Marchio di Fabbrica

 


Autrice: Eva Battiston

Titolo: Marchio di Fabbrica 

Trama: Skyler è una giovane grafica appena arrivata ad Ambrian, in cerca di indipendenza e tranquillità. Jacen, rigido e metodico, è una Sentinella alle prese con una serie di crimini inspiegabili. Due esistenze destinate a incrociarsi. Uniranno le forze per cercare risposte e, tra scoperte scioccanti e scelte difficili, scopriranno quanto può essere alto il prezzo della verità, e quanto fragile sia il concetto d’identità.

Prezzo di copertina: 15,00 euro (disponibile anche versione kindle a 4,00 euro)

Recensione.

Marchio di Fabbrica è uno sci-fi thriller dual pov che vi risucchia all’internò con una semplicità disarmante. Conosco già la penna dell’autrice dal suo precedente romanzo, New World (amato alla follia, leggilo qui), dunque le aspettative su questa lettura erano alte e posso dirlo fin da subito: non sono stata delusa
Una caratteristica entusiasmante del mondo creato dell’autrice è che tutti i suoi romanzi sono ambientati in questa Terra futuristica (sia New world, che Onda ribelle, il suo esordio), non solo, Eva Battiston ci fa intuire che ha in serbo per noi altre storie in cantiere con queste vibes sempre vincenti. 
Ma torniamo alla nostra storia: ci troviamo ad Ambrian, la capitale enorme, ricca di attrattive, frenetica, moderna, ammaliante. Qui ci imbattiamo in Skyler, una giovane grafica che si è trasferita da poco nell’ambita capitale, con il sogno di poter vivere del proprio lavoro riuscendo a mantenersi in una città desiderabile che per lei respira indipendenza. Ma… le commissioni non vanno benissimo e Skyler viene punita per la sua ingenuità, gettandola in un vortice di amarezza e sconforto (soprattutto dopo le telefonate della madre). 
Dall’altra parte, abbiamo Jacen, detective Sentinella della città. Le sentinelle hanno l’obiettivo di garantire la sicurezza pubblica, e il nostro affascinante detective sta indagando su un caso parecchio inusuale. 
La prosa è avvolgente, con un ritmo ben scandito, ricco di descrizioni ma allo stesso tempo veloce: sa dove vuole andare e non perde tempo
La trama, infatti, si porta avanti senza incontrare forzature, piuttosto incorpora sempre più personaggi e vicende interessanti, rendendosi impossibile da mettere giù. 
Il dual pov per me è sempre una scelta vincente e qui ci permette di vedere due diverse realtà che presto entrano in rotta di collisione. Ed è bello vedere come due realtà della stessa città si scontrano e si connettono insieme. Jacen che prende il suo lavoro seriamente, con il collega digitale Zephyr, ha una quotidianità scandita da rigidità e codici, c’è un incremento di reati informatici e il nostro protagonista ha la forte sensazione che vi sia qualcosa di fuori posto in tutta la contorta vicenda ed è determinato ad indagare
Skyler, invece, porta una scintilla colorata di creazione. Caotica, volenterosa e un po’ sfiduciata in se stessa, vede la città con gli occhi sognanti di chi ha desiderato a lungo viverci, e deve poi fare i conti con una disillusione che le permette di vedere la capitale nei suoi profondi contrasti. È proprio in questo momento critico che arriva il lavoro inaspettato alla Liveteach, nella H Force un palazzo innovativo in tutto. 
Skyler e Jacen sono destinati ad incontrarsi per un fortuito caso ma è per volontà e curiosità che si ritroveranno a collaborare, dopo una serie di accadimenti in cui si troveranno legati. La vicenda assume immediatamente dei toni cospiratori, infatti il desiderio di indagare di Jacen è così forte che continua, nonostante sia stata espressamente non autorizzata, eppure il boom di crimini informatici e le forti incongruenze spingono la nostra Sentinella a voler scovare il nodo conduttore. 
