di cui ancora non ne conosciamo tutte le fattezze (e va bene così, l’autrice lascia ampio spazio per conoscerla meglio nei prossimi volumi). Dedita al proprio lavoro con una passione genuina, schiva nelle relazioni sociali, soffre di ansia e adora scaricare le emozioni accumulato nella corsa. Ha messo da parte la sua femminilità per essere presa sul serio in un’ambiente accademico rigido e maschilista, dove deve sempre dimostrare il doppio dagli altri colleghi. Tosta, capace e allo stesso tempo accorta e sensibile, Lena colpisce per la sua schiettezza e autenticità
Nel frattempo, il caso diventa sempre più complesso di quanto si osava immaginare: andando a fondo l’indagine prende un risvolto assolutamente inaspettato. 
L'autrice è riuscita a portarci dentro una foresta che sembra pulsare: ricca, celata, una terra che pare sussurrare segreti rimasti impregnati tra le foglie e un’aria fresca. Lo stesso paesino, Boloclei, viene visto sotto una luce differente, non più anonimo, adesso c’è un sentore di inquietudine che ne agita le stradine e le case. Qualcosa di oscuro e atavico che pare non avere una forma... ma la linfa nera che ne scorre di sotto è sicura e potente. 
Niente è come sembra. 
Verità dissotterrate, un club del libro di paese parecchio esclusivo, usanze antiche, misteri lasciati a dissiparsi come la nebbia di una mattina ancora intontita. È tutto un mix ben calibrato che ci continua a stregare. 
L'assassino è vicino, vicinissimo, ma protetto dalla sua maschera siamo incapaci di vederlo e riconoscerlo, ma possiamo quasi avvertirne la pesantezza dello sguardo mentre avido segue Lena. La paura ci si appiccica addosso ma la nostra botanica forense è determinata a scoprire chi è dietro ai delitti. 
Poi, in un crescendo di eventi concitati tra di loro... la maschera cade e la caccia inizia. 
Linfa Nera per me è un romanzo che passa a pieni voti, inaspettato, bello e avvincente. Sono assai curiosa di sapere che altri casi dovrà trattare la nostra Lena.

Commenti

Post popolari in questo blog

Avevamo i capelli lunghi

Storia di una bugia

Il deserto degli striati