Eccoli dunque insieme: la Sentinella decisa e l’amante dei romanzi polizieschi, Skyler: questa combo inaspettata preannuncia una bellissima avventura, e le incongruenze non faticano ad arrivare. Una cappa oscura e vaga inizia a fare capolinea tra le pagine
Un dubbio, la consapevolezza di qualcosa di sbagliato e il desiderio fermo di scovare la scivolosa verità per dare giustizia alle persone forse imprigionate per sbaglio nella temibile prigione spaziale di Horea.
Una delle caratteristiche che più adoro è la costruzione del world-building, ben definito e ricco di dettagli che rendono l’immersione ancora più completa. Come ho già accennato, siamo in un futuro indefinito dove la tecnologia è avanzatissima e onnipresente in ogni aspetto della vita delle persone: c’è il Vortex, l’orologio che collega al sistema utile per tutto, c’è la realtà digitale con i propri avatar, ci sono le biolamp, lo skybolt, le hoverban, l’avanzato sistema di gestione Hive, il wallview, le dropcar, gli homedics. Insomma, tutto mira a colpire con una tecnologia avanzata e ben integrata alla società che si configura nel romanzo. Dettagli che dimostrano la grande capacità di visione dell’autrice
Unita anche ad una bellezza pregiata del romanzo, all’interno, infatti, troviamo delle immagini fondamentali: stralci di giornali, interviste importanti, grafiche di prodotti a cui la nostra Skyler lavora, ritagli di una realtà cyberpunk vivida, accenni di un mondo vasto e in continua espansione. 
Il mistero si infittisce in modo significativo dopo le prime scoperte, che attorcigliano la vicenda rendendola ancora più conturbante. I reati informatici, dove Jacen e Skyler stanno seguendo le briciole sembrano condurre a quesiti complessi ed eventi spinosi. Qui, infatti ci imbattiamo nei Synth, un sintetico con componenti organiche, ormai banditi in quanto erano stati usati diversi decenni prima per fare degli esperimenti in campo medico. Sebbene non siano più in produzione, questo non vuol dire che siano scomparsi… Nel frattempo, viviamo anche la quotidianità di Skyler nel suo nuovo e sensazionale lavoro alla Liveteach, tra grafici e rivalità, tra progetti in scadenza e parecchi coffcream, con i suoi colleghi del team grafico: Nikos, Pier e Vita. 
A tal proposito, anche i personaggi secondari sono ben delineati e presentati benissimo, infatti incuriosiscono per la loro frizzante caratterizzazione, abbiamo i gemelli Emerald e Jade (che si adora), Kira e Rory, un personaggio interessante che presenta uno sviluppo piacevole da assistere ai bordi
Ma i nostri protagonisti indiscussi sono loro due, vediamoli da più vicino. 
  • Jacen, una Sentinella spinta da un sogno coltivato fin da bambino, voler proteggere le persone e combattere per ciò che è giusto. Un personaggio schietto, serio, ligio, un uomo d’azione che non ha timore di affrontare situazioni pericolose, forse un pochino rigido ma quando sorride… (ah, questa è tutt’altra storia!). 
  • Skyler, una giovane piena di sogni e desiderio bruciante di indipendenza che si scontra con la dura realtà, e qui l’empatizzazione con il personaggio è forte. Skyler rispecchia un po’ tutti alle loro prime disillusioni (la voglia di schermirla dalla bruttezza del mondo, è forte). Eppure, è un personaggio che non si arrende, anche quando è piena di insicurezze, titubante e sfiduciata in se stessa, è capace nel suo lavoro e si impegna molto. Skyler rappresenta quella piccola luce di speranza che riesce a rischiarire i contorni freddi della vita. 
Skyler e Jacen insieme sono adorabili, un’amicizia che nasce con una semplicità disarmante e che sembra ben progredire in qualcosa di più… 
E come ho già detto le descrizioni sono fantastiche. Ti permettono di ammirare la tecnologia avanzata, elegante e sofisticata ma anche un po’ fredda e pericolosa. Il panorama mozzafiato sui tetti panoramici, gli android automatizzati che girano nell’ambiente lavorativo, le avanguardie che brillano in ogni dove cercando di trovare un buon equilibrio con la natura, soprattutto nella capitale. Le luci colorate che cercano di attirare lo sguardo con i loro slogan accattivanti, le tastebox ammalianti, mi è piaciuto tutto.
In Marchio di Fabbrica i temi importanti sono strettamente legati all’andamento della storia, ne vediamo qualcuno. L’importanza del libero arbitrio e la paura angosciante che ne deriva quando c’è la possibilità che esso venga tolto. Le azioni delle persone che determinano chi sei, piuttosto che farti definire da altre componenti. E qui le domande fioccano e non sono quesiti facili. Cosa rende davvero umani? Qualcosa di puramente fisico o è qualcosa di più complesso? Si può dimostrare umanità anche se si è fatti di codici?
La risposta non è facile da determinare ed è una delle attrattive maggiori insite, soprattutto nell’era in cui ci stiamo vorticosamente avvicinando, dove l’IA diventa sempre una realtà più solida. E in Marchio di Fabbrica viene reso forte il contrasto, l’incertezza, il desiderio viscerale di sentirsi umani. Mostrando anche come il coraggio non sia solo un correre verso il pericolo con l’arma spianata, ma è anche costanza di voler scoprire la verità, piccoli atti di intraprendenza che alla lunga portano soddisfazione. 
L’autrice è abile nel presentarci una serie di tematiche collegate agli eventi che scandiscono la trama e soprattutto che si riflettono nei personaggi coinvolti. In apparenza molte cose potrebbero apparire sconnesse, ma poi si rivelano intimamente connesse. E come fare improvvisamente un passo indietro e vedere le parti di un complesso puzzle, enormi e sole, che iniziano a mettersi insieme. Le illusioni tremolano, i ricordi affiorano e la paura diventa un macigno nel cuore
Qui, le cose iniziano ad incrinarsi. L’entusiasmo di lavorare alla Liveteach per il celebre Avix Croyle inizia a smorzarsi. Skyler si ritrova a dover tenere insieme una routine estenuante, senza quella scintilla di entusiasmo che l’animava. Ma come dare torto alla nostra protagonista? Quello che ha scoperto l’ha fortemente destabilizzata: l’ipocrisia e tristezza; il bullismo acido della sua collega, le avance confuse di Nikos. 
Skyler sente il bisogno disperato di un po’ di pace e… il pensiero corre sempre agli occhi caldi di Jacen. Ah, questi due! Carinissimi insiemi e ci danno un accenno di slow burn bello. Un po’ di gelosia soft, determinazione, voglia di proteggere e aiutarsi, e quel calore che li prende quando si ritrovano vicini. 
Poi, la prosa si accende, agitandosi con increspature di pericolo. La tensione si gonfia veloce tra le pagine e un virus che agisce indisturbato continua la sua silenziosa opera. Le incognite sono diverse e producono diversi interrogativi. Chi è il cattivo? 
Ed ecco che Marchio di Fabbrica si scopre con potenza, destabilizzandoci fino alle sue battute finali, a cui aspettano scelte difficili ma necessarie, che attendono i nostri due protagonisti. Skyler che sceglie di scrivere il proprio destino, dedicandosi con passione a quello che le piace fare con un pizzico fondamentale di fiducia in se stessa, è una delle più grandi soddisfazioni. 
Un romanzo bellissimo, con le note decise del thriller senza però cadere a fondo nel genere, capace di essere un sci-fi unico la sua mescolanza di temi e vicende che vengono presentate con arguzia.
Chiudiamo il romanzo con la promessa di poter tornare in futuro nel suo vasto worldbuilding, con nuove storie e ambientazioni e che lascia quella curiosità di volerne ancora di più.

